Capitolo 9

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<< Il signorino Michael Clifford sta abbastanza bene. Ha subito un forte trauma al cervello.

Ora è in coma farmacologico per evitare danni nella zona cerebrale>> disse la donna in modo rigoroso, senza lasciar trasparire alcun emizione, tendendo lo sguardo rivolto verso il soffitto bianco.

<< Se volete seguirmi...>> disse indicando la porta

<< Si certo>> rispose Ashton velocemente alzandosi dalla sedia.

Era visibilmente sollevato.

La pelle aveva ripreso vigore e i tratti erano visibilmente più tranquilli, rilassati.

Le ultime ore erano state cruciali per lui.

L' attesa lo aveva divorato lentamente, senza pietà, consumandolo a poco a poco.

Le braccia della sorella sui suoi omeri, lo avevano aiutanto molto a risollevarsi.

Si era accorto dell' incapacità di parlare di Lux, del resto aveva anche lui, purtroppo,  lo stesso difetto ed aveva molto apprezzato il suo conforto fisico.

<< Lux, se vuoi aspetta qui.>> disse Ashton guardando la sorella negli occhi.

<< Si. Certo>> rispose la ragazza piegando le vermiglie labbra in un confortante sorriso.

<< Torno appena posso>> disse il ricciolino imcamminandosi per il corridoio, seguendo l' infermiera passo dopo passo.

Il corridoio largo era quasi vuoto.

Un forte odore di minestrina, quasi nauseante,  pizzicava il suo naso.

La pallida luce neon, di un nitore accecante, batteva sulle piastrelle del pavimento facedole luccicare, come diamanti.

<< Stanza 123>> disse in tono ufficiale la donna annotando qualcosa su un bloc notes.

<< Grazie>> disse Ashton alla signora, ormai scomparsa fra le alte mura del corridoio.

Scrollò le spalle, aumentando il passo.

Arrivò davanti ad una porta grigia.

Su di essa il numero 123 troneggiava in caratteri cubitali.

Ashton ebbe una strana sensazione, quasi di oppreddione, dovuta a quell' ambiente, privo di colore.

Gli alti soffitti, davano affanno e quei colori facevano tremare, per quanto fossero pressanti.

Il bianco. La luce.

La purezza.

Il colore della vita sembrava quasi accecare.

Poi il grigio.

Un colore neutro. Senza meta.

Né bianco, né nero. Una via di mezzo.

Tutto ciò toglieva all' ospedale, quel senso di familiarità, di accoglienza,  tipico del nucleo famigliare

Un senso di angoscia si addentrò nel cuore del ragazzo.

Cercava in ogni modo di reprimere la paura che in realtà si celava in lui o forse semplicemente la mancanza di coraggio nel vedere Michael.

Abbassò lentamente la maniglia  spalancancando la porta.

Su un letto, avvolto in candide lenzuola, giaceva la figura immobile e  composta del ragazzo.

Le erano labbra piegate in una linea dritta e gli occhi chiusi.

I capelli verdino chiaro erano sparpagliati sulla sua testa.

Il viso era pallido, così bianco da far invidia alla pelle di un cadavere.

Piccoli tubicini bucherellavano le sue possenti braccia, sostendendolo fisicamente.

Ashton si avvicinò piano al corpo dell' amico, reprimendo con violenza le lacrime.

Il labbro inferiore sembrava cedere a causa delle ripetute torture.

Faceva male vederlo così.

Lui, il ragazzo vivace, dai capelli sempre di colore diverso, capace di far parlare persino le pietre era lì,  immobile, attaccato ad una macchina che produceva ad intervalli regolari uno strano trillo.

Ashton gli toccò la mano ricoperta di cerotti, prendendola fra le sue.

<< Probabilmente sembrerò pazzo.

Sto parlando con te e forse tu, non puoi sentirmi.

Non puoi tastare il dolore che provo.

Il vuoto che ho dentro. Un buco nero, profondo, molto profondo, vagante nello spazio immenso della mia anima >> iniziò

Una lieve lacrimuccia lasciò i suoi occhi, scendendo giù, fino all' incavo del suo collo.

<< Sai tu, mi hai sempre affascinato con quei capelli rossi. Sguardi sprezzanti gravavano su di te, per via del tuo stile " colorato" ma li lasciavi scivolare come acqua sulla tua pelle, infischiandotene>>

Ti ho sempre ammirato sai?

Talvolta ti ho invidiato, lo ammetto.

Una forza, una determinazione straordinaria, davvero>> disse con sguardo pensoso sorridendo lievemente

<< Hai presente i fiori che nascono fra le crepe del cemento? Ecco. Tu eri, anzi, sei come loro.

Hai una forza allucinante, riesci ad andare avanti nonostante le difficoltà,  nonostante gli sgambetti delle persone.

Penetri tra le piccole crepe del cemento, sbocciando figoroso.>>

<<Abbiamo passato tanti momenti insieme, belli e brutti, perché si sa, ci sono anche quelli.

Sappi solo che sono quì che ti attendo.

Ho sempre vissuto di incertezze, ma davvero sono sicuro che ce la farai amico mio davvero>> sussurrò con voce ormai rotta dal pianto.

Sentiva il dolore impossersarsi di lui, scorrendo velocemente nelle sue vene.

Le lacrime cadevano incessanti, senza pietà, dai suoi occhi, scontrandosi con la pelle del magro viso, scendendo poi giù, fino alla gola.

Le lasciava scorrere via, dissolversi a comtatto con l' aria.

Sembrava come se tutto il dolore uscisse fuori da lui, attraverso le lacrime,  smaterializzandosi nel mondo.

SPAZIO AUTORE
Ciao :)
Spero vivamente che il capitolo vi sia piaciuto.
Mi ci sono davvero molto impegnata e spero lo accettiate.
Allora, prima che mi dimentico,  sono molte le persone che mi chiedono di leggere le loro storie.
Quando nel giro di tre settimane, vedete che non sono passata, fatemelo presente, in quanto pultroppo, me ne dimentico.
Scusatemi davvero.
Niente. Se volete fate un salto dalle altre mie storie.
Personalmente parlando, vi consiglio " Distacco". È solo all' inizio ma, bho, a me piace.
Passate anche da queste storie:
~" Crazy, but of him" di Mrs_Horan_99

~"Hope" di AmyWhite

Se ho dimenticato qualcuno, ditemelo che vi aggiungo ;)
Grazie mille
Al prossimo capitolo.
Gabrylulu

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