Capitolo 8

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La macchina della famiglia Irwin sfrecciava a forte velocità tra le strade alberate di Felginton, producendo un forte rumore.

La vettura traballava leggermente a causa delle buche sull' asfalto, facendo vibrare lievemente i sottili vetri dei finestrini.

Un silenzio schiacciante, quasi insopportabile regnava nell' automobile, caricando l' aria di tensione.

Ashton stringeva forte il volante, con la mano sinistra, facendo diventare le nocche talmente bianche da far invidia a un cadavere.

Le dita della mano destra, invece, battevano sul cambio un ticchettio ripetitivo ed estenuante, cercando invano di scaricare la tensione.

Lux se ne stava ferma al suo posto con lo sguardo fisso di fronte a sé, immobile, con le mani poggiate sulle magre gambe.

Non sapeva che dire o che fare.

Aveva paura di sbagliare.

Paura di ferire, anche con una sola parola il cuore  già infranto del fratello.

Perciò se ne stette in silezio senza proferire alcuna parola.

Arrivarono all' ospedale, lasciando la macchina nel parcheggio a lato dell' edificio, quasi deserto.

Ashton scese dall' auto, seguito immediatamente da Lux, correndo velocemente, sotto lo sgiardo di qualche pesante.

Entrarono entrambi nel reparto di terapia intensiva.

Gli alti soffitti bianchi, impregnati di un forte odore di disinfettante, trasmettevano una sensazione strana, quasi di paura.

<< Michael, Michael Clifford>> disse velocemente Ashton alla segretaria.

<< E' in sala operatoria attualmente.  Mi dispiace>> disse dopo aver digitato digitato qualcosa sul computer di vecchia data di fronte a sé.

Ashton sbuffò sonoramente passando freneticamente una mano fra i suoi capellie camminando velocemente a cerchio.

Si sedette a peso morto su una delle sedie blu, che vi erano nella piccola sala d' attesa illuminata solo da una finestrella al lato.

Il capo era chinato verso il basso, coperto dalla folte capigliatura riccia e sostenuto dalle braccia.

Il silenzio era opprimente fra di loro. Uno di fianco all' altro, separati da qualche centimetro di distanza.

Dei leggeri, quasi impercettibili,singhiozzi raggiunsero le orecchie di Lux.

Poggiò lentamente una braccio sugli omeri del fratello, facendogli poggiare la testa sul petto.

E di nuovo quel blocco. Di nuovo quella sensazione.

Lux schiudeva le labbra per parlare, ma riusciva semplicemente a boccheggiare, senza riprodurre alcun suono. E si odiava per questo.

Nomi, aggettivi e verbi morivano soffocati da una forza sconosciuta nella loro gola.

Rassegnata accarezzò le lentamente con la mano  la schiena di Ashton, delinenado la colonna vertebrale, facendogli poggiare la testa sulla parte superiore del petto

Passarono secondi, minuti, forse addirittura ore e i loro corpi erano ancora unito in questo incommensurabile abbraccio, espressione dell' amore e del conforto che Lux non riusciva a dare in altro modo al fratello.

Quel contatto celava in sé un mix di emozioni indescrivibilmente confuse.

Ormai la ragazza aveva imparato a memoria il paesaggio di fronte a sé, fissato per troppo tempo

I suoi occhi avevano ormai memorizzato ogni dettaglio di quel paesaggio, stampando nella sua mente una copia perfetta.

Le case aggrappolate sulle colline erano circondate da alti ulivi e vigneti che coloravano i poggi di un rosso vivo, acceso, tipico di novembre, dopo il periodo della vendemmia.

Sullo sfondo alti palazzi che sembravano quasi toccare il cielo per via della loro altezza, deturpavano la vita campagnola,  regolata dagli strani ritmi del sole.

Una linea netta separava la vita di ieri da quella moderna,  apparentemente perfetta.

Il sole non più forte,  sembrava poggiato sullo sfondo.

Una forte luce neon si accese di scatto, illuminando la stanza.

Silenzio. Solo silenzio. Niente di più.  Solo questo strano ed invisibile personaggio, che è sempre con noi, cambiando di continuo il suo ruolo.

Per ore aveva accompagnato i due ragazzi stando fermo a guardare, come uno spettatore a teatro.

Dei passi, decisi ma calmi rieccheggiarono improvvisamente fra le pareti celestine della stanza.

Una signora alta, dai capelli neri, incredibilmente dritti e neri, dallo sguardo impassibile e freddo entrò nella stanza, con aria alquanto ufficiale.

<< Parenti di Michael Clifford?>>  disse monotona

<< Si dica.>> rispose finalmente Ashton alzando lo sguardo dalle sue scarpe.

SPAZIO AUTORE
Ciao :)
Volevo mettere un po' di suspance.:D
Come andrà a finire?
Spero vi sia piaciuto. Ho dato tutta me stessa in questo capitolo. Mi ci sono impegnata al massimo e spero che aplrezziate lo sforzo.
Votate o lasciate un commento:)♥
Se volete passate anche dall' altra mia ff, " Life goes on". I primi capitolo non sono il massimo, poi però inizia ad essere più coinvolgente.
Ieri ho pubblicato il prologo di " The life: a dream or a nightmare?" . Se volete fateci un salto.
Passate anche dalla bellissima, quanto misteriosa storia di Mrs_Horan_99, " Crazy but of you".
Se volete scrivetemi pure in chat per parlare o per ricevere info sulla storia :)♥♥
Grazie mille. :)
Un bacio.
Gabrylulu ♥♥

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