Gli amici di Rosso

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Di tanto in tanto Rosso riceveva la visita di alcuni amici come Blu dell'Acqua, che faceva anch'egli parte del gruppo dei Paladini degli Elementi. Blu era un Umano alto, snello e agile; indossava un'armatura completa di elmo con visiera, schinieri e bracciali di metallo rigido. Al petto portava una cotta a maglia. La particolarità risiedeva nel tipo di metallo, opite forgiato nel fiume Celeste, un affluente del grande fiume Lete che attraversava l'intero Regno degli Umani, il VI Ordine. La consistenza che ne risultava era simile ad un tessuto leggero come il lino, ma impenetrabile. Ai piedi indossava speroni e alle mani guanti di pelle scamosciata; sopra la leggera armatura si copriva con una veste di colore blu con ricami neri tratteggianti un'effige sul davanti. Essa era composta da tre linee ondulate rappresentanti l'acqua del fiume, simbolo di vita e serenità. A completare la sua armatura c'era una spada che portava sempre al fianco: Gramr, l'arma che secondo gli scritti Sigfrido usò per uccidere il Drago Fafnir e che era appartenuta a un Dio di nome Odino. La spada era stata forgiata nelle acque del fiume Celeste che l'avevano temprata così tanto che la sua lama era in grado di tagliare un'incudine a metà. Blu, che aveva una forte passione per la letteratura e la scienza, era di origine nobile e proveniva da una famiglia di cavalieri da sempre fedeli al Re degli Umani. Quest'ultimo venticinque anni prima aveva tradito l'Imperatore Saggio, giurando servilismo al nuovo Sovrano, l'Imperatore Nero, e restando soggiogato dalla Maschera della Paura che lo rese perfido e crudele. Il cavaliere, in quell'occasione, si era schierato con i rivoltosi facenti parte del VI Ordine e aveva partecipato a numerose battaglie prima della Grande Guerra. Dopo la fine della Guerra, aveva vissuto per anni in clandestinità tra il Regno degli Umani e quello degli Gnomi. Un paio di volte l'anno faceva visita all'amico Drago portandogli sempre in regalo il suo dolce preferito, un nettare cremoso chiamato "Il miele del canto" che veniva preparato in una zona vicino la Piana dei Cardellini nel Regno degli Gnomi, dove spesso Blu si rifugiava. Il cavaliere conobbe Solo una notte, quando giunse nella caverna del Drago Rosso del Fuoco. Solo, che non chiacchierava molto, dedicava tanto tempo all'allenamento cercando di colmare il vuoto nella sua mente, nella speranza di ritrovare almeno parte dei ricordi. Aveva la sensazione di aver perso tutto, di non avere più nulla né da dire né da dare. Questa sua condizione di Non essere era diventata per lui una prigione soffocante. In alcuni momenti si chiedeva quali atroci sofferenze avesse inflitto ad altri e cosa avesse mai fatto per meritare tale condanna. Le giornate passavano velocemente, la lettura di testi specialistici per gli Assassini lo assorbiva totalmente. Si addestrava con tenacia, scoprendo tecniche antiche e metodi ricercati per muoversi nell'ombra. Egli, che era già in grado di diventare oscurità, notte o nebbia, imparò a utilizzare quasi tutte le armi; divenne così esperto che qualsiasi oggetto, in mano sua, poteva diventare un'arma mortale, come una corda o anche una semplice moneta. In alcune occasioni aveva la sensazione di muoversi come un automa programmato per padroneggiare pienamente tecniche sia di difesa sia di attacco. Le domande sulla sua identità continuavano a tormentarlo, domande a cui nemmeno il suo amico Drago riusciva a trovare delle risposte. L'amicizia fra i due, che vivevano in simbiosi, crebbe man mano con il passare del tempo. Passò un anno dal giorno in cui Solo fu salvato da Rosso e nel periodo trascorso conobbe anche altri due amici: il Maestro Fardac l'Oscuro e il suo discepolo Anera. Il Maestro, di poche parole e inizialmente diffidente nei confronti di Solo, era un Umano Mago di 123 anni.  