Nascosti su un piccolo promontorio, dietro a grandi rocce emergenti dalla sabbia nera, potevano scorgere l'edificio. La struttura con il suo colonnato perimetrale e la statua centrale, raffigurante un enorme falco, costituiva il blocco principale. La porta di accesso, conosciuta con il nome di Portello di Fuoco, guardava a nord verso il deserto. Il palazzo terminava in altezza con la stanza del Re, un'unica sala vetrata, conosciuta in tutto il Reame come la Stanza degli Occhi. Dall'interno il Sovrano poteva scrutare l'orizzonte anticipando qualsiasi tentativo di assalto. Il castello era circondato da una barriera naturale costituita da dieci guglie; di forma conica, consentivano ai soldati di camminare sulla cinta muraria. Draghi posti sulle vette e soldati di varie razze quali Troll, Orchi, Umani e Non Morti scrutavano dall'alto l'orizzonte. All'interno delle guglie erano posti arcieri che dalle feritoie potevano scagliare le frecce a corta gittata; lungo il muro erano sistemati onagri e baliste. Si trattava di una fortezza inespugnabile, che brulicava di guardie e soldati. Alle spalle dell'avamposto si estendeva la barriera di energia che segnava il confine con l'etrar dei Non Morti, Regno che ospitava la Torre di Ossa, l'accesso al castello dell'Imperatore. Il Castello di Horus rappresentava pertanto l'ultimo baluardo per l'Imperatore Nero. Fardac sapeva benissimo che l'unico modo per entrare nella fortezza era utilizzare l'inganno. Il Maestro illustrò pertanto agli amici il proprio piano, considerando la taglia che pendeva sulla testa di Blu, ricercato fin dalla fine della Grande Guerra. Fardac si sarebbe infatti presentato al cospetto delle guardie con il Paladino legato e immobilizzato. Solo, sfruttando la propria dote dell'invisibilità, li avrebbe seguiti in silenzio nella sala del Re, in cui il Maestro avrebbe condotto come prigioniero Blu. Coordinandosi con Anera e Rosso di Fuoco, avrebbero potuto vincere; fu così che l'apprendista e il Drago si collocarono in attesa sul promontorio, mentre Fardac legò fittiziamente Blu dell'Acqua spronandolo a camminare in avanti minacciato dalla spada dello stesso Paladino. Solo concentrò le proprie energie e si rese invisibile. Se tutto si fosse svolto secondo il piano i cinque amici sarebbero riusciti nel loro intento. Fardac si avvicinò all'ingresso principale, ai cui lati si innalzavano due grossi obelischi in monoblocchi di granito. Su di essi era incisa la storia del pianeta e in una di quelle scritture compariva il nome Fardac. Il Maestro si avvicinò ancora di più, spingendo energicamente Blu ed esclamando: «Muoviti cane! Il Re ti vuole vedere. Hai un appuntamento con lui da ventisei anni». Una delle guardie intimando l'alt si rivolse al Maestro: «Chi siete?». Il Mago indicò la scritta incisa sull'obelisco e disse: «Sono Fardac l'Oscuro, e questo è Blu dell'Acqua. È ricercato e, come di certo saprete meglio di me, su di lui pende una taglia imposta dal Re che vuole ucciderlo di persona. Accompagnatemi da lui!». Fardac, Blu e un paio di guardie con andamento flemmatico, nato dalla perenne noia della routine, seguirono il capoposto che faceva loro strada; dietro di loro l'invisibile Solo li pedinò. Salirono percorrendo la lunga scalinata circolare, all'interno della statua del grande falco. Dopo qualche minuto giunsero alla porta che consentiva l'ingresso alla Stanza degli Occhi e il capoposto bussò. I cinque personaggi entrarono all'interno della sala, luminosa e ampia. Due finestre di dimensioni notevoli rappresentavano gli occhi della figura rapace e facevano filtrare una luminosità immensa. Alzatosi dal trono centrale, il Re esclamò: «Finalmente dopo tanti anni una novità interessante: la testa del famoso Blu dell'Acqua!». Il Re, eccitato dall'idea di portare l'alta estremità del corpo del cavaliere all'Imperatore Nero, continuò: «Fardac! Non sapevo fossi diventato un cacciatore di taglie». Il Maestro con voce calma, appoggiando la punta della spada a etrar, rispose: «Bisogna imparare a sopravvivere in questi tempi bui. Il premio che otterrò mi permetterà di andare avanti almeno per i prossimi cinque anni». Il Sovrano mascherato, a quelle parole, dichiarò: «Sai che qui c'è sempre un posto per te e...». Il Re non riuscì a terminare la frase: tutto avvenne in poche frazioni di secondo. Alle spalle del Sovrano comparve dal nulla Solo che rapidamente depose la Corona di Horus sul capo del regnante. In un attimo di totale vulnerabilità, la Maschera della Distruzione scivolò verso il basso staccandosi dal volto come un parassita privo di vita. Blu, rapido e impetuoso come un'onda, ruotò il busto afferrando la spada dall'elsa prontamente tesa da Fardac. Completando la torsione, l'Umano si slanciò verso il Sovrano con la lama che fulmineamente lacerò di netto la gola del Re ormai con il volto scoperto. La testa si piegò mollemente verso la spalla sinistra per poi cadere al suolo accanto al corpo ormai privo di vita. Le guardie non fecero in tempo a vendicarsi dell'accaduto che il Mago pronunciò: «Solis Radiis». Dalla punta della bacchetta di Legen si materializzò una sfera di luce di color giallo con riflessi arancioni, simile a un piccolo sole, ma dall'enorme potenza. In una frazione di secondo la sfera si distaccò dalla bacchetta, scagliandosi contro i tre malcapitati guardiani che caddero a etrar morti. Tutto si svolse in pochi attimi e nessuno riuscì a dare l'allarme. Fu perciò semplice per Rosso di Fuoco sfondare una delle due enormi vetrate facendo irruzione nel palazzo e facendo salire sul proprio dorso Solo, Blu e Fardac accanto ad Anera. Il Drago spiccò dunque il volo e si librò nel cielo. Gli arcieri non fecero in tempo a scoccare le loro frecce e si dovettero rassegnare all'inevitabile fuga. Il gruppo si diresse senza fare soste verso le caverne, dove vivevano i Draghi esiliati. La notizia della morte del Re si diffuse ben presto e l'Imperatore nominò subito un altro Sovrano: il capo supremo dei Luminari, un Non Morto chiamato il Prescelto. Egli era a tutti gli effetti uno scheletro, ridotto a quella forma dopo secoli di utilizzo della stregoneria oscura. Da sempre fedele agli Imperatori che si erano succeduti fino ad allora, era riuscito a sopravvivere nonostante la sua codardia. Dopo l'ascesa al trono, come suoi primi provvedimenti, intensificò la sorveglianza al confine con il Regno dei Goblin, ridusse sia le uscite sia le entrate dall'etrartorio e tentò di scongiurare tentativi di ribellione. I membri del X Ordine avevano raggiunto uno degli obiettivi del loro piano generale, accendendo una speranza nel cuore dei Draghi che cominciarono a guardare con favore alla ribellione. La loro speranza era nutrita anche dalla consapevolezza che difficilmente l'Imperatore avrebbe potuto attaccare le loro grotte inespugnabili. Era necessario però rafforzare le difese per resistere e organizzare dall'interno la sommossa; pertanto il X Ordine si impegnò fin da subito a formare un esercito, raccogliendo tutti gli alleati e i dissidenti possibili. Il passo successivo sarebbe stato quello di superare il confine del Regno dei Draghi, maggiormente rafforzato dalla presenza di nuove guardie e da quella del Drago Stregone Otresed. Il Drago, che sorvegliava il Deserto di Fuoco, era di colore vermiglio ed era in grado di mimetizzarsi e confondersi con la sabbia rossiccia, sferrando attacchi a sorpresa. Possedeva quattro arti dotati di artigli possenti e sapeva compiere stregonerie padroneggiando pienamente la scienza occulta. Egli era inoltre in possesso delle sfere trasmutanti che, disposte ai confini del Regno, consentivano di teletrasportare chiunque. Otresed, nato da una famiglia povera, era stato in passato un amico di Rosso del Fuoco, ma nel corso della vita le loro scelte di schieramento li portarono ad allontanarsi. Forte e abile Stregone, egli aveva un unico punto debole: se all'interno del Deserto di Fuoco era quasi invincibile, al di fuori di esso era vulnerabile e necessitava di supporto. Il Re defunto era a conoscenza di questo aspetto, pertanto cercò di sopperire alle sue debolezze affiancandogli l'esercito di Onelev, il comandante sul campo della Setta dello Scorpione che cavalcava il temibile Drago Viverno dalla coda a pungiglione. Il Goblin Onelev, poco più alto di un Nano, era di carnagione verdastra. Dopo aver comandato la fazione dei Luminari posta al confine con il Regno dei Goblin, gli era stata affidata la militarizzazione di scorpioni grandi come tori e dotati di una corazza coriacea. Leader di una fazione della Setta, gli fu promesso dalle forze oscure che, qualora avesse catturato i ricercati, gli avrebbero donato alcune miniere incaricandolo del ruolo di guardiano. Per questo, era più che agguerrito nella ricerca dei membri del X Ordine. Il connubio tra Otresed e Onelev divenne funesto per i molti dissenzienti che nel tempo incapparono nelle loro grinfie. Chi voleva sfuggire alla schiavitù o al degrado sociale, cercando di attraversare il confine, veniva irrimediabilmente arrestato o ucciso. Le strade erano sorvegliate sia in uscita dal Regno sia in entrata e le sfere trasportatrici divennero più che mai ambite e, dunque, controllate; il confinante etrartorio dei Goblin era l'unica via per tentare di evadere. Esisteva infatti un solo punto di attraversamento: si trattava del ponte tra il Picco Basso dei Draghi e il Picco Alto dei Goblin, un passaggio obbligatorio che permetteva di superare un profondo orrido. La differente altitudine dei due picchi generava un baratro difficilmente superabile per chi non era in grado di volare. Oltre a dover affrontare l'esercito della Setta, poi, era necessario superare il guardiano del ponte, Eroret, un soldato non di grande potenza incaricato dall'Imperatore Nero di sorvegliare il passaggio. Eroret era un Non Morto Guerriero dall'aspetto ripugnante; il suo corpo era tumefatto e bluastro e in alcuni punti lasciava intravedere parti di ossa. Montava un cavallo dalle simili fattezze e usava come arma una lunga lancia, mentre al braccio portava sempre uno scudo per proteggersi. Il X Ordine aveva bisogno di superare l'insidioso ponte; era consapevole infatti delle mortali difficoltà che avrebbe incontrato rimanendo nell'etrartorio di fuoco.
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X° SEGRETO
AdventureSolo è il protagonista, l’osservatore e lo scrittore; un personaggio che tra alti e bassi esprime la bellezza e le difficoltà di questo strano tempo. Egli si trova tra due mondi, il presente di una piccola realtà piemontese fatto di famiglia, societ...