4 - Amici?

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Zoe

A casa, mi preparo per il mio primo giorno di lavoro.

Ho scelto di indossare un tailleur sbarazzino di colore celeste polvere, con una canotta bianca sotto.

Il pantalone palazzo scende dritto sulle mie polacchine bianche, mentre la giacca è aperta, senza bottoni, e ricopre la canotta quanto basta.

È un look né troppo sportivo né troppo elegante. Una via di mezzo, ecco.

Voglio essere impeccabile per questo primo giorno. Non so cosa mi aspetta e sono super curiosa di affrontare questa cosa nuova della mia vita.

Chissà se ci sarà anche Blake. Beh, sì, molto facile che sarà lì. Se penso a quel ragazzo non so davvero a come avrei fatto senza di lui. Quella strega non mi avrebbe mai assunta se lui non avesse insistito.

Gli devo un favore, e anche bello grosso.

Nella mia stupida testa, alla parola "grosso" si affaccia un'immagine nitida e chiara che, però, voglio scacciare.

Chissà quanto sarà dotato Blake. Non bisogna per forza essere ben messi per fare gli attori porno, no?

Eppure l'immaginazione mi fa volare e penso che Blake deve esserlo per forza.

Cristo, perché sto facendo pensieri così assurdi?

Me lo immagino davanti a me, che si tocca per prepararsi a invadermi. Io sono sul letto, distesa. Ansiosa e smaniosa all'idea che lui mi faccia sua di lì a pochi istanti. Lo desidero, lo voglio, lo bramo.

Cazzo, non faccio sesso da troppo tempo. Devo darmi una calmata, ho gli ormoni a mille!

Mi sventolo le mani al collo, invasa da un'improvvisa sensazione di calore.

«Basta, Zoe!» mi ammonisco, davanti allo specchio, e poi afferro la borsa che è sulla poltroncina, accanto ad esso.

Mi do un'ultima guardata e poi esco dalla mia stanza, salutando mio padre al volo.

Scendo le scale velocemente, preda della mia vecchia fobia degli ascensori. Soffro di claustrofobia e non me ne vergogno. L'idea che uno di quei cosi possa bloccarsi mi terrorizza.

Quando arrivo di sotto, fuori dal vecchio palazzo in cui vivo ancora con mio padre, mi dirigo a passo svelto verso la metro.

Voglio dimenticare ogni assurdità perché devo concentrarmi sul lavoro e nient'altro. Non posso certo farmi distrarre da Blake o dal pensiero di lui. Anche perché potrebbe essere lì, alla Cavendish, e io devo comportarmi normalmente.

Anche se non sarà facile. Anche se immagino le sue labbra sulle mie e poi altrove, più giù, fino a scendere a una parte pulsante del mio corpo. Anche se le immagini peccaminose che gli riguardano affollano la mia testa, facendomi sentire una pervertita, e ricordandomi che tutto ciò che sto sognando non potrò mai averlo.

Ecco, devo tenere bene a mente questa parola: mai.

***

Arrivo agli uffici della Cavendish in orario e busso subito alla porta di Dana Lemis.

«Avanti» dice a voce alta per farsi sentire dall'altra parte della porta.

Entro e lei mi chiede di avanzare.

Richiudo la porta e vado dritta alla scrivania, dove lei è seduta. Mi chiede di accomodarmi e lo faccio, mentre lei finisce di battere qualcosa al computer.

Quando termina, si toglie gli occhiali e mi osserva, per poi guardare l'orologio.

«Dieci spaccate. In perfetto orario, signorina Gregory» dice con un sorriso soddisfatto.

Bruci nell'anima (spin off "Bruci sulla pelle")Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora