Seven

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"Basta ti prego!" Urlai quando sentii la piccola lama incidermi nuovamente vicino al taglio precedente.

Non mi rispose, la stanza buia si era riempita di miei urli di dolore e di sue risate.

Sentii un fortissimo dolore quando ripassó sui precedenti tagli per riaprirli e scavare più in profondità.

Con un braccio mi teneva le mani ben salde sopra la testa e con l'altra mi lacerava.

Gemetti più pesantemente quando si abbassó e passó con la lingua sul mio stomaco per ripulirmi dalle traccia del mio sangue.

"Tu sei pazzo" ammisi singhiozzando.

Ero scoppiata, stavo piangendo come non avevo mai fatto prima.

Si rialzó con le mani libere dato che aveva riposto la lametta in tasca e liberato le mie braccia.

Tremai quando avvicinó tremendamente il suo viso al mio.

"Cosa hai detto Amber?" Mi sembrava quasi divertito mentre mi porgeva quella domanda a dir poco retorica.

Sapevo che se non avessi risposto mi avrebbe fatto nuovamente del male.

"I..io non volevo.. Scusami" le mie parole erano spezzate dal pianto.

"Hai fame?" Cosa? Adesso mi chiedeva se avevo fame? Dopo avermi torturata sia con le parole che con i fatti si preoccupava del mio appetito? Posso confermare che sia pazzo, completamente.

"Si" riuscii a dire.

Il mio respiro si era calmato.

La sua faccia era ancora incollata alla mia.

I suoi occhi spaventosi mi scrutavano come se fosse falco.

La sua mano destra si alzó lentamente verso il mio viso.

Strinsi gli occhi pronta ad uno schiaffo per non so quale motivo, ma me lo sarei aspettato.

Una carezza.

Una carezza apparentemente dolce ma che nascondeva disprezzo, disprezzo verso di me, come se gli facessi pena.

Mi ritrassi di poco.

Un ghigno parve sul suo viso ma non fece nulla al contrario di ciò che mi immaginavo.

Fece scivolare la mano lungo il mio collo e per poi soffermarsi sulla clavicola fin quando non la ritrasse del tutto.

Fece un passo in dietro per distanziarsi da me.

Dalla tasca dei jeans estrasse una piccola chiave.

"Siediti puttana" mi ordinó.

Lo guardai schifata ma feci come mi disse, non volevo mi facesse ancora del male, me ne aveva procurato abbastanza pochi minuti prima.

Si chinó mi rimise le catene hai polsi chiudendo il lucchetto.

Camminó lentamente verso la porta finché non la aprii e la luce innondó la stanza per pochi secondi prima che la richiudesse dietro di se.

Ero in una cantina, ormai ne avevo la certezza.

Solo quando rimasi del tutto sola e al buio realizzai di avere la gola completamente secca dalla sete e le morse allo stomaco per la fame.

Per quanto tempo non avevo nutrito il mio corpo?

Sui tagli si era formata ormai la crosta ma bruciavano ugualmente.

Erano profondi.

Provai a chiudere gli occhi nell' attesa del mio cibo.

La mia mente cominció a vagare finché non sobbalzai ricordandomi di lei.

Cosa ne aveva fatto?
Dov'era?
Ma sopprattutto, stava bene?

Lo speravo con tutta me stessa.

A Melanie non doveva succedere nulla.
Mia sorella era la mia famiglia.

Help -Niall Horan-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora