Capitolo 7

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I piccoli piedi di Lux vattevano con forza sui consunti marciapiedi della piccola cittadina.

Le variopinte foglie umidicce, scricchiolavano stridenti sotto ogni suo passo.

La preoccupazione si leggeva chiara sul suo volto.

I muscoli del viso erano contorti in strane smorfie. Le folte sopracciglia erano tese leggermente verso il basso e gli occhi pensosi e dolci spalancati.

Il tono triste e quasi sconsolato del fratello l' aveva a dir poco spiazzata.

Non si azzardava nemmeno a pensare.

Reprimeva a forza ogni pensiero tetro, uscuro, che cercava di predere il dominio sui suoi pensieri, senza però riuscirci.

Sentiva l' ansia divorarle l' anima. La paura, mista a preoccuapazione cresceva dal profondo del suo cuore che aumentava di battiti di secondo in secondo.

Il vento urtava contro il suo pallido viso, con le gote leggermente arrossate, facendo ondeggiare i capelli biondi nell' aria.

Di tanto in tanto alzava lo sguardo verso il chiaro cielo turchese mandano preghiere ed invocazioni sincere a Dio.

Sentiva su di se gli sguardi penetranti e giudiziosi dei passanti che la guardavano stranita curvando il viso in strane smorfie parlottando fra loro. Per una volta Lux se ne curò più di tanto. Lasciò scivolare su di sé il giudizio delle persone, che aveva avuto forse fin troppo valore in questi anni, colpendola profondamente.

La casa sembrava lontana, irraggiungibile.

Un pesante respiro accompagnava le sue ampie falcate. Aprii per l' ennesima volta la bocca, facendo uscire l' aria il più velocemente possibile.

Sentiva un dolore pulsante, diretto, quasi insopportabile sulla caviglia destra, ma stringeva i denti facendo finta di niente.

La piccola casa comparve davanti ai suoi occhi cerulei. Batté fortemente un pungo sulla porta in legno di quercia, mentre si massaggiava il fianco dolorante.

Sentii subito dei passi veloci e scattanti scendere le scale.

Ashton aprii la porta con un espressione sconvolta sul volto.

I capelli ricci, sempre sistemati con maniaco ordine, erano tutti sparpagliati sul capo, ricadendogli mordidi sul viso.

Gli occhi,  sempre caratterizzati da un fulgore che affasciana, che brucia, che fa chinare quasiasi sguardo, erano spenti, privi di vita. Le labbra vermiglie erano piegate in una riga dritta, fin troppo dritta.

<< Cosa succede?>> chiese prudente Lux poggiando una mano sulla possente  spalla del fratello.

<< Michael, lui è caduto giù dalle scale. Ha sbattuto la testa. Lo hanno ricoverato poco fa con urgenza all' ospedale cattolico,  il "Saint Joseph". Devo andare da lui Lux>> disse Ashton addolorato, alzando di tanto gli occhi al cielo, cercando di trattenere le lacrime. Non voleva mostrarsi debole e vulnerabile agli occhi della sorella.

Sentiva una sensazione di bruciore alla gola che gli faceva mancare il respiro.

Teneva stretto fra i denti il labbro inferiore, torturandolo. Si sentiva naufragato, in un mare in tempesta.

Lux non sapeva cosa dire.

Odiava questa parte di sé. Le parole le morivano in gola.

Le corde, come paralizzate,non producevano alcun suono.

Qualsiasi sillaba avrebbe fatto brutta figura di fronte al silenzio.

Non disse nulla. Restò sulle sue,  avvolgendo Ashton tra le sue braccia .

In quell' abbraccio era palpabile l' amore, quello fraterno.

Quell' amore che li ha uniti fin dai primi passi.

Lux soffriva. Soffriva per Ashton. Odiava vederlo così, spento, affranto, privato di quella vitalità per cui tanto lo si amava.

Le piccole braccia della ragazza avvolgevano il busto muscoloso del fratello.

La mano minuta andava su e giù per l' intera colonna vertebrale, nella speranza di rassicurare l' anima irrequieta del fratello.

Un sacro silenzio li avvolgeva,  smorzato solo dai loro profondi respiri.

<< Vuoi che ti accompagno?>>

<< Se vuoi.>>

<< Ci sarò sempre per te Ash. Dimentichi? Sei sangue del mio sangue>>

Ashton annui tradendosi. Una leggere lacrima salata cadde dai suoi occhi,  scontrandosi con la chiara pelle del viso, scivolando giù per le guance, arrivando fino al collo.

<< Non piangere Ash. Ce la farà >>

<< Andiamo dai>> disse Lux arrotolando la sciarpa intorno al lungo collo.

Aprii la porta, uscendo dall' abitazione, seguita dalla slanciata figura del fratello, diretti verso l' ospedale.

SPAZIO AUTORE
Lo so. E' orrendo :(
Scusatemi davvero.
Mi farebbe piacere leggere i vostri commenti, conoscere le vostre opinioni.
Non fatevi scrupoli, commentate.
Rimgrazio tutti coloro che seguono la storia :)♥♥
Se volete chiarimenti o semplicemente volete parlare, cercatemi in chat privata.
Detto ciò. Alla prossima.
Gabrylulu.

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