Capitolo 6

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Arrivata al ristorante erano già quasi tutti seduti, mancavano solo altre due ragazze. Li raggiunsi al tavolo e mi sedetti accanto a Maddy. A metà serata uno dei professori si alzò e iniziò a fare un discorso: «Quello che volevo dire ai miei cari alunni è...» preso dall'emozione si fermò e una lacrima iniziò a scorrere lungo il suo viso dalla carnagione olivastra prima ancora di iniziare il discorso vero e proprio. «Dovete dimostrare a tutti chi siete. Spero vi siate goduti al meglio questi anni scolastici, perché in questi anni e in quella scuola resterà una parte della vostra vita, della vostra adolescenza, del vostro insegnamento e del vostro cuore. Quelle mura tante odiate e tante amate saranno sempre una parte di voi. Se deciderete di continuare gli studi, studiate per voi, crescete per voi stessi, perché in questa vita tutto quello che facciamo lo dobbiamo fare per noi stessi. La paura di rischiare è sempre esistita, ma voi dovrete oltrepassare questa paura, abbattete il muro che vi dividerà dal vostro sogno. Aver abbattuto quel muro, averlo oltrepassato, significherà aver vinto. Mi mancherete tanto. Grazie per avermi ascoltato.»Tutti iniziarono ad applaudire. Le lacrime continuavano a scorrere lungo il mio viso dopo quelle parole, rovinando lievemente il poco trucco che avevo.

Ad alzarsi, ora, fu il professore di filosofia. Avevo sempre ammirato quell'uomo, aveva lasciato il segno a tutti noi con le sue lezioni che inizialmente risultavano essere strane per via delle attività che ci faceva fare per conoscere meglio il pensiero dei filosofi e i concetti a volte incomprensibili.

«Vorrei dirvi delle parole che mi disse un mio insegnante alla vostra età durante un periodo buio della mia vita» fece una pausa per bere un sorso d'acqua «mi disse che la vita il più delle volte è strana perché passiamo ore, giorni o settimane a pensare a qualcosa o a qualcuno. Finisce sempre che ci facciamo stravolgere dai nostri pensieri per un qualcosa andato a male, o almeno la maggior parte delle volte, ma tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci resti accanto, che ci urli che non siamo sbagliati, di qualcuno che abbracci le nostre paure. Siamo noi a decidere chi fare entrare nel nostro piccolo e strano mondo, e non sempre ci accorgiamo del male che esse possano provocarci, ma la vita è troppo breve per fermarsi a lungo su quel dolore» ci guardò attentamente. Qualcuno aveva una lacrima sul proprio volto. Ognuno di noi aveva sofferto come qualsiasi essere umano, chi lievemente e chi pesantemente, ma ognuno di noi portava delle cicatrici. «Quello che voglio dirvi con questo è di non permettere ai vostri pensieri negativi di navigare dentro voi per troppo tempo, perché la vita è una, quindi: ascoltatevi, prendetevi del tempo per voi stessi e fate sempre ciò che vi faccia stare bene» non riuscii più a seguirlo, era come se fossi sotto acqua e sentivo la voce del professore in maniera disturbata, ripensavo per la centesima volta al mio passato, ma poi tornai nella realtà udendo le ultime parole: «spesso pensiamo sia solo una tempesta, ma è proprio quella tempesta a condurci nella direzione giusta. Alla fine il resto verrà da sé.» Per tutto il discorso intrecciai la mano a quella di Maddy. Notai il suo sguardo fissare il vuoto ma che seguiva a pennello le parole che tutti noi stavamo ascoltando con un mix di emozioni. Nessuno aggiunse altro. Calò un silenzio che iniziava a diventare straziante.Mi alzai in piedi e presi il bicchiere per fare un brindisi: «A tutti gli anni trascorsi insieme, a tutte le difficoltà superate. Un grazie va anche ai professori: grazie dell'aiuto che ci avete dato quando pensavamo di non farcela. Che questo sia l'inizio di una nuova vita. A noi!» quante lacrime ed emozioni c'erano in quella sala. La serata proseguì benissimo. Quando misero la musica iniziammo a ballare come se non ci fosse un domani. Scattammo la foto di classe e ci salutammo tutti con un grande abbraccio. Ecco a cosa si riferiva la frase "I migliori anni della nostra vita".«Siete la classe che ho sempre desiderato, grazie di tutto» aggiunse Maddy con le lacrime agli occhi. Mia madre mi telefonò per dirmi che si trovava già nel parcheggio ad aspettarmi. Salutai di nuovo tutti e uscii dal ristorante per andare in auto. Mi fermai e mi voltai ad osservarli per l'ultima volta prima ancora di salire, e la mia bocca si allargò in un sorriso, uno di quelli che sapevano già di nostalgia.

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