Alla domanda che le fece lui, non diede più risposta. Il tempo successivo a quel breve dialogo trascorse nel silenzio, interrotto solo alla fine da un <<Allora riprenditi, e scusa ancora. Spero che ci rivedremo... >>. E con il viso che lasciava leggermente intendere una punta di sconforto, chiuse la porta dietro di se e si avviò verso casa. Arrivato, prese un taccuino e quasi ironicamente gli diede un nome sulla prima pagina: Il Gioco dell'Inesistenza.
"Sciocco, non ti pare?" chiedeva a se stesso "Un gioco, una cosa così assurda ridotta ad un gioco", fece una smorfia e si sedette sulla poltrona in salone. Sua madre tornava verso sera quindi aveva ancora qualche ora di solitudine, che avrebbe sfruttato al massimo. Si mise a pensare a tutto ciò che gli era successo.
Già qualche giorno dopo aveva preso il ritmo del nuovo mondo. Almeno questa volta la scuola era la stessa, come molti degli insegnanti; solo alcuni degli alunni invece erano rimasti, degli altri non aveva notizie.
Spesso, in realtà, gli capitava di incontrare Clara nei corridoi, nella mensa, davanti alle macchinette; e in tutte queste occasioni, che sembravano perfette per lui per usarle come trampolino di rilancio in un rapporto, lo erano altrettanto per lei per ignorarlo ed evitarlo, cambiando percorso o prendendo la parola in gruppi di amici. Non voleva si comportasse così: da una parte era consapevole che dopo la scenata di quel giorno non sarebbe stato possibile tornare amici come prima, ma dall'altra era per lui una tortura. Non capiva il motivo, sembrava stupido, ma lei, in quel poco tempo da quando l'aveva incontrata la prima volta fino al cambio di vita e all'incontro a casa sua, era diventata uno dei motivi per i quali aveva deciso di reprimere il più possibile le sue capacità. Ma più si allontanava da lei, più era triste: tutti i suoi sforzi per far rinascere la relazione erano vani, gli dava filo da torcere, probabilmente la ragazza persino non se n'accorgeva del male che provava lui. Un male improvviso per qualcuno alla fin fine conosciuto solo da poco tempo, per chiunque altro un periodo normale, per Leon una dimensione parallela. Oltre a ciò, tornato a casa lo aspettavano i lamenti della madre a causa del suo datore di lavoro che non le dava il giusto compenso per le ore che faceva, i suoi pianti silenziosi in bagno e in camera da letto, le sue crisi di nervoso improvvise. Confusione, tristezza, rabbia, emozioni tutte mischiate in un calderone di caos. Non riusciva più a comportarsi lucidamente di conseguenza a ciò che viveva. E ad un certo punto, non ce la fece più.
Era un venerdì, ultimo della settimana, che preannunciava il week end, il riposo. Il ragazzo assistette ad un altra crisi della madre, la quale, nonostante fosse una donna tranquilla ed educata di solito, non poteva far altro che inveire verso quell'uomo che la stava facendo dannare e mettere a rischio il futuro di suo figlio. Si alzò dalla sedia della cucina e cominciò ad alzare la voce all'improvviso:
<<ORA BASTA! Non ce la faccio! Non ce la faccio più, non resisto!>>
La madre mortificata ancora in lacrime <<Tesoro... Mi dispiace... Scusa se... Mi comporto sempre così...>>
Leon vedendola in quello stato non potè trattenere anche lui le lacrime e continuò fissando un punto impreciso sul soffitto poi girando lo sguardo verso ogni direzione <<Capisco che pensavate di farmi un dono ma questa è una punizione! Ogni volta si ricomincia, sempre peggio, sempre situazioni più difficili da sopportare. Ho persino trattato in quel modo Clara, non si fida più di me. Mamma sta male, emotivamente è distrutta e tutto perché ora sono in 20 invece di 42 a lavorare in azienda, com'era nella vita scorsa. Alla fine, è tutto riconducibile sempre a me, al mio errore e alle mie orribili capacità>>. La donna continuava a non capire, ma vedeva la tristezza dipinta sul volto del ragazzo <<Potrei causare altro dolore a me stesso, come ad altri, ne sono consapevole. Ma non mi resta che una cosa da fare>>. Si affacciò alla finestra e con tutto il fiato che aveva nei polmoni urlò <<FA CHE IL CAPO DELLA MAMMA NON FOSSE MAI ESISTITO!>>
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Il gioco dell'inesistenza
Ciencia FicciónImmaginate di ricevere da un'entità misteriosa un potere tanto straordinario quanto pericoloso, capace di eliminare definitivamente l'esistenza stessa di qualcuno. Prevarrebbe la vostra parte buona o quella malvagia, quella altruista o quella egoist...