Il mattino seguente Nico si svegliò con un’espressione seria sulle labbra ed in mente le scene del giorno prima. Sarebbe stata una giornata come un’altra. Si alzò e si avviò verso il letto di Hazel, che dormiva come un angioletto. Le scostò dei capelli dal viso, rimboccò le coperte, le diede un bacio sulla fronte ed uscì dalla sua cabina. C’era ancora un cielo scuro, con qualche nuvola rosea sull’orizzonte. Era molto presto e la maggior parte dei semidei stava ancora dormendo. “Percy è nel suo letto” sussurrò una vocina alla testa di Nico. La ignorò, ricordando che ormai quest’ultimo era sposato. In tutto quel silenzio, neppure si accorse della rete che si trovava sotto il suo piede, se non nel momento in cui la calpestò, ritrovandosi appeso ad un albero a testa all’ingiù. Una sagoma accorse ridendo da dietro l’albero. “Valdez”, pensò Nico. Provò a divincolarsi. Ma, appena Leo notò la vittima del suo scherzo, il sorriso gli scomparve dalle labbra. –Scusa -sembrava imbarazzato- non pensavo che saresti passato di qua… di solito la mattina scompari nel nulla.- Leo si passò una mano tra i capelli, provando a non ridere della scena. Nico, dopo un momento che pareva interminabile, intervenne:-Si, okay. Ora, per Zeus, mi fai scendere?- era leggermente, e SOLO leggermente scocciato. –Che? Oh si..scusa. –Leo si svegliò dalla sua trance e tagliò la corda. Nico cadde a terra con un tonfo. –Io. Ti. Uccido.-il figlio di Ade scandì bene le parole. –Mi hai chiesto di farti scendere, non hai specificato il come.- Leo scoppiò a ridere e scappò via. E Nico resistette all’impulso di rincorrerlo. Gliel’avrebbe fatta pagare, rifletté con l’ombra di un sorriso, dopo tanto tempo, sulle labbra. Si diresse verso il promontorio, pensando a un qualche scherzo. Non era proprio il suo hobby, certo. Ormai il sole era salito in cielo, formando fasci di luce. Nico non ricordò di aver mai visto un sole così splendente. Poi, con uno schiocco delle dita, si dissolse. Nel campo c’era il classico brusio post- colazione, quando i semidei, scalpitanti, andavano ad allenarsi. Ma Leo era nella sua fucina, meno allegro del solito. Maneggiava del bronzo per farne uno scudo. Le sue mani lavoravano il materiale agili e veloci, come fossero robot. Quel giorno non scambiò parola con nessuno, strano da lui, ma nascose il tutto con uno dei suoi soliti sorrisi. L’umore è un buon modo per nascondere il pianto, lo sapeva bene. Finì lo scudo e se lo portò davanti al viso, osservandosi. Cosa era successo di tanto importante per avergli sottratto il buon umore? “Nico” gli sussurrò una vocina, e lui la ignorò. Il solo fatto di sapere che avrebbe ricevuto uno scherzo dalla persona più cupa del campo tormentò la sua mente per diverso tempo. Arrivato alla sera, provò ad auto convincersi che una persona tanto solitaria non avrebbe potuto fargli del male in alcun modo. Si rilassò leggermente. Poggiò lo scudo sul bancone e si andò a lavare le mani sporche di grasso. Frugò in una tasca della sua cintura magica ed afferrò un pezzo di ferro spesso. Cominciò a modellarlo mentre si dirigeva a cena. Al tavolo, con i suoi compagni di cabina-e fucina- tornò lo stesso di sempre. Si dimenticò facilmente dei fatti accaduti quella mattina, pensando non avessero valore. Alla fine della cena ci fu un grande falò, dove raccontò un paio di barzellette appena sfornate dalla sua fantasiosa mente. Solo dopo poco, si accorse di una buia figura appoggiata ad un albero che lo fissava.-Oh, ancora.- Sbuffò. Quel ragazzo non gli piaceva per niente. La sua simpatia era come quella di Atena verso Percy: inesistente. Non potendo far a meno di fingere che il figlio di Ade lo stesse spiando, si incamminò verso di lui. Proprio in quel momento Nico si ritrasse nell’oscurità del bosco, che lo inghiottì. –Meglio così. - borbottò Leo, infastidito. Nico vagò per il bosco fino a notte fonda, con il tormento dei fatti accaduti quella mattina. Non potendone più, decise di far ritorno alla propria cabina, dove trovò Hazel che dormiva. L’unica che non lo temeva. Con un turbine di pensieri in testa, cominciò a scartare varie idee per la sua vendetta verso Leo. Forse era meglio farsi aiutare … ma da chi? Era più amico di morti che dei vivi. Ci avrebbe pensato il giorno dopo. Magari, pensò, avrebbe potuto chiedere a Percy o a sua sorella. Pensieroso, cadde tra le braccia di Morfeo.
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A Spark In The Darkness (Valdangelo)
Fantasíaquesta è una storia valdangelo scritta da me e polardyne buona lettura ♥