CAPITOLO XII - IL VELENO DELL'ANIMA

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Quando le porte dell'archivio vennero richiuse alle sue spalle, Titus sentì un gran sollievo corrergli in tutto il corpo: sentiva di aver perso fin troppo tempo dietro quei noiosi manuali, e adesso che la sua preparazione teorica era completa, non...

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Quando le porte dell'archivio vennero richiuse alle sue spalle, Titus sentì un gran sollievo corrergli in tutto il corpo: sentiva di aver perso fin troppo tempo dietro quei noiosi manuali, e adesso che la sua preparazione teorica era completa, non avrebbe più dovuto vederne uno ancora per un bel pezzo (o almeno così sperava.) L'alto Vicario si assicurò con uno strattone che la soglia fosse ben serrata, per poi accostarsi al fianco del cavaliere per quella che si preannunciava essere una lunga passeggiata.

«Mi hai stupito, Titus. Devo ammetterlo,» esordì, con le mani incrociate dietro la schiena «nel giro di due settimane sei stato capace di assimilare pressoché ogni informazioni utile sugli strigoi. Non credo che al momento esista qualcuno più adatto di te per affrontarli.»
Il giovane arrossì leggermente «La ringrazio Vicario, ma sa, non è stato poi così difficile ricordare le nozioni davvero importanti» sbuffò «per la maggior parte quelle pagine erano piene di divagazioni.»
«Non dubitavo fossi un tipo molto pragmatico, soprattutto in questo genere di faccende» sorrise, con una certa aria di ammirazione. Ma poi, il suo volto, da gioviale che era, si fece improvvisamente serio «Tuttavia, mettendo da parte i tuoi studi, c'è qualcosa che mi preoccupa, figliolo.»
«Cosa intende dire?» chiese Titus, frenando il passo, la fronte corrugata mentre ripercorreva gli ultimi eventi.
Il vicario si massaggiò la barba, pizzicandosi il labbro inferiore fra indice e pollice «Ecco, mi riferisco alla tua decisione sulla Brigata Lux: è stato certamente saggio evitare colluttazioni inutili, in vista della crociata, ma nutro il sospetto che non sia stato questo a spingerti verso un approccio, come dire, diplomatico.»
«Parli più chiaramente, Vicario» lo invitò l'Avis, non sapendo bene cosa pensare.
Lui sospirò, socchiudendo gli occhi sfuggenti «L'indulgenza è una qualità fondamentale per ogni credente degno di questo nome, caro il mio Titus. Questo non lo metto assolutamente in dubbio. Tuttavia perché le leggi dell'Unico vengano rispettate, è necessario esercitare una disciplina rigida e inflessibile. Non si può avere il polso molle su certe questioni.»
«Oh...» mormorò, in cerca delle parole giuste per spiegarsi.
«Sua Eccellenza non è stato affatto soddisfatto della tua decisione. L'unico motivo per cui ha acconsentito, è stato per non mettere in cattiva luce il tuo giudizio di fronte ai tuoi uomini. Capisci dove vogli arrivare, Titus?»
«Non proprio...» mugugnò lui, provando il disperato desiderio di svanire.
«Quel che intendo dire è che in tempi come questi il dubbio è un veleno assai pericoloso. Se esitiamo nel punire il peccatore, questi non imparerà mai che le sue azioni hanno delle conseguenze. Se non ammazzi il demone quando questo ti si para dinanzi, gli lasci l'occasione di soggiogarti... di corrompere la tua fede...» serrò le labbra, prima di scandire le ultime parole «la tua anima.»
Il dubbio: il suo vecchio nemico, tornato ancora una volta sotto nuove spoglie, più subdolo e ingannevole. Non poteva negare che la sua decisione in merito a quelle donne fosse stata, in larga parte, dettata dal fatto che queste gli ricordassero Vanni. E solo adesso, ascoltando le parole del Vicario, riusciva a vedere quanto la differenza fosse abissale: Vanni non aveva infranto alcun voto sacro nell'imbracciare un'arma, le sorelle d'altra parte...
Il suo mentore, tuttavia, non gli lasciò altro tempo per rimuginare, e rapida come l'aveva assunta, così abbandonò la sua maschera di severità.
«Ebbene, non ti crucciare troppo per ciò che hai fatto: il cammino d'ogni fedele è costellato di peccati. L'importante, ragazzo, è non perseverare. Adesso, passiamo a faccende più urgenti. È tempo di mettere in pratica quanto hai studiato!»
"In che senso? Mica vorrà che ammazzi uno strigoi adesso?!" pensò, guardandosi intorno alla ricerca di qualche faccia eccessivamente pallida.

Ma il Vicario si limitò a condurlo fuori dalle mura di Utopia, lì dove erano accampati soldati e mercenari provenienti da ogni angolo di Clitalia. Ovunque si voltasse Titus vedeva garrire i più disparati vessilli: gli scudi rotondi di Lakedemia; le aquile bifronti di Valpurga; le stelle fiammeggianti; ed altri emblemi di cui non avrebbe saputo indicare la provenienza. Un folto gruppo di soldati si era radunato al centro del campo, fra manichini di paglia e iuta. Molti fra loro indossavano armature intonse, i visi luminosi, gli occhi carichi di ingenue speranze: c'erano ben pochi dubbi sulla loro esperienza in battaglia... "Forse tanto tempo fa ero proprio come loro" pensò Titus, mentre si mettevano sull'attenti al suo passaggio.
«Ehm, Vicario, mi fa piacere vedere che così tanti si sono prestati alla causa, ma... cosa dovrei fare esattamente?» chiese, trattenendo nel fondo dello stomaco una certa soggezione.
«Insegna loro ciò che hai imparato, Titus.» ingiunse «Sei il loro generale. Chi, più di te, ha avuto a che fare con i mostri? Insegna loro come ucciderli.»
«Non sono così sicuro di saperlo.» puntualizzò.
Il Vicario gli offrì un granello di sale dallo strano luccichio argentato «Sono certo che te la caverai.» disse, dandogli un'affettuosa pacca sulla spalla e congedandosi a passo svelto.

Titus ingoiò il piccolo cristallo, storcendo la bocca per lo sgradevole sapore sulla lingua. Un mare di occhi era fisso su di lui, in attesa. Sembravano quasi seguire con lo sguardo ogni più piccola goccia di sudore che gli scivolava lungo la fronte e ogni minimo spasmo delle mani. Il cavaliere tirò un profondo respiro, si immaginò che Ianus fosse lì dietro di lui, berciando "Parla e basta, razza di idiota!" Drizzò le spalle, lasciandosi andare ad un sorriso amaro.
«Non starò qui a tessere da solo le mie lodi, soldati. So cosa vi è stato raccontato su di me: che ho domato una sfinge; liberato un villaggio da un terribile stregone; che sotto la mia spada siano caduti interi eserciti di Cecrope e persino un drago!» il suo tono di voce era molto più alto di quanto si aspettasse «Ma non intendo mentirvi: queste storie sono state decisamente gonfiate, quasi sempre si è trattato di fortuna.» una certa apprensione corse fra gli astanti «Sapete questo cosa vuol dire? Che la metà di voi ha ottime possibilità di farcela, mentre l'altra metà riuscirà molto meglio di quanto non abbia fatto io!»
A quelle parole seguì una risata generale, Titus sentì la sua voce farsi più confidente, mentre la tensione si stemperava.

«Immagino sappiate cosa andremo ad affrontare in questa crociata, sì?»
«Demoni! Strigoi!» rumoreggiò un vecchio sdentato dalla folla.
«Proprio così.» convenne Titus «Ho passato le ultime due settimane a studiare come farli fuori, e poiché la vedo difficile rinchiudervi tutti quanti in una biblioteca perché lo impariate anche voi, mi toccherà insegnarvelo.»
Un altro scroscio di risate, seguito da un paio di "Io non so neanche leggere!"
Il cavaliere si accostò ad uno dei manichini, sfilando la propria spada «Prima lezione: gli strigoi sono più forti e più veloci di un comune essere umano. Il loro corpo ha anche la malsana abitudine di rigenerarsi quando viene ferito, quindi come ovviamo a questo inconveniente?» cacciò un fendente, decapitando il povero manichino «Puntate alla testa!»
«Seconda lezione: non sempre nel mezzo di una battaglia potrete spiccare la testa dal collo, potrebbero avere una gorgiera o vi potrebbe mancare la forza necessaria nelle braccia. In quel caso, ricordate che il primo segreto per abbattere un mostro, è portarlo al vostro livello. Quindi,» assestò un calcio all'asta che reggeva uno dei manichini, inclinandola «se la loro faccia non è a portata, mirate alle gambe, così da spezzare la loro carica.»
Si schiarì la voce, lanciando un'occhiata per assicurarsi che tutti avessero capito «Adesso mettetevi al lavoro sui colpi mirati, avanti!» ordinò, invitando i più giovani a mettersi alla prova. Forse, dopo tutto, non sarebbe stato malaccio come generale.

NdA: Ehilà, come state ragazz*? Era da un po' che non scrivevo una nota d'autore

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NdA: Ehilà, come state ragazz*? Era da un po' che non scrivevo una nota d'autore. Volevo scusarmi se gli eventi in questo libro sono un attimo meno frenetici rispetto al suo predecessore, ma vi assicuro che non manca molto a un colpo di scena assolutamente MINDFUCK oltre a un bel po' di mazzate come l'Unico comanda! Con la speranza che questo sequel, nonostante tutto, vi stia piacendo...

Un abbraccio,
Il Signore Oscuro

Le Saghe del Crepuscolo: I Demoni dell'OblioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora