Prologo

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Mancavano ormai meno di due ore all'alba e l'unico rumore udibile era quello prodotto da una terna di zoccoli. L'animale in questione era un vecchio ronzino e la carrozza che trainava doveva avere almeno il doppio dei suoi anni; una ruota era stata sostituita con un'altra uguale solo nelle dimensioni e il cocchiere – anche lui piuttosto avanti con gli anni – non vedeva l'ora di concludere la tratta per andare a dormire.

Una volta arrivati a destinazione l'uomo tirò le redini e il ronzino si fermò. Quello che avevano di fronte era un elegante edificio situato nella zona ovest della città e così a prima vista sembrava proprio un bel posto in cui abitare.

Lo sportello della carrozza si aprì e il passeggero scese con andatura leggermente barcollante. Si trattava di una giovane donna di circa vent'anni che indossava un affascinante abito blu scuro con le spalle scoperte e un'ampia scollatura a mettere in risalto il seno pieno. I morbidi capelli castani, un tempo raccolti in una crocchia, ora le ricadevano sulle spalle formando onde sinuose che coprivano le orecchie piccole e incorniciavano il viso incantevole, dai tratti leggeri e straordinariamente femminili. Le unghie curate erano impreziosite da uno smalto indaco che si intonava con il vestito e con il trucco, gli scintillanti occhi verdi erano dominati da lunghe ciglia e dalla stanchezza, e un neo appena sotto l'angolo sinistro delle labbra sembrava messo apposta per renderla ancora più attraente. Quando il cocchiere l'aveva vista sul ciglio della strada con la bottiglia mezza vuota in mano, aveva pensato fosse una prostituta, però evidentemente si era sbagliato. Nessuna prostituta poteva permettersi una residenza del genere.

La ragazza diede al cocchiere il compenso per il trasporto e poi si avviò ondeggiando leggermente verso il portone di casa. Di certo i tacchi alti non la aiutavano a restare in equilibrio, ciononostante riuscì ad infilare senza problemi la chiave nella toppa e ad aprire la porta.

Subito un golem della servitù le andò incontro. Si trattava di un essere umanoide le cui parti meccaniche venivano controllate da una complicata serie di congegni magici e il suo viso antropomorfo riusciva addirittura ad imitare una vasta gamma di espressioni. «Bentornata a casa, signorina.» Poi notò la bottiglia mezza vuota. «Signorina, lo sa che non dovrebbe esagerare con gli alcolici...»

La giovane emise un mugugno di assenso e si afflosciò su di lui. «Ma ho bevuto solo un paio di...» Singhiozzò. «... bottiglie e qualche bicchierino...»

Il golem scosse il capo e la aiutò a raggiungere la sua stanza. La fece distendere sul letto e le sfilò le scarpe per farla stare più comoda. «Mentre era fuori, suo zio ha chiamato e ha detto di dirle che ha trovato un lavoro per lei.»

La padrona di casa sbadigliò in maniera molto poco femminile. «Che genere di lavoro...?»

«Non l'ha specificato, però ha detto che non può rifiutarlo. Mi dia la bottiglia, per favore.»

«Ah sì...?» La giovane tracannò in un lungo sorso tutto il liquido rimasto e poi abbracciò uno dei cuscini. «Sono curiosa di sapere di cosa si tratta...»

«Suo zio ha detto anche...» Il golem non fece in tempo a riferirle l'ultima parte del messaggio perché la ragazza si era già addormentata. Pazienza, glielo avrebbe comunicato non appena si fosse svegliata.

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AoG - 1 - La Contessa di Genseldur [da revisionare]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora