L'aria le sferzava il volto, vibrando in frustate i suoi capelli ormai sempre più lunghi. Sotto i suoi occhi il mondo scorreva velocemente, piccolo come i tratti di una mappa estremamente caotica. Le nuvole si disfacevano al loro passaggio e il cielo sembrava non essere mai stato così vicino al suo limite.
«Atterra! Atterra!»
Ordinò Vanni, contrastando con la voce il rumore del vento, accompagnando a quelle parole una pacca sul dorso muscoloso della Sfinge, che in un verso di protesta si lasciò andare con un avvitamento verso il basso. Con le dita Vanni si afferrò al vello, stringendo le gambe intorno ai fianchi della creatura: non aveva ancora capito perché quella maledetta si rifiutasse di farsi mettere una dannata sella.
Il suolo si fece pericolosamente vicino, ma all'ultimo le sue ali si spalancarono, rallentando la caduta. Il movimento si azzerò e al brusco tocco con la terra, Vanni venne sbalzata via, andando a ruzzolare al suolo in un nugolo di polvere e terra.
Si rialzò, strofinandosi le mani «Dobbiamo rivedere un attimo l'atterraggio.» disse, mentre le costole rotte ritornavano al loro posto.
La Sfinge schioccò la coda, rimettendosi in volo con un soffio di stizza.«State facendo progressi.» commentò Samael, seguendo con lo sguardo la leonessa alata.
«È un tantino permalosa, ma almeno non cerca più di mangiarmi. Giusto un paio di lacerazioni di quando in quando.» rispose Vanni, spolverandosi i calzoni.
Samael sorrise, accostandolesi con le spalle contro il tronco di un albero «La battaglia per la Fortezza si avvicina, ancora qualche giorno e l'esercito degli uomini si metterà in marcia. Ti senti pronta?»
Vanni fece un cenno col capo «Sì, però una cosa non me la spiego: perché non li intercettiamo?» chiese, incrociando le braccia dinanzi al petto.
Il Principe denegò «È fondamentale limitarci a difendere Avernum.»
Vanni fece una smorfia «Ma non ha senso, perché difenderci da un'aggressione se possiamo prevenirla?»
«La Principessa si prepara a questo momento dalla caduta della Fortezza.» distolse lo sguardo «Dobbiamo avere fiducia in lei.»
«Sarà...» sbuffò Vanni, non celando il suo scetticismo.
«Piuttosto,» riprese Samael, con un lieve tremolio a tarlargli la voce «la Shira... fin dove sei arrivata?»
Vanni si morse il labbro, ripensandoci su' «La tua liberazione dalla squadra degli Inquisitori. Non è stato piacevole da vedere.»
Samael sollevò le sopracciglia «Ci sono molte cose poco piacevoli nel mio passato.» commentò, prima di sospirare «Vuol dire che non posso attendere oltre.»
«Per cosa?» domandò la ragazza, corrugando la fronte.
Lui chiuse i suoi occhi di tenebra, per poi riaprirli accesi di un vivo scarlatto «Vanni, c'è qualcosa che devi sapere, prima che arrivi il giorno della battaglia.» la sua voce parve essere rotta «Sappi solo che accetterò qualsiasi decisione tu vorrai prendere, non mi intrometterò. Adesso, dovrò manipolare la tua Shira, affinché tu possa vedere... la visione che avrai potrebbe essere un po' diversa dal normale.»
Vanni avvertì un pizzico d'ansia: cosa poteva esserci di tanto sconvolgente?Sedettero, l'una dinanzi all'altro, con gli alberi e la luce del crepuscolo morente sopra il capo.
«Sei pronta?» domandò il Principe, protendendo la mano destra.
Lei esitò, con un brivido «Sì.»
L'indice dello strigoi si affusolò, scavando un piccolo foro al centro della sua fronte. Provò una sensazione di vertigine, il corpo che precipitava, mentre gli occhi si rivoltavano in un'oscurità imperscrutabile.Stralci di immagini ruotavano al ciglio del suo sguardo: uomini e donne, dilaniati sotto neri artigli; stelle a quattro punte contorte e insozzate di sangue, nel panorama di viscere squarciate. Vanni scivolò sempre più giù, in un abisso nero. Sentì l'aria riempirle i polmoni, la sua coscienza farsi poco più di un sussurro sottile, mentre si sovrapponeva a quella di qualcun altro.
Il mattino passava a stento attraverso le foglie, colorando l'ambiente di un grigio stinto. Alba era lì di fronte a lei, il capo chinato in un breve gesto di ossequio.
Sentì una voce ruvida uscire dalle proprie labbra, era quella di Samael... solo un po' più rauca «Alba, cosa fai qui? L'inquisitore-»
«Lucianus deve vivere, mio signore. La Principessa ha visto qualcosa. Ha disposto che vi rechiate alla Fortezza del Crepuscolo, vi terrò aggiornato sulle sue prossime istruzioni.»
La strigoi svanì, in una rapidissima sequenza di movimenti. Vanni sentì la sua mente scervellarsi sul perché i suoi compiti fossero improvvisamente mutati, dopo ottocento anni. Poi il tutto crollò, come un castello di carte, lasciando il posto alla consueta obbedienza agli ordini.Cominciò a muoversi con insopportabile lentezza, era come se le sue gambe fossero rallentate da catene di piombo e la sua schiena forzata in una posizione ricurva. L'odore di birra stantia le pizzicò il naso: si trattava di tre briganti. "Poveri sciocchi." Pensò Vanni, mentre la circondavano, intimandole di consegnar loro i propri averi. Ci fu un pestare di zoccoli, un cavaliere aveva appena ordinato di fermarsi, prima di scendere sgraziatamente da cavallo.
Quel viso le era familiare, eppure la sensazione imperante era un'altra: quel ragazzo per qualche motivo le ricordava lei, nei giorni in cui aveva compiuto il cammino delle dieci imprese... prima che l'invasione della Fortezza del Crepuscolo cancellasse tutto.Il cavaliere fece del suo meglio per salvarla, ma alla fine fu lei a salvare lui. Fu costretta a brandire una spada persino, dopo tutto quel tempo... del resto non poteva tradirsi utilizzando zanne e artigli.
«Aspetti, aspetti.» esclamò il giovane, mentre lei tentava di allontanarsi «dove ha imparato a combattere così, signore?»
"Perché non mi lascia in pace?!" pensò, infastidita. Doveva inventarsi qualcosa «Ho servito nell'esercito tanto, tanto tempo fa. Non è un periodo della mia vita che ricordo con gioia, comunque.» si sentì dire Vanni, alla fine non era neanche troppo lontano dalla verità.
«E perché se ne è andato?»
"No, non è particolarmente arguto."
«Il tempo è una puttana ragazzo, da un giorno all'altro il corpo diventa inaffidabile e neanche te ne accorgi.» quello sembrò esitare, forse dopotutto l'avrebbe lasciato in pace... ma fu solo un momento, prima di tornare alla carica «Comunque il mio nome è Titus, della casata Avis.»
«Sì, hai tenuto a specificarlo anche prima, con i banditi.» lo punse Vanni, con un tocco di ilarità. Lui era arrossito, in fondo al cuore Vanni provò un pizzico di tenerezza nei suoi riguardi... così ingenuo, così puro. Forse avrebbe potuto averlo come compagno di viaggio, almeno per un po' «Puoi chiamarmi Ianus,» disse, dopo un po' «anzi, fallo e basta.»
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Le Saghe del Crepuscolo: I Demoni dell'Oblio
FantezieDISCLAIMER Il seguente libro è il secondo volume de "Le Saghe del Crepuscolo" prima di cominciare la lettura è caldamente consigliata la lettura del primo volume "Il risveglio del Drago" onde evitare importanti spoiler. Dopo la morte del Drago e la...