Nostaglia

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Ancora un po' agitato la rimise dentro le coperte con movimenti lenti come se da un momento all'altro potesse svegliarsi e rompersi fra le sue mani. Quello che aveva detto non era una bugia, più il tempo passava e più quell'odore di fiori s'intensificava. Arrivò a capire che era Sara a emanarlo, molto probabilmente inconsciamente. L'odore oltre a solleticargli il naso andò anche a modificare la vista, perché lentamente iniziò a trovarla attraente. I capelli mossi gli parvero morbidissimi e le ciglia nere sembrarono brillare, ma più di tutto erano le sue labbra insieme alle gote purpuree a metterlo in soggezione. Senza rendersene conto si ritrovò a reprimere i suoi istinti.

Più il profumo s'intensificava e più la sua determinazione si affievoliva. Il colpo di grazia avvenne quando lei aprì gli occhi, li trovò lucidi e meravigliosi.

Quando aprì gli occhi si ritrovò Adam che la fissava con la bocca socchiusa. Forse era la febbre ma le parve che la sua figura brillasse. Gli occhi verdi di smeraldo erano vivaci come se ardessero e tutto il resto le parve sfocato alla vista. Senza rendersene conto allungò la mano.

Adam, pensando che volesse una mano per alzarsi e andare a fare i suoi bisogni, la afferrò.

Una scossa più forte e intensa di quella che provarono al bar percorse i loro corpi andando a spegnersi nel basso ventre di ognuno.

Sara non era più annebbiata e sembrò lucida, gli occhi le si spalancarono osservandosi intorno e capì che Adam l'aveva accudita. Quando tornò a guardarlo lo trovò come congelato, immobile come una statua.

«Adam? Tutto bene?», chiese con tono stranamente dolce. Come svegliatosi di un colpo si rianimò.

«Certo sto bene, ho solo bisogno di un po' di aria fredda» disse dopo essersi schiarito la gola e uscendo dalla porta.

Appena se ne andò Sara sentì nuovamente le forze mancarle e capì che aveva bisogno del suo sangue e doveva farlo in fretta. Si domandò perché. Probabilmente era l'istinto a suggerirle di fare in fretta.

Adam doveva fare qualcosa che l'avrebbe tenuto con le mani occupate e concentrato per un bel po' di tempo, così decise di farsi la barba e tagliarsi quei capelli che ormai gli arrivavano alle spalle.

Quando finì ormai erano passate un po' di ore e si sentì stranamente leggero senza tutto quel pelo a coprirgli la testa e metà viso. Ora i suoi tratti erano facilmente riconoscibili, forse è stata una cattiva idea. Sospirando si mise a cacciare e non trovò nessuna preda. Si dovette, infine, accontentare di qualche volatile dei boschi. Per essere così piccoli e gracili avevano un enorme quantità di sangue. Sua madre glielo aveva insegnato: un sorso per volatile così sarebbe rimasto in vita. E così fece.

Sazio, tornò nel rifugio di montagna. Trovò la ragazza ancora dormiente sotto le coperte. Sospirò, non poteva rimanere a giocare a fare il marito con la prima vampira che incontra dopo quindici anni... Preparò la sacca a pelo e indossò il giubbino con cui era venuto. Si bloccò prima di aprire la porta.

Svegliarla per un saluto non credo che farà male. Ritornò sui suoi passi, tolse lo zaino dalle sue spalle e scosse con una mano la spalla di Sara finché non aprì gli occhi. Aspettò che i suoi occhi si focalizzarono sui suoi prima di parlare.

«Senti, io mi sono fermato anche troppo nello stesso posto. È ora che vada via... Volevo solo fartelo sapere così non penserai che ti ho rubato le cose e sia sparito», non era bravo con i saluti e le cordialità, però cercava di essere sincero anche se con strani risultati.

Sara parve confusa. Che quell'uomo fosse Adam? La voce era la sua ma non vedeva più i boccoli neri e la barba folta. Anzi ora ammirava una mascella squadrata e un mento leggermente in rilievo.

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