Capitolo 3

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Quella mattina fu un peso alzarsi.
Suo padre gli aveva chiesto di parlare nel suo studio, Nathalie l'aveva svegliato prima proprio per questa ragione.
Poco male, avrebbe impiegato il tempo che gli rimaneva in modo diverso.

Sperava di non pentirsene.

Si alzò e si diresse in bagno come ogni mattina.
Si spogliò, si fece la doccia.

Pensò a Ladybug, a Marinette e a tutte coloro che avrebbero voluto toccarlo – forse per un compiacimento consapevolmente narcisistico, ma a volte non poteva farne a meno.

Si sparse un po' di gel sui capelli e poi si vestì con cura, in nero.
Uscì dal bagno, disse a Plagg di aspettarlo lì e di mangiare abbastanza formaggio da reggere una giornata intera.
Poi si inoltrò nel corridoio, lo percorse e giunse di fronte a una porta imperiosa.

Bussò.

«Avanti.»

Entrò.
Lo vide seduto, rigido e inflessibile come al solito.
Si accomodò dinnanzi alla scrivania.

«Dimmi, padre.»

L'uomo non batté ciglio.

«Adrien, tu sai che mancano cinque giorni alla fine del mondo, vero?»

Il giovane si lasciò scappare un riso divertito.

«Credo lo sappiano anche i muri.»
«Bene. Prima di morire, voglio che tu sappia una cosa.»

E l'aria si fece inevitabilmente più pesante.

Adrien, però, preferì non lasciarsi schiacciare.

«Cioè?»

Gabriel non rispose subito.
Se Adrien non avesse conosciuto suo padre, avrebbe detto che egli in quel momento pareva nervoso, quasi esitante.

«Tu sai che io amavo tua madre...»
«Sì...»

Il ragazzo si fece sospetto.

«Tu sai che io la amo ancora, vero?»

Se Adrien non avesse conosciuto suo padre, avrebbe sostenuto che egli in quel momento era emozionato, quasi commosso.

«Suppongo che l'amore sia infinito per la persona che si decide di sposare...»

Ma l'uomo scosse la testa.

«No, per molti non è così. Tu sei solo molto fortunato.»

Adrien riconobbe un certo orgoglio nella voce del padre, tanto che... ne rimase interdetto.
Si sporse verso di lui, poggiando le braccia sulla superficie in legno.
Lo osservò.
Se Adrien non avesse conosciuto suo padre, avrebbe affermato che egli in quel momento sembrava in soggezione, quasi a disagio.

Con se stesso o con suo figlio?

«Che hai fatto, padre?»

Era strano, più del solito: era meno rigido e più flessibile.
Il volto non era liscio e severo come di consueto, le mani non erano riposte dietro la schiena, le spalle erano chiuse, la schiena non era perfettamente dritta e gli occhi... gli occhi parevano distrutti.

«Io l'ho sempre amata, Adrien.»
«Anch'io, padre: era mia madre... ma non capisco dove tu voglia andare a parare, né tantomeno il motivo per cui tu mi abbia chiamato stamattina.»

Il tono era divenuto aspro, quasi accusatorio.
E sempre di più lo scorrere burrascoso del tempo allontanava la barca dalla quiete paziente del porto.

«Mancano cinque giorni alla fine, non è vero?»
«L'hai già detto. E io ti ho già risposto.»

L'uomo si elevò, stizzito.
Gli diede le spalle.

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