Capitolo 1

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Hanji

- Hanji, hai della posta!
Erwin mi urla dal giardino.
Che bello!!!
Adoro la posta!!!
Spero che siano dei nuovi ragazzi da accogliere e aiutare!
È il mio lavoro dopotutto...
Eccolo, Erwin che mi porta dentro le buste.
Le prendo ringraziandolo.
Sono due buste dal centro sociale.
SIIIIIIIIÌ!!!
SONO I RAGAZZIIIIIIIII!!!
ÙwÚ
Le apro con le mani tremanti per la gioia.
Leggo la prima ad alta voce, così che Erwin possa sentire:

- Alla Dott.ssa Hanji Zoe, il Centro Sociale San Renato affida Eren Jaeger.
Quest'ultimo è un ragazzo di sedici anni con un passato di violenze e maltrattamenti da parte della sua famiglia e dai suoi coetanei.
Emotivamente sfinito a causa della morte di sua madre, Carla Jaeger, deceduta nel 2006 violentata dal marito, Eren iniziò ad avere atteggiamenti autolesionisti e a cadere in una depressione totale.
Tutti gli psicologi e gli assistenti sociali sono riusciti solo ad avere un effetto temporaneo.
Il ragazzo poco dopo la sua ripresa è peggiorato e ha ricominciato ad avere i soliti atteggiamenti.
Fino ad ora, ha cambiato 23 assistenti sociali.
Speriamo che Lei riesca a farlo riemergere dal vortice di depressione che lo annega ormai da troppo tempo.
Buona fortuna e buon lavoro,

Il Centro Sociale San Renato

P.S. Tutti i suoi 23 predecessori le sconsigliano fortemente di tenere a portata forbici e coltelli, o qualunque cosa sia abbastanza affilato da poter danneggiare la pelle.

- Ok... Erwin, ricordami di farlo. Per il bene del ragazzo.
Poso la lettera sul tavolo e sospiro.
Sarà un lavoro mooooolto impegnativo...
Ma perché non mi mandano i soliti tossicodipendenti di sempre?!
Quelli li ho sempre aiutati alla perfezione!!!
Cazzo...
Va be'... Speriamo che il secondo ragazzo sia migliore del primo...
- Vai, Erwin, leggimi l'altra lettera.
Gli ordino esasperata.
- Certamente, dottoressa.
Allunga il braccio sul tavolo di legno e afferra la busta.
La apre e spiega la lettera.
- Alla Dott.ssa Hanji Zoe, il Centro Sociale San Renato affida Levi Ackerman.
È un giovane di diciannove anni di cui non sappiamo molto.
È piuttosto riservato e viene dal Canada, dove è vissuto con lo zio, Kenny Ackerman.
Non conosciamo altro della sua infanzia.
È affetto da anoressia.
È un soggetto molto particolare e difficile, la preghiamo di riuscire ad aiutarlo a risollevarsi.
Buona fortuna e buon lavoro,

Il Centro Sociale San Renato

P.S. È parecchio fissato con l'igiene e il pulito, le consigliamo di tenere la casa abbastanza linda.

- MA TUTTI A MEEE!?!?!?!?




















Eren

L'ultimo assistente sociale era proprio un idiota.
Aveva nascosto tutte le forbici e i coltelli in una scatola sopra il suo armadio.
Patetico.
Come se io fossi così basso e sciocco da non vederla.
Ho preso due paia di forbici e tre coltelli da cucina.
C'era anche un coltellino svizzero, ma la punta del coltello era troppo arrotondata e consumata. Non ce l'avrebbe fatta a perforarmi la pelle.
Peccato.
Sarebbe stato utile per la sua piccolezza. Potevo nasconderlo meglio.
Tanto anche questo psicologo o quello che è sarà leso come gli altri 23.
E giocherò a prenderlo per il culo anche questa volta.
Spero che ci siano anche i soliti ragazzetti drogati.
Sono il mio pubblico, non possono mancare.
Mi ritrovo già, a ridere mentre l'assistente sociale mi tira via le forbici dalle mani e mi chiede come ho fatto a prenderle, mentre i mocciosetti ridono a crepapelle dietro di lui.

- Ehi, mezzacalzetta. Sei arrivato.

Mi risveglio dal mio stato di dormiveglia e scendo dalla macchina senza degnare di uno sguardo l'autista.
Lui non si offende e lo sento ripartire subito dopo che ho preso la mia valigia dal portabagagli.
Guardo la casa.
È troppo, troppo, troppo e, se non lo avevo già detto, troppo positiva.
Insomma, nel giardino ci sono fiori colorati, la casa è costruita in legno dipinto di giallo e le finestre hanno le tende arcobaleno!!!
Sprizza positività e allegria da tutti i pori!!!
'rca puttana.
Dove sono finito...
Manco il tempo di vomitare arcobaleni che mi corre incontro a braccia spalancate una donna dai capelli rossicci legati in una coda e gli occhiali quadrati.
Sembra una nerd.
Tranne che gli mancano i denti storti e i brufoli.
I suoi denti sono drittissimi e li vedo bene perché ha in faccia un sorriso che ci potrebbe passare una portaerei.
- CIAAAAAOOOOO!!! BENVENUTOOOO!!!
O
Mio
Dio.
Ma questa è tutta matta.
Non riesco a capire se è l'assistente sociale o le serve un assistente sociale.
Credo entrambe.
Si presenta:
- Ciao! Io sono la dottoressa Hanji, ma puoi benissimo chiamarmi solamente Hanji! Tu invece sei...?
- Eren Jaeger.
Non aggiungo altro.
Il fatto che le abbia anche detto il mio cognome è abbastanza.
Poi, dopotutto, dovrebbe saperlo già, quindi è inutile.
Oh, sì.
Inutile.
Come tutte le cose che faccio.
Inutili.
Come la mia vita.
Inutile.
Quasi quasi ci scrivo una canzone.
Si chiamerà "Inutile".
Però deve essere Rap.
Adoro il Rap.
Ma non lo so fare, quindi questi miei pensieri sono inutili.
Merda.
Ma mia madre non poteva guardare un film la notte che ha scopato con mio padre?!?!?
Sono soltanto una misera nullità ai margini della società che riflette ogni giorno sulla sua inutilità.
Questo verso era carino.
Forse la scrivo dopotutto la canzone...
Ah, ma chi voglio prendere in giro.
Non so fare niente.
Ti pare che scrivo una canzone.
Ci ho già provato.
E è andata male.
Malissimo.
E mio padre mi ha menato.
Se ci rifletto, posso concludere ogni mia giornata prima dei miei 13 anni con la frase: "E mio padre mi ha menato".
Mentre mi rendo conto di questo, non mi accorgo di Hanji che mi prende la valigia e trotterellando come un unicorno arcobaleno mi accompagna in casa.
Gli interni sono almeno un po' più seri.
Un po'...
Mi guardo intorno e un tizio alto e biondo mi fronteggia.
Noto subito le sue singolari sopracciglia.
- Ciao Eren. Io sono Erwin.
- Ciao.
Non credo che sia un ragazzo problematico, penso sia più il marito della dottoressa.
Però noto che non porta la fede...
Vengo strattonato via dalla dottoressa unicorno che mi trascina su per le scale di legno, facendo sbattere rumorosamente la mia valigia contro tutti i gradini.
Che testa di cazzo.
- Vieni, Eren! Ti mostro la tua camera!!!
Quasi inciampo e per pochissimo non sbatto la testa nel muro.
Finalmente, non so come, mi ritrovo in quella che dovrà diventare la mia stanza.
È spaziosa e illuminata da una finestra molto ampia che dà sul giardino.
C'è un letto con le coperte blu scure e dei cuscini verdi sopra.
Affianco, un comodino di legno con una lampada da notte.
Nell'angolo, una scrivania con un computer e la sedia girevole, cosa che ho gradito molto.
Appoggio la valigia ai piedi del letto, ma non la apro.
Mi fermo ad osservare una porta bianca nel muro verde.
Chiedo alla dottoressa:
- Quella porta...?
Mi interrompe prima che io avessi finito la domanda:
- È l'armadio. È molto grande, ma non è tutto tuo. Infatti sbuca dall'altra parte nella camera del ragazzo che vivrà con te. Deve ancora arrivare...
Quindi non sarò da solo.

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