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Capri
Paris at night
Jacques Prévert

La figura di una donna si faceva sempre più Chiara alla mia vista,una donna girata di spalle che guardava il mare,una donna in quel posto,forse era una donna che era di passaggio e che si era fermata per ammirare il tramonto da quel punto così alto.

Una donna che più mi avvicinavo più mi rendevo conto che era familiare,una donna in tailleur estivo e tacchi a spillo non sarebbe mai venuta in quel posto se non fosse triste o legata da qualche ricordo,una donna troppo elegante per quel posto così rustico,antico.

Una donna che quando fui a qualche passo da lei riuscì a riconoscere,e rimasi spaventato che quel momento fosse un sogno,decisi di parlare anche se non sapevo cosa dire esattamente.

-Jasmine.- e non era un sogno quando si voltò vidi un volto familiare cambiato negli anni ma gli occhi non erano mai cambiati erano sempre quegli occhi nocciola che io ho sempre avuto come sfondo nella mia mente,il neo era sempre al suo posto vicino al labbro superiore,era veramente lei.

Mi avvicinai, e lei rimase immobile rigida con gli occhi puntati su di me ,forse non fu il ritrovamento che si vede nei film dove si inizia ad abbracciarsi e baciarsi il nostro era strano,sembrava che ci stessimo conoscendo per la prima volta.

Era magnifica,in quel tailleur blu che non appesantiva il suo corpo in carne,era come me l'ero immaginata negli ultimi dieci anni,ma sembrava sorpresa,scioccata di vedermi lì,vedermi fare passi lenti verso di lei per poterla guardare da vicino,non parlava non sentivo la sua voce roca.

Quando fui esattamente davanti a lei,sembrò che il tempo si fosse fermato,azzardai ad allungare la mano verso la sua guancia e non la rimosse si lasciò sfiorare la guancia per poco prima di allontanarsi di un passo indietro,non capivo il perché.

- Enzo.- lo pronunciò sensualmente,e io mi sciolsi dimenticando le sofferenze,lei invece aveva un dolore scritto in faccia e non riuscivo a decifrare le Sue espressioni,erano enigmatiche preoccupate.

Si allontanò di nuovo di qualche passo e io mi affrettai ad afferrarla per il braccio e solo quando il mio occhio cadde sulle sue mani capì perché,il perché di quel dolore era un anello di fidanzamento.

-per dieci anni della mia vita io ho aspettato e sperato che tu ritornassi e solo ieri sono venuto a sapere che Barbara ti dava mie notizie e ora che ti ritrovo sembri un'altra e con un anello di fidanzamento al dito.- lancio le mie accuse e non ottengo qualche segno di autocolpevolezza da parte sua, solo un suo sguardo cupo,freddo.

-e quindi ?- fra tutte le frasi proprio quella pronunciò,la rabbia dentro di me cresceva e lei era sempre fredda come se gli anni l'avessero cambiata,non vedevo più la mia baby che sorrideva o che diventava rossa se la guardavo per più di dieci secondi.

Non risposi ma non lasciai neanche il suo braccio,mi limitai a guardarla a denti stretti,mi sentivo un coglione,un fottuto coglione e lei era era era stronza.

-lho fatto per il tuo bene,lo capirai presto.- rispose strattonandosi con eleganza dalla mia presa,allontanandosi verso l'autista  e quella lussuosa Jeep la osservai arrabbiato mentre camminava,i fianchi che si muovevano sensualmente e il ticchettio dei tacchi sulla strada.

Quella che fino a due minuti fa stava difronte a me era una donna letale quanto pericolosa dal fascino incantatore ma in lei non vedevo più la ragazza innocente che quando sbarcava in casa mia sorridente che mi aiutava a fare le pulizie o che si accontentava di passare il pomeriggio sul divano a guardare la televisione o a leggere libri di Baudelaire,Hugo, Baricco lei mi sembrava il realismo di Michel Butor e il pessimismo di Verga.

Quella sera invece ero confuso,ferito e deluso e non riuscivo a schiarirmi le idee,rimasi sul terrazzo di casa e continuavo a torturarmi con i ricordi,mi portai alla bocca la sigaretta e chiusi gli occhi e iniziai a vagare nei ricordi.

Mi tornò a mente il primo giorno in cui la conobbi,sotto la pioggia,una fredda sera di febbraio lei stava camminando avanti e indietro sotto la pioggia con i capelli bagnati,tutta fradicia e infreddolita e con i nervi a fior di pelle perché il bus non era passato, io invece ero al bar con mia sorella e stavamo parlando,mi correggo Federica stava parlando di suo figlio e dei suoi disastri io invece avevo perso il filo della discussione non riuscivo a staccare gli occhi da quella ragazza,la stessa che stava camminando avanti e indietro da un'ora sotto la pioggia,aveva ordinato un the ed era rimasta lì in attesa che la pioggia si calmasse ma niente, così mi alzai lasciando Federica sbigottita.

Mi ricordo che lei mi guardò accigliata la prima volta che le parlai e per poco non mi mandò a quel paese quando le proposi un passaggio fino a casa e rifiutò,notai che teneva in mano un libro di Alda Merini,confusione di stelle.

E capì subito che era qualcuno che amava leggere e che non lo faceva per passatempo ma per passione, nessuno avrebbe mai capito i significati impliciti di Alda merini se non fosse stato bravo a interpretarli e da come quella sconosciuta teneva saldamente quel libro capì che ci teneva molto.
Tornai a sedermi di fronte a Federica e quando la sconosciuta si alzò e uscì,io abbandonai Federica di nuovo,la vidi camminare sotto la pioggia e mi affrettai a raggiungere.

Mi mandò a quel paese,ma me ne fregai,mi diede del molestatore e io me ne fregai ma quando pronunciai

Ribaciami in uno stelo
di amore

I suoi occhi si illuminarono,mi ricordo che in quella sera io capì che il fulmine a cielo sereno esisteva che lei era reale.

A risvegliarsi dal mio stato di trans su il campanello di casa,mi alzai pigramente e trovai Barbara alla porta,mi aspettavo  chiunque ma non lei,l'odio che provavo per lei sparì lasciando spazio al vuoto.

-stavi dormendo?-chiese inarcando il sopracciglio.

-entra pure.- mormorai lasciandola accomodarsi,non capivo cosa ci faceva qui alle undici di sera,sembrò leggermi telepaticamente e infatti non appena chiusi la porta lei si voltò e mi guardò.

- com'è andata con lei?- ecco ora mi sentivo di nuovo impotente.

-male ha trovato qualcun altro.- Barbara non di decompose sembrava già essere a conoscenza di ciò.

-ha ordinato l'esecuzione della sua famiglia.- lo disse con una freddezza,come Se fosse la cosa più normale al mondo.

-era l'unico modo che aveva.- ancora una frase cinica,insomma ha ordinato di uccidere i suoi genitori,in effetti neanche io avrei esitato a farlo ma lei,proprio non erano cose da lei.

- non mi interessa più niente di lei.- bugiardo,grandissimo bugiardo neanche lei sembrò credici e si avvicinò a me e apri la felpa rivelando il tatuaggio enorme sul petto,prese le foto in vetrina e me le Mise in mano.

-se non ti interessa nulla allora perché hai il suo ricordo sulla pelle,perché ancora le sue foto?- mi stava sbattendo la realtà in faccia.

Neanche io sapevo il perché,perché la amavo ma lei non amava più me perché non lo sapevo.

-tu hai perso la fidanzata ma io ho perso la mia migliore amica,la mia migliore amica è diventata una mafiosa che sta per sposare un mafioso e il peggio e che ha ucciso la sua vera persona!- ennesimo colpo al petto,lei che stava per sposare un mafioso e lo era diventata e aveva ucciso i genitori tranne il fratello tutto ciò era un incubo.

-mi parlava stamattina ed è stata fredda come se mi Avesse dimenticata,mi guardava e io non la riconoscevo.-

Non ci credevo
Diamine Baby non avrebbe mai
Basta.

Stavo impazzendo
Stavo veramente impazzendo
La mafia e la mia baby

Baby e la mafia
Perché?

LuceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora