Capitolo 13

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Ero come in un turbine di domande da ormai dieci minuti. Eravamo in macchina, l'assenza di traffico ci permetteva di camminare tranquilli. Dieci minuti ed io ancora non avevo aperto bocca. Quella sera avevo scoperto già sin troppe cose, e non ero pronto ad affrontare anche Caiden.
Quindici minuti ed ancora c'era silenzio. L'atmosfera tesa, pesante. Sapevo che lui aspettava solo me, che non mi avrebbe mai forzato a sapere un qualcosa che non ero pronto a conoscere. La musica leggera che aveva messo era l'unica cosa a tenerci compagnia. Quando partì una melodia davvero dolce, lui iniziò a canticchiarla ed io m'incantai a guardarlo. Era davvero bello. Dovette sentirsi osservato, perché si voltò per un attimo ed arrossì quando i suoi occhi incrociarono i miei. Era la prima volta che l'avevo visto arrossire, e sapere che era stato merito mio, mi fece sorridere... Nonostante tutto.
«Sei davvero bello», dissi in un soffio, timido.
Lo vidi cercare di reprimere un sorriso, e quella cosa mi scaldò il cuore.
«Grazie, Ben... Anche se mi chiedo se mai riuscirai a guardarmi con gli stessi occhi dopo che scoprirai la verità», ammise tristemente.
«Ti va di parlarne, Cai? Lo sai che io ci sarò sempre per te, qualsiasi cosa accada. E poi, anch'io ho delle cose da rivelarti», lo rassicurai.
«Credo che sia meglio che prima arriviamo a casa. Ti va bene?».
«Certo, Cai. Non preoccuparti», confermai con un sorriso.
Lui si rilassò visibilmente e mi mise una mano sulla coscia. I restanti quindici minuti di viaggio furono decisamente più tranquilli. Chiacchierammo del più e del meno, e non riuscii nemmeno ad essere in ansia quando parcheggiò nel box sotto casa sua. Mi fidavo di Caiden, alla follia, ed ero certo che, qualsiasi cosa mi avesse detto, l'avremmo superata insieme. Raggiungemmo il suo appartamento, ed a quel punto mi strinse forte a sé.
«Cai, che succede?», gli chiesi premuroso.
«Che non voglio perderti, Ben... E no, non mi riferisco al fatto che tu sia diviso fra me e Federico... Ma al terrore che io possa farti schifo dopo ciò che ti racconterò», mi sussurrò in lacrime.
«Sono certo che non succederà. Mi fido troppo di te, Caiden», gli ricordai.
Lui mi sorrise, incerto, e mi sussurrò: «Andiamo in camera?».
«Come preferisci».
Mano nella mano, raggiungemmo la sua camera da letto, e lui subito di tolse le scarpe, per poi buttarsi nel letto. Lo imitai e dopo poco ero di nuovo fra le sue braccia.
«Come ti ho detto al villaggio, ho incontrato il mio ex», iniziò a raccontarmi.
Annuii.
«E cos'è successo con lui?», chiesi.
«Mi ha fatto una scenata di gelosia. Mi ha detto che io sono ancora suo, che nessuno può metterci fra di noi e che avrebbe fatto il possibile per riavermi. E quando io l'ho respinto per l'ennesima volta, quando gli ho detto che sto con te e che non voglio lui... Mi... Mi...», raccontò, ma un forte singhiozzo lo interruppe.
Allarmato, ed anche furioso con quel ragazzo, chiesi cercando di non lasciar trapelare tutta la mia paura: «Cos'ha fatto, tesoro?».
«Mi ha baciato... Te lo giuro, Benjamin, ho fatto il possibile per respingerlo, ma era troppo forte... Mi faccio schifo da solo, e capirei se volessi mandarmi a fanculo. Non sono molto meglio di Federico», concluse arreso.
Ero sconvolto, preoccupato, e feci tutto l'opposto di ciò che Caiden aveva supposto. Gli presi il volto fra le mani e lo baciai con tutta la dolcezza di cui ero capace. Il mio ragazzo era confuso, non sapeva che fare, così mi staccai e gli sussurrai a fior di labbra: «Va tutto bene, tesoro».
Con titubanza, lasciò che la mia lingua gli sfiorasse il labbro inferiore e che s'infilasse nella sua bocca. Lo baciai con tutto il sentimento che provavo per lui, e quando mi resi conto che finalmente si era tranquillizzato, mi staccai e gli sussurrai: «Tu non fai schifo, Caiden. Non dirlo nemmeno. Non è stata colpa tua. L'unica persona con cui sono furioso è quello stronzo del tuo ex. Tu sei anche troppo per lui. Non doveva permettersi di dirti quelle cose e di baciarti a suo piacimento».
«Lo so, Ben... Ma io ogni volta non ho mai il coraggio di fermarlo», ammise, le guance rosse per la vergogna.
«Come mai?», cercai di capire.
«Perché... Io lo amo».
Quella verità che cambiò tutto mi entrò nel cuore, e non sapevo se esserne sollevato o triste.
Preoccupato dal mio silenzio prolungato, aggiunse agitato: «Ben, ti prego, non pensare che io ti abbia preso in giro in questi mesi. Non è così. Io ero davvero certo di ciò che provo per te, perché, credimi, è un sentimento profondo. È solo che quando l'ho rivisto, ho capito di non essere andato avanti come pensavo».
«Hey, Cai, calma. Non era affatto quello che pensavo. È solo che non mi avevi mai parlato di lui, e questa rivelazione mi ha lasciato abbastanza spiazzato. Ma non potrei fartene una colpa, visto che anch'io ho avuto la certezza di amare ancora Federico», lo tranquillizzai.
«Già... Ti va di dirmi cos'è successo con lui?», mi chiese cauto.
Gli raccontai in breve ciò che Fede mi aveva rivelato, e lui s'irrigidì.
«Allora non mi sbagliavo quando pensavo che Alessio nascondesse qualcosa», constatò duro.
«Purtroppo no», sospirai.
«Cosa pensi di fare domani con lui?», mi chiese.
«Non lo so... Dovrei parlargli, ma non ne ho il coraggio. Lui è mio fratello, lo è da sempre... Ed ora guarda cosa sta succedendo, cosa sta facendo. Io non lo capisco, non lo riconosco», mi sfogai, cercando di non scoppiare a piangere.
Caiden mi fece sedere a cavalcioni su di lui, e mi strinse forte.
«Per quanto faccia male, purtroppo le persone cambiano, piccolo. I rapporti non sempre possono rimanere gli stessi, e non tutte le persone possono rimanere nella nostra vita fino alla fine. Fa male, posso solo immaginare, ma, indipendentemente da come andrà, parlargli è la cosa più giusta, Ben».
Non risposi. Aveva ragione, non potevo negarlo, ma non cambiava il fatto che io non ero affatto pronto ad affrontarlo. Caiden non mi disse nulla. Continuò a cullarmi con dolcezza, e mi venne spontaneo chiedermi, invece, cosa sarebbe successo fra noi.
«Cai», lo richiamai in un sussurro. «Invece cosa succederà fra noi?».
«Questo non posso dirtelo io. Devi deciderlo tu. Posso solo dirti che io ora come ora non ti amo, che amo ancora il mio ex. Ma con te ci sto bene, e sono certo che un giorno potrei amarti se continuassimo a stare insieme».
«Beh, lo stesso vale per me, Cai. Sei un ragazzo fantastico e non vorrei mai perderti».
«Non mi perderai, Ben, indipendentemente da quale sarà la tua scelta», mi rassicurò mentre mi lasciava una dolce carezza sulla guancia.
«Io non ho la più pallida idea di cosa fare», gli confidai con gli occhi lucidi.
«Ami ancora Federico, non è vero?», mi chiese con dolcezza.
Premetti la fronte contro la sua spalla, mentre le lacrime lasciarono inevitabilmente i miei occhi. Tutto quello faceva male. Troppo male.
«Piccolo, va tutto bene», mi rassicurò.
«No, Cai, non va tutto bene», risposi fra i singhiozzi.
«Ben, fidati di me. Tu ami ancora Federico, non è vero?», mi chiese ancora.
Vergognandomi di me stesso, annuì.
«Ecco. E lui ti ama ancora, o non sarebbe venuto da te fino a Toronto, non sarebbe rimasto fermo mentre tu correvi da me, non ti avrebbe detto che la sola cosa che vuole, è che tu sia felice anche a suo discapito. E tu lo ami. Ed è giusto così, è giusto che voi proviate a darvi una seconda possibilità. Io sarò felice per te, e sarò al tuo fianco qualsiasi cosa accada», mi sussurrò.
«E cosa mi dici di te? Non puoi dare una possibilità al tuo ex?», chiesi.
«No, Ben... Assolutamente no».
«Come mai?».
«Perché lui è stato uno stronzo, e non mi ha mai amato realmente. Era solo possesso. Mi voleva, ma non mi amava. Io venivo sempre dopo. Dovevo sempre stare zitto. Dovevo essere suo e basta, mentre lui poteva stare con altri, anche andarci a letto. Ma io dovevo stare zitto. Sono stati tre anni d'inferno, e non voglio tornare a vivere tutto quello. Non ora che finalmente ho messo me stesso al primo posto», mi raccontai.
Ero senza parole. Non sapevo chi fosse quel ragazzo, non conoscevo nemmeno il suo nome, ma lo stavo odiando. Caiden era un ragazzo dolce, gentile, fantastico, e non si meritava di essere trattato così.
«Mi dispiace tantissimo...», sussurrai.
«Ormai è passato, Ben. E voglio che rimanga così. Ecco perché non potrei mai tornare con lui. Ma Federico non ha mai fatto nulla del genere. Lui ti ama, Benjamin. Non lasciare che la paura si metta fra di voi», mi sussurrò.
«Non mi ha mai detto di amarmi», mormorai deluso.
«Certe volte le parole sono superflue. Lui te l'ha dimostrato in ogni modo, Ben. Magari ha solo difficoltà a dirlo. Ma ciò non significa che non ti ami».
«Tu dici?», chiesi scettico.
«Sono pronto a scommetterci. Non sarebbe il primo ragazzo ad avere difficoltà a dire ciò che prova davvero. Ma non per questo dev'essere penalizzato. Non fargli pesare questa cosa, e sono certo che sarà lui a dirtelo quando meno te lo aspetti», mi rassicurò.
«Io non so se riuscirò mai a fidarmi ancora di lui», ammisi.
«Un passo alla volta. È normale che ora ci sarà tanto da ricostruire. Ma sono certo che sarete più forti di ogni cosa e che ci riuscirete».
Sorrisi e lo abbracciai.
«Ma tu mi prometti che non mi lascerai mai solo, Cai?».
«Te lo prometto, Benjamin. Sono qui, e non ti lascio solo».
«Mai?».
«Mai».
Finalmente più tranquillo, mi godetti il suo abbraccio. Mi sentivo più leggero. Avevo solo da parlare con Alessio. E non sapevo quando ci sarei riuscito.
«A cosa pensi?», mi chiese giocando con i miei capelli.
«Che mi sento strano. È cambiato di nuovo tutto, ed ora devo rincominciare tutto da capo».
«Ma non pensi che se non fosse così, non ci sarebbe nessun divertimento?», mi provocò.
«Come al solito devo darti ragione», ammisi divertito.
«Dai, Ben, se sei partito all'improvviso per venire qui ed hai ricominciato da zero, ora potrai farlo per dare una seconda possibilità a Federico».
«Mi piacerebbe fatelo conoscere», gli rivelai.
«Sarebbe un onore, piccolo. Ma ora, resti a dormire qui?», mi chiese.
«Molto volentieri. E... Cai?».
«Dimmi, Ben».
«Domani non me la sento di andare in ospedale e vedere Alessio. Posso rimanere qui con te?», gli chiesi con voce da cucciolo.
«Non serve nemmeno dirlo, Ben. Ti porterò a fare una bella gita».
«Pensavo più ad una mattinata tranquilla qui», gli confessai.
«Allora vada per questo», accordò prima di lasciarmi un tenero bacio sulla fronte.

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