Capitolo 1

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Quella giornata all'Hertz sembrava identica a tutte le altre. Il brusio proveniente dalle varie classi riscaldava l'ambiente. Era quasi finita l'ultima ora di lezione, e i ragazzi erano già pronti in piedi per uscire da scuola, mentre alcuni professori li richiamavano, chiedendo loro di rimettersi seduti.

"Ragazzi, la lezione non è ancora finita!", "Non mi sembra che sia ancora suonata la campanella", "Non ho finito di dare i compiti per casa, quindi non scappate", "Vi sembra che abbia finito di spiegare?" erano alcune frasi tipiche.

Appena suonata la campanella, tutti i ragazzi uscirono subito dalle aule, dirigendosi verso l'uscita, con passo veloce ma senza correre. "Non correte verso l'uscita!" urlavano i bidelli e nel frattempo i professori, con calma, mentre osservavano i ragazzi uscire dalle aule, sistemavano la loro roba.

Dopo pochi minuti tutti i ragazzi erano già usciti in cortile, diretti o a casa o verso la Tuscolana, per passare il pomeriggio insieme. Tutti, tranne un ragazzo...

"Tutto apposto, Bilani?"

La professoressa Tili osservava il suo alunno che guardava il telefono. Il suo viso mostrava un'espressione di rassegnazione e paura allo stesso tempo. I suoi occhi, lucidi, parevano pronti a sprigionare una marea di lacrime.

"...Andrea", disse la prof, mentre gli poggiava una mano sulla spalla.

Egli, accortosi che la prof era lì vicino, alzò lo sguardo, fingendo che non fosse successo niente.

"Tutto apposto prof" disse mentre metteva lo zaino in spalle, "semplicemente sono un po' stanco" concluse, per poi dirigersi verso la porta, fermandosi qualche secondo sulla soglia. "Buona giornata!" disse, voltandosi verso di lei. Il suo viso mostrava un sorriso fin troppo forzato. La prof ricambiò.

"D'accordo. A domani allora". Il ragazzo, fatto un cenno con la testa, si avviò come tutti i suoi compagni verso l'uscita, mentre la docente finiva di rimettere i suoi appunti per la lezione nella borsa. 'Perché quel ragazzo deve sopportare tutto ciò...?', pensò, mentre il suo volto veniva pervaso dalla tristezza.

Uscito dal cancello principale, Andrea affrettò il passo per recarsi alla fermata del 20, sperando di poterla raggiungere nel minor tempo pos-

"Il solito ritardatario, Bilani" disse un ragazzo. Andrea si fermò subito, paralizzato dalla paura. Conosceva fin troppo bene quella voce, che lo aveva perseguitato per l'ultimo anno e mezzo. Si girò di scatto, ma non fece in tempo a vedere il suo volto, che ricevette un pugno dall'aggressore, all'altezza del pancreas. L'impatto fu così forte che riuscì a farlo cadere contro la rete, posta lì accanto. Andrea assunse un'espressione di dolore e rassegnazione al tempo stesso, ormai era abituato a quella situazione. Il ragazzo che gli aveva sferrato il pugno era in piedi, davanti a lui, con altri due ragazzi alle spalle. Erano tutti di circa 18 anni, con una corporatura robusta. Giorgio, Luca e Vincenzo, così si chiamavano. Conosciuti in tutta la scuola come i tre più ricchi, forti e belli. Erano stati eletti rappresentanti d'istituto, e comandavo a bacchetta tutte le persone che frequentavano quella scuola. Erano anche atleti a livello agonistico di MMA, e per tale motivo era frequente che saltassero scuola per degli incontri.

"Sai com'è, il nostro frocio preferito aveva bisogno di cambiare il pannolino" disse Luca, per poi sferrare un calcio ben piazzato alla pancia di Andrea. La sua faccia mostrò un dolore inimmaginabile. Si chiuse subito a riccio, per proteggersi. I tre scoppiarono a ridere, divertiti. Vincenzo lo prese per il collo e lo scaraventò di nuovo contro la rete, tenendo ferma la propria presa sul povero Andrea, permettendo a Luca di aprire il suo zaino.

"Vediamo cosa hai qui nel portafoglio..." disse, mentre lo tirava fuori dalla tasca più interna. Estrasse una banconota da 20€, mentre lanciava il portafoglio nell'erba lì vicina.

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