Capitolo 7

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Ci stavamo guardando intorno con aria sognante, non mi sembrava di aver mai visto tanto cibo tutto in una volta. Mi voltai verso Cameron e vidi che si stava frugando nervosamente nelle tasche, appena le sue mani riemersero notai che aveva strette tra le dita delle monete.
Non sembravano arrivare neanche a un euro.
Il ragazzino fissava i soldi con aria rassegnata, gli diedi una leggera spinta. 
«Andiamo a prenderci qualcosa da mangiare» esclama indicando un McDonald proprio davanti a noi.
Mi mostrò le monete, non disse una parola ma il suo sguardo era eloquente “non posso permettermelo”
Gli sorrisi. 
«offro io, tranquillo. E poi, è grazie a te che adesso abbiamo un modo per guadagnare qualcosa» esclamai indicando la chitarra con un cenno della mano.

I suoi occhi castani si spalancarono, colmi di riconoscenza, per poi però spegnersi subito. 
«Non posso accettare» disse con un filo di voce.
Lo guardai confuso e Cameron sorrise lievemente. 
«Mi sentirei in colpa, chissà quanto hai lavorato per guadagnati quei soldi, in fondo è colpa mia che non ho messo da parte nulla dall'ultimo stipendio»
«Tu lavori?» chiesi stupito 
Cam alzò distrattamente le spalle «Quando trovo, anche se spostandosi così frequentemente è difficile trovarne di decenti. Solitamente faccio le pulizie o aiuto nei negozi, quando raggiungo le campagne è più semplice, ai contadini serve sempre un ragazzo che gli dia una mano»

Disse tutto ciò con una leggerezza disarmante, come se questa vita per lui fosse normale. 
Mi si strinse il cuore, Cameron non aveva nemmeno sedici anni e già doveva preoccuparsi di guadagnare abbastanza soldi per mangiare, passando da un lavoro in nero all'altro, ed io, che ormai avevo raggiunto la maggiore età da parecchi mesi, non sapevo nemmeno cosa significasse realmente 'lavorare'. 
Forse mio padre aveva ragione, ero solo un ragazzino viziato. 
Ero sempre vissuto nel mio paesino di montagna, dove quando si parlava di povertà, lavoro minorile, e tutte queste cose così apparentemente distanti dalla nostra piccola realtà si pensava immediatamente ai paesi del terzo mondo. 
Solo in quel momento mi rendevo conto di quanto il mio paese, l'Italia, in fondo, non fosse poi così tanto meglio. Chissà quanti ragazzi, come lui, sono lasciati a loro stessi in un mondo che non si accorge nemmeno della loro presenza. 
Mi morsi il labbro nonappena mi accorsi che i miei occhi stavano iniziando ad inumidirsi.
Non farlo

Ricacciai indietro le lacrime afferrai Cameron per la manica e mi diressi deciso verso il Mc 
«Metti via i sensi di colpa e goditi il panino» gli ordinai
Entrammo nel fast food e prendemmo i due menù più grandi che trovammo. 
Al momento dell'ordine ci ritrovammo però a fissare la commessa con la bocca spalancata.
Non per la sua bellezza, nulla da togliere a quella meravigliosa signora con i capelli probabilmente lavati nell'olio che usava per friggerci la patatine, capiamoci, ma più che altro perché ci eravamo appena resi conto di non essere più in Italia.
So che sembra una cosa stupida ma entrambi non eravamo mai usciti dal paese e tutto ciò era difficile da metabolizzare. 

Cameron inizio a muovere le labbra senza produrre alcun suono (assomigliava un po' ad un pesce) per poi uscire con una perla del tipo «We would gnam big hamburger» il tutto detto mentre faceva finta di addentare un panino. 
Dopo aver finalmente finito di ridere, sotto lo sguardo sconvolto della cassiera, ordinai i due hamburger e andai a cercare un tavolo mentre Cam mi lanciava un'occhiataccia. 
«Sai parlare tedesco!» sbraitò nonappena ci sedemmo «tedesco!» ripeté, come per capacitarsi delle sue stesse parole. 
«Sì, abbastanza» ammisi, sorridendo sotto i baffi mentre mandavo mentalmente a quel paese tutti quelli che per anni mi avevano ripetuto che il liceo linguistico non mi sarebbe mai servito a nulla nella vita. 
«Potevi ordinare tu fin dall'inizio!»
«Ma così non sarebbe stato divertente» sogghignai. 

La cameriera arrivò con i nostri vassoi e Cameron iniziò a tirare rumorosamente su con la cannuccia senza mai distogliere lo sguardo dal mio. 
Se non avessi saputo che era relativamente innoquo me la sarei già data a gambe. 
Dopo poco si stancò di fissarmi e concentrò tutta la sua attenzione sul bigmc che aveva davanti. 
Ci gustammo il panino ed uscimmo con la pancia piena, finalmente aggiungerei. 
Cominciammo a girovagare per le stradine della città finché non ci trovammo in una piazzetta dove sembrava ci fosse abbastanza un bel giro di gente. 
Ci sedemmo sul porfido, appoggiamo gli zaini dietro di noi così da usarli come schienali e io tirai fuori la chitarra, stando attento a posizionare la custodia aperta in bella vista. 
Feci un giro di accordi e dopo uno sguardo d'intesa al mio compagno intonaci la prima canzone.

Il tempo sembrò volare, il sole iniziava già a tramontare e noi non riuscivamo a capacitarci di quanto tempo fosse passato da quando avevamo iniziato a suonare. 
Era bellissimo vedere le persone mettere un attimo in pausa le loro vite per fermarsi ad ascoltare te. 
Ad un certo punto una bambina era così entusiasta di sentirci suonare che in suo onore abbiamo iniziato a dar fondo al nostro repertorio disneyano per farla felice. 
A fine giornata avevamo guadagnato una ventina di euro, non era tanto ma ci eravamo divertiti e questo era l'importante. 

Stavamo tornando al parco dove ci eravamo fermati la mattina, così da sistemare un piccolo accampamento per dormire, quando il viso di Cameron assunse la tonalità di un lenzuolo.
All'inizio non capii ma poi notai che, nonostante cercasse di nasconderlo, il suo sguardo era attratto da un manifesto appeso alla vetrina di un panificio.
Senza farmi troppi scrupoli andai lì e lo staccati dal vetro per leggerlo.
Era un foglio di giornale scritto in tedesco ma non fatica a tradurre, il mio sguardo scorse tra le poche righe di testo per poi soffermarsi sulla grande immagine posta al centro del foglio. 
«Perché sei così interessato al manifesto di cattura di questi criminali?» chiesi senza distogliere lo sguardo dal foglio.
Avevo la sensazione di aver già visto quei visi da qualche parte. 
L'articolo parlava di questa coppia di truffatori italiani che era riuscita a farla franca per più di vent'anni ma che era stata arrestati al confine austriaco qualche giorno fa.

«Cam?» chiesi girandomi, finalmente, a guardarlo.
Quel ragazzo dalla scorza dura, che non lasciava mai trasparire nessuna emozione se non la rabbia, aveva le guance rigate di lacrime.
Allungai d'istinto la mano verso il suo viso ma lui l'allontanò con un gesto secco.
«Non è nulla» disse tentando di nascondere il tremore nella voce «sapevo che sarebbe successo prima o poi»
Riguardai l'articolo che stringevo ancora tra le dita e finalmente mi fu tutto più chiaro.
«Cameron quelli...» iniziai
«Sì, sono i miei genitori» concluse lui «ma, ti prego, non dirmi "mi dispiace" o le solite parole di pietà, pronunciate solo per riempire il silenzio. Hanno avuto ciò che meritavano e ne sono felice, discorso chiuso»
Mi strappò il manifesto dalle mani, lo accartocciò e lo butto nel cestino per poi riprendere a camminare.
«Sbrigati Paolo!»

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 17, 2020 ⏰

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