La sua longevità gli era conferita dalla sua fedele amica, la bacchetta di Legen, una bacchetta di ghiaccio appartenuta al Mago Volsado. Egli, scomparso secoli prima all'età di 347 anni, era stato il Mago più potente di tutti i tempi. Si credeva che la sua bacchetta magica fosse fatta di ghiaccio perenne, eterno. Fardac insegnava ad Anera l'arte della magia per prepararlo a una vita di fuga e invisibilità. La tenacia con cui addestrava il ragazzino, un tipetto magrolino con un viso dolce e radioso, colpì nel profondo Solo, che progressivamente cominciò a chiacchierare con il Maestro, scoprendo la storia del ragazzo. Fardac raccontò infatti di essersi imbattuto nel fanciullo sette anni prima quando, percorrendo la via maestra all'interno della Foresta Bruna nel Regno degli Orchi, udì un pianto provenire da dietro un gruppo di rocce. Il freddo, la fame e la solitudine avevano colpito duramente lo schiavetto, fuggito dal padrone dopo la morte dei suoi genitori.                                                                                                                                                                                    Il despota lo aveva destinato a diventare un combattente del Tartaro per deliziare gli occhi e appagare la sete di sangue degli spettatori nell'arena. Il bambino era però riuscito a scappare, fuggendo dalla sua condizione di schiavo. Solo, ascoltando il racconto, si affezionò fin da subito al ragazzino di tredici anni, dai capelli neri e le orecchie a punta tipiche della razza elfica. Gli occhi grigio ghiaccio, padroni di una piccola scintilla di follia, gli regalavano un'aria furba e intelligente. L'Elfo si addestrava intensamente e, come una spugna, assorbiva tutto ciò che poteva, da chiunque e da qualsiasi situazione. Oltre alla vicenda di Anera, Solo ebbe ben presto modo di apprendere anche la storia di Fardac; il Maestro era stato in passato un Luminare con l'incarico di consigliere dell'Imperatore Saggio e divenne poi, per suo stesso volere, insegnante nella scuola di addestramento del I Ordine. La scuola, che si trovava nel Regno dei Draghi, fu poi distrutta durante la Grande Guerra. Combattendo insieme a Rosso, Blu e altri Paladini, cercò fino alla fine di salvare l'Imperatore, ma senza successo. Questa tenacia lo portò a fuggire nell'intento di nascondersi e nella speranza di trovare un segno o qualcuno che avesse le carte in regola per liberare i popoli ormai ridotti alla fame. Nella sua fuga, come raccontò a Solo, riuscì a prendere e a portare con sé un'ampolla contenente il Cuore dell'Imperatore Saggio che in seguito diede da bere ad Anera, rivelando così lo Status di Mago. Solo era incuriosito dalle vicende raccontate, episodi che dimostravano che le situazioni potevano mutare dal nulla, così come era successo un anno prima con la propria salvezza da parte di Rosso. Osservava spesso il Maghetto, vestito con una blusetta azzurra con scollo a v e chiusa da laccetti in cuoio, mentre si allenava per cercare di crescere e migliorare. Fu proprio l'osservazione della costanza e della tenacia del ragazzino a far instaurare nella propria mente un tarlo traducibile nella frase: "Perché! Cosa c'è oltre?". Vicino alla caverna esisteva ancora un piccolo spazio verde sufficiente per permettere a Solo di nascondersi quando vagava tra i propri pensieri. Era solito recarsi nel giardino per meditare e pensare; il tentativo di ricercare qualche risposta lo rendeva felice. Il ruscello che abbeverava la vegetazione portava acqua limpida e fresca e, quando Solo si sporgeva per ammirarlo, esso riusciva a riflettere solo l'immagine mascherata e non la sua persona né il suo io. Fu proprio quella sensazione che lo rese insofferente per un periodo embrionale d'introversione. Cominciò a parlare sempre meno, ricercando spesso la solitudine anche nell'addestramento. L'apatia sembrava pervaderlo in maniera irreversibile fino a che proprio il ragazzino apprendista gli donò un nuovo stimolo. Accadde durante una delle varie esercitazioni con la bacchetta. Il Maghetto fece cadere a etrar la bacchetta magica che grazie alla leggera pendenza rotolò fino ai piedi di Solo, seduto su una seggiola. Senza pensare il Non Morto raccolse il pezzetto di legno, il Cuore di Quercia, e sentì pulsare tra le dita un battito cardiaco, come se ci fosse un'anima. Incredulo tese il braccio nel tentativo di riconsegnare la bacchetta al proprietario, quando quest'ultimo esclamò: «L'hai sentita!».                                                                   Solo non sapeva cosa avesse percepito o immaginato, ma era conscio che qualcosa fosse successo. La strana sensazione fu dovuta non tanto alla percezione tattile del battito, quanto a quello che inverosimilmente provò il suo cuore. Il grande organo vitale cominciò a battere all'unisono con ciò che sembrava un semplice pezzetto di legno. Solo non parlò e Anera tentò di spiegare: «Devi sapere che la quercia è vista in ogni epoca come simbolo di forza. Robusta e regale, rappresenta il periodo in cui tutte le forze della natura si ridestano e si rinvigoriscono. È il simbolo della giustizia, ispira stima e considerazione, è perseverante e vigorosa. Ciò che hai sentito è la rinascita della vita». Fu una scintilla divina per Solo che non aveva mai compreso se stesso né il suo passato, ma che era disposto ad accantonare ciò che non sapeva per pensare al domani. Comprese che solo costruendo un futuro per Etrar forse sarebbe riemerso il suo passato. Gli incontri successivi divennero sempre più frequenti e continui. In alcuni di questi Fardac spiegò a Solo che avrebbe potuto trovare le risposte che cercava esclusivamente nella Torre di Ossa, accesso alla dimora dell'Imperatore Nero. Spiegò che al suo interno avrebbe trovato una sala nella quale si riunivano abitualmente i Luminari Primi, personaggi preposti al sapere che attorno ad una sfera di opite puro scrutavano il creato. All'interno della sala tutto ciò che era nato, che era stato costruito o distrutto a Etrar, era impresso sulle pareti e sui soffitti in riquadri atavici. Sempre all'interno era presente un grande orologio temporale regolato dagli Xelor, Gnomi Stregoni al servizio dei Luminari che muovevano le lancette del tempo per testimoniare e narrare la storia del pianeta. Fardac puntualizzò che l'unico modo per avere delle risposte era ribaltare la realtà attuale, tentando di raggiungere il Regno dei Non Morti. Nella Torre di Ossa si trovava infatti il passaggio segreto per raggiungere la sala della storia e il palazzo dell'Imperatore Nero. Solo, grazie alla sua capacità di diventare invisibile, avrebbe potuto eludere la sorveglianza raggiungendo lo scopo della missione. L'impresa non era però semplice; viaggiare attraverso i Regni, sotto gli occhi delle spie e dei Luminari dell'Imperatore, era un rischio evidente. Fardac sembrava molto scoraggiato all'idea perché chiaramente preoccupato dalle enormi difficoltà. Chi realmente e con decisione spronò all'avventura fu Blu dell'Acqua, stanco di rimanere inerte e stanco delle condizioni della sua vita e di quella del pianeta. Bramava l'azione, affascinato dalla possibilità di riscatto, e stimolò il gruppo a considerare che in molti Regni vivevano amici di vecchia data e che i tempi erano maturi per cercare di cambiare le sorti dei popoli. Prima di poter prendere qualsiasi decisione, Rosso del Fuoco annunciò a tutti di non poter partecipare all'impresa, a causa della complicata situazione del Regno dei Draghi, in cui la sua presenza era e sarebbe stata indispensabile. L'etrartorio dei Draghi era infatti sull'orlo di una guerra interna tra chi aveva seguito volontariamente l'Imperatore Nero e chi invece bramava un'autonomia dei Draghi. Il reggente del Regno era il Re della Distruzione, un Umano messo a capo del Palazzo di Horus dall'Imperatore. Rosso del Fuoco spiegò che, come tutti i Re scelti dall'Imperatore Nero, egli era offuscato e condizionato dalla maschera applicatagli con incantesimi oscuri. Solamente con la sua rimozione sarebbe stato possibile risvegliare o uccidere il regnante. L'Imperatore Nero aveva nascosto gli antidoti a tali sortilegi all'interno di alcuni oggetti celati e custoditi nei Regni di appartenenza. Il ritrovamento dei manufatti e l'appropriato utilizzo avrebbero consentito la rimozione delle maschere, risvegliando i loro possessori e rivelando così la loro vera natura, bonaria o maligna. I Reami non possedevano più delle Corti atte a far prolificare e migliorare il popolo, bensì delle istituzioni che pensavano solo a conservare i propri privilegi. Molti si erano così uniti in bande, consorzi o villaggi, tutti legati dallo stesso filo comune: la propria sopravvivenza, a differenza del popolo reso quasi interamente schiavo. Chi riuscì a sfuggire ai soprusi divenne un reietto nascosto nelle foreste o nei bassifondi delle città. Rosso di Fuoco continuava ad essere preoccupato per il Regno dei Draghi, il primo a cadere durante la Grande Guerra; sosteneva fortemente la necessità di trovare l'antidoto che avrebbe permesso di rimuovere la maschera al Re della Distruzione. L'Imperatore Nero, dopo la sua ascesa al potere, aveva nominato Re solo membri della razza umana, a causa della loro fragilità e della loro corruttibilità; con alcuni fu sufficiente offrire ricchezze e potere. La loro frequente mancanza di spiccata personalità e di integrità li portava a essere degli accondiscendenti esemplari. Manichini soggiogati da maschere. Il Re dei Draghi era il peggiore tra tutti i sovrani e godeva nell'infliggere dolore ai suoi nemici e ai suoi schiavi. L'etrartorio dei Draghi era caratterizzato dalla presenza di un gran numero di miniere di opite; il prezioso metallo poteva essere estratto scavando sia nelle profondità del sottosuolo sia nelle gallerie situate nel cuore delle montagne. Uno dei carcerieri più temuti, un tempo membro della Corte, si chiamava Ediri e possedeva ventitré miniere sparse per il Regno; aggirandosi nell'oscurità riusciva, apparendo all'improvviso, a sorprendere gli schiavi lenti, deboli e, a dir suo, meritevoli di morte. Non era in grado di volare, ma possedeva la capacità di comparire e scomparire grazie alle sue doti mentali. Poteva muoversi in tal modo solo all'interno delle cave, spostandosi da una miniera all'altra e controllando il lavoro e i profitti. Si ipotizzava che egli utilizzasse per questi viaggi le sfere luminari date in concessione dal Drago Otresed, un Drago Stregone che controllava il Deserto di Fuoco, esteso in prossimità del confine con il Regno dei Goblin. Sistemate all'interno delle caverne, esse permettevano di viaggiare rapidamente da una miniera all'altra, alla stregua di un teletrasporto. Le cave di Ediri erano conosciute come le Miniere del Nord e contenevano migliaia di schiavi deportati da tutti i regni: Umani, Elfi, Troll e altri esseri che avevano rifiutato l'influenza dell'Imperatore. Esisteva una vera e propria compravendita di esseri: un grande mercato di schiavi, fervido nel Regno dei Draghi e in quello dei Troll. Le differenze sostanziali tra i due Regni erano correlate alla stabilità politica e militare. Nell'etrartorio dei Draghi vivevano molti dissidenti che non si erano schierati aperta mente né contro né a favore del Re. Diverse erano invece le condizioni nel Regno dei Troll, dove il Re godeva del pieno appoggio degli abitanti. Durante gli incontri, Blu dell'Acqua sostenne sempre più incessantemente la necessità di un loro intervento, dichiarando che ormai era inammissibile la schiavitù. Anche Anera, spinto dalla giovane enfasi, riteneva che proseguire sulla via oscura dell'Imperatore Nero avrebbe portato l'intero pianeta alla distruzione. Solo invece non parlò molto, ma in lui cresceva sempre più il desiderio di costruirsi una vita guidata da uno scopo. Fardac, da mentore saggio, fu il più restio ad intraprendere ciò che sembrava osannare alla rivoluzione. La domanda che però tutti si posero senza immaginare una risposta fu: «Per quale scopo l'Imperatore sta accumulando tutto quel pregiato metallo? Perché creare un sempre più grande esercito se tutto il pianeta è già sotto il suo dominio?». Fardac, che possedeva la maggior esperienza e conoscenza, era riuscito a ipotizzare alcune risposte; espresse dunque il suo pensiero ai quattro amici. Nel passato, quando i Re e gli Imperatori aumentavano le file dell'esercito, significava che il mondo si accingeva a battaglie e guerre. Dopo aver ripetuto poi che ogni Regno aveva posseduto delle scuole di addestramento atte a formare individui costituenti degli Ordini, spiegò a Solo che lui era originario del I Ordine, mentre Blu dell'Acqua e Rosso di Fuoco facevano invece parte del VI Ordine. Raccontò che prima della Grande Guerra esistevano nove centri ognuno per ogni Regno e che il Regno dei Non Morti ospitava le residenze degli Illuminati, padri dell'omonimo Ordine.                                                                                                  Rosso del Fuoco fu d'accordo sulle analisi esposte dal Maestro e aggiunse un particolare, rilevante per comprendere le intenzioni dell'Imperatore: rivelò infatti a tutti che esisteva un Drago Monaco di nome Ortned, intoccabile per gli equilibri di Etrar, che era un guardiano del Passaggio. Solamente i Luminari erano a conoscenza di cosa il Passaggio fosse in grado di fare e cosa nascondesse. Furono i Luminari Primi, viventi nella sala dell'Imperatore e i soli in grado di gestire le menti, gli unici a riuscire a coordinare e condizionare il Drago Monaco guardiano del Passaggio. Grazie ai suoi trascorsi come consigliere e Luminare dell'Imperatore Saggio, Fardac svelò al gruppo che cosa fosse il Passaggio. Raccontò che il pianeta era un parallelo di altri mondi, che uno di questi si chiamava Terra e che il Drago ne controllava il collegamento. Nei secoli passati era già capitato che gli Imperatori precedenti, guidati dall'idea del bene comune, dalla saggezza e dalla giustizia, si fossero avvalsi di tale meato per apprendere quanto più possibile da quei pianeti e accogliere capi e rappresentanti di quei mondi. Fu l'Imperatore Saggio a decidere di chiudere il tunnel di collegamento, motivando tale decisione con l'eccessiva pericolosità che questo passaggio avrebbe potuto comportare in futuro. Il tunnel si trovava all'interno di una struttura nel Regno dei Non Morti posta al confine con il Regno dei Draghi. Si trattava di un palazzo difficilmente raggiungibile e impenetrabile, difeso dall'esercito dell'Imperatore Nero. L'unica possibile spiegazione del perché la struttura fosse così strettamente sorvegliata era la probabile intenzione di ripristinare il Passaggio per invadere altri pianeti, come sostenne Fardac. Il motivo per cui l'Imperatore non era ancora stato in grado di aprire il collegamento era la mancanza del Libro di Oberon, un manoscritto scomparso alla caduta dell'Imperatore Saggio. «Di che cosa si tratta?» chiese incuriosito Anera. Il Maestro rispose: «È un testo anche conosciuto come l'Eterno Testamento, al cui interno si pensa siano scritti tutti gli incantesimi creati dalla nascita del pianeta. Chi lo possiede può diventare l'essere più potente di Etrar e dell'intero creato. All'interno è possibile trovare l'incantesimo per aprire il Passaggio. Io non l'ho mai visto né letto perché solo gli Imperatori potevano consultarlo. So che è scomparso, nessuno sa dove si trovi. Può anche essere stato distrutto, per quel che ne so». I cinque amici compresero che solo con la coesione di tutti i Regni e con un esercito motivato dall'idea di libertà sarebbe stato possibile tentare di scardinare le difese dell'Oscuro Signore per impedire probabili intenti belligeranti. Era pertanto indispensabile liberare i popoli dei vari Regni prima che l'Oscuro Signore, con l'aiuto dei fedeli Luminari, trovasse il libro. Gli incontri alla grotta di Rosso si fecero sempre più assidui e indussero l'intero gruppo a trasferirsi in pianta stabile nella caverna del Drago che divenne anche casa loro. La dimora era spaziosa, completa di numerose sale colme di stalagmiti maestose e scintillanti. Nella parte centrale della grotta si allargava un ampio spazio circolare, nel cui mezzo una piccola vasca naturale di lava riscaldava l'intera struttura creata nella montagna. Attorno al vano centrale si disponevano circolarmente altri cinque ambienti, ognuno dei quali divenne la dimora dei quattro amici. 

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