CAPITOLO XI - IL RICHIAMO

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L'ultima falange sparì fra le fauci di Artemisia, in un rantolo sordo

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L'ultima falange sparì fra le fauci di Artemisia, in un rantolo sordo. Laura evitò di chiedersi come il corpo di un uomo di almeno novanta chili potesse stare dentro lo stomaco di una bambina tanto minuta. Era uno di quei misteri che, forse, era meglio rimanessero tali.
Un rumore di passi concitati risuonò alle sue spalle, la maegi si voltò e quando il suo sguardo ritornò allarmato sulla strigoi, constatò con sollievo che si era già dileguata. Nel corridoio, Ellissa fece capolino.
«Laura, cos-» ma non riuscì a terminare la frase, che cadde all'indietro, coprendosi la bocca con le mani.
Non doveva essere una visione rassicurante: lei seminuda, in un corridoio imbrattato di sangue; con schizzi che avevano raggiunto persino il soffitto. Artemisia si era davvero goduta quel pasto sino all'ultimo boccone.
«Sant- cos- come-» prese a balbettare la donna, sempre più nel panico.
Ma Laura esibì un sorriso rassicurante «Oh, perdonami. Uno dei marinai ha tentato di farmi del male ed io – ecco – ho dovuto usare la mia magia. Come vedi non è rimasto molto di lui.» improvvisò, sperando che le false leggende sulle streghe servissero la sua causa, una volta tanto.
Elissa si schiarì la voce, cercando di tornare in sé.
«Ricordami di non farti mai arrabbiare... c-comunque» la sua voce riprese un tono più rilassato «Circe ti vuole sul ponte, penso voglia congratularsi con te per, insomma, la Becco di Corvo.»
«Oh, ehm» replicò la maegi, risistemandosi i calzoni alla bell'e meglio «io, sai, ho bisogno di riposare per – per i potenti incantesimi che ho fatto, sì.» accompagnò le sue parole con un cenno del capo «Sì, non appena mi sarò rimessa in sesto parlerò con Circe personalmente.»
«Va bene, non sarà un problema.» mormorò la ragazza, tirandosi in piedi, mentre la maegi si caracollava nella propria cuccetta, in fondo alla stiva.

Artemisia era lì, gocciolante di sangue dalla testa ai piedi.
«Fila nella tinozza.» ingiunse Laura, mentre si toglieva i vestiti e indossava un cambio pulito.
La strigoi ubbidì e presto scrosci d'acqua si udirono oltre la tenda che le separava. La maegi raccolse alcune essenze profumate. E prese a pulire con cura i capelli neri della bambina, sistemandoli con una vecchia spazzola.
«Tesoro» le disse a un tratto, voltandole il viso ormai ripulito «grazie.» e così dicendo le stampò un bacio sulla fronte, prima di rimettersi al lavoro sulla chioma.
«Laura,» esordì la strigoi dopo qualche minuto, osservando le piccole mani pallide «ciò che volevo dirti sul ponte-»
«Hm?» la incoraggiò, mentre la asciugava e prendeva dei vestiti puliti.
«Ecco, credo di star recuperando alcuni dei miei ricordi. O meglio, per adesso è solo uno ... che si fa via via più chiaro.»
«Di che si tratta?» chiese, sedendo al ciglio del letto.
«La prima volta ho visto un uomo. Mi costringeva a bere da una coppa piena del sangue di un prigioniero. Ma... era strano quel sangue, aveva il sapore del metallo.»
«È così che lo avvertiamo noi umani.» rifletté «Forse è qualcosa che risale ai tuoi giorni da mortale.»
La strigoi fissò il suo sguardo nel vuoto «Come ti dicevo la visione si è fatta più chiara, più dettagliata col tempo. Ho iniziato a ricordare delle sensazioni, oltre alle semplici immagini: ho sentito la mia pelle fredda, il corpo che tremava, il cuore più debole ad ogni battito, il respiro affannoso.»
«Da come la descrivi sembra trattarsi di un qualche genere di malattia, anche se non saprei dire quale.» continuò a ragionare «Ricordi altro?»
Artemisia ci pensò un attimo, prima che un guizzo le attraversasse lo sguardo «Il prigioniero. Quello di cui ho bevuto il sangue. Non credo fosse umano: ci assomigliava, ma le sue orecchie erano a punta, e aveva gli occhi ambrati come quelli di un-»
«Come quelli di un Cecrope.» concluse per lei la maegi. Del resto non le venivano in mente altri esseri umanoidi con quel genere di iridi «Mi dispiace, ma al momento non ho abbastanza elementi per capirne qualcosa di più.» fece spallucce «Forse in futuro ricorderai altri dettagli.» concluse, con una vena di ottimismo nella voce.
La strigoi la guardò con aria impassibile, prima di dischiudere le labbra in qualcosa di assurdamente simile a un sospiro.
«Laura, non si tratta solo dei miei ricordi. È qualcosa che sento dentro... qualcosa che non ho mai provato: un vero e proprio conflitto. Ci sono due richiami, uno ad est ed un altro» i suoi occhi si assottigliarono «verso ovest.»
La maegi si morse il labbro: poteva immaginare che la Fortezza del Crepuscolo esercitasse un certo effetto su tutti gli strigoi. Ma ovest? Cosa poteva mai esserci di tanto importante ad ovest?
Artemisia si alzò in piedi, voltandole le spalle e parlando, quasi avesse intuito i suoi dubbi e cercasse di dar loro risposta.
«È un richiamo antico. Un richiamo potente. Qualcosa che è legato al mio passato, qualunque esso sia.» si girò, le bianche guance percorse da lacrime nere «Qualcosa a cui non potrò sottrarmi.»

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Le Saghe del Crepuscolo: I Demoni dell'OblioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora