Capitolo 6

12 0 0
                                    

Sentiva la testa pulsare come se lo stessero colpendo con un martello, e il suo corpo lo avvertiva incredibilmente pesante. Avvertiva delle fitte incredibili per tutto il corpo, e gli occhi gli facevano incredibilmente male. Andrea provò ad aprirli lentamente, mentre sentiva le fitte di dolore attraversargli tutto il corpo. Gli ci vollero alcuni minuti per capire dov'era: era all'interno della scuola materna, quella su Via Matteotti. Varie persone si trovavano lì: feriti, volontari, medici. E i corpi, di coloro che on sono sopravvissuti. La farmacia lì vicino aveva messo a disposizione tutto quello che aveva in magazzino per aiutare. Sentì una mano toccargli il viso, mentre piccole gocce d'acqua cadevano sulla sua guancia. Il viso della ragazza sembrava mostrare una gioia unica nel suo genere, come di chi pensava di aver perso qualcuno d'importante, per poi ritrovarlo.

"... Sorellona...". La sua voce era incredibilmente flebile. Una lacrima gli iniziò a scendere sul viso. Luisa si lasciò andare nelle lacrime ancora di più. Il fatto che suo fratello fosse vivo, lì, davanti a lui, gli aveva tolto da dosso un peso incredibile.

"MAMMA!", urlò, con tutta la sua voce. Isabella, sentito l'urlo della figlia, si girò di scatto. Corse subito verso i figli, facendosi strada tra le varie persone che erano lì. Appena li raggiunse, rimase pochi secondi ad assistere alla scena, per poi crollare a terra dall'emozione.

"... Sei vivo...!". Lei stessa non riusciva a credere a ciò. Avvicinò la sua mano a quella di Luisa. Le lacrime iniziarono a scendere copiose, mentre un sorriso iniziò ad illuminare il suo volto. Federico entrò all'interno dell'edificio. Non era in preda al panico, però mostrava preoccupazione. Ci mise un po' per trovare la sua famiglia, in una delle aule. Isabella si girò verso di lui, appena si accorse della sua presenza. Si alzò, correndo verso di lui.

"Amore!". I due corsero l'uno incontro all'altro, per poi abbracciarsi. Rimasero così per pochi secondi, ma a loro sembrò essere passato un secolo.

"Tu e Isabella state bene?", chiese lui, preoccupato.

"Sì, tutto grazie ad Andrea. Ci ha salvato".

Federico si bloccò. Quelle parole, che per un genitore solo di sollievo, attivarono qualcosa nella sua mente, come un istinto, una natura a lui sconosciuta. Si allontanò dalla moglie per avvicinarsi alla figlia... e al figlio. Vivo. I suoi occhi sembravano trasmettere un odio alquanto innaturale.

"Papà!". La figlia si girò verso il padre, con un sorriso che avrebbe potuto rallegrare quella stanza. Ma non durò molto. Il suo viso assunse un'espressione perplessa, ma non di curiosità, bensì di preoccupazione. Osservò il padre dalla testa ai piedi, cercando di capire cosa non andasse. "Papà?"

Federico si girò, ed uscì dalla stanza. Aveva bisogno di uscire. Isabella e Luisa lo guardarono, cercando di capire cosa fosse successo. Andrea sembrava non essersi accorto di niente. Lo sguardo, che cercava di osservare quello che c'era intorno a lui, senza riuscire ad elaborare quello che vedeva, mentre il dolore e il mal di testa si facevano ancora sentire. Gli era difficile cercare di capire cosa stesse succedendo intorno a lui. Provò a ricordare come fosse arrivato lì. Il vuoto. Non ricordava niente. Girò il suo sguardo verso sua sorella, cercando di metterla a fuoco.

"C-cosa è succe-AH!". Una fitta, all'altezza della vita. Luisa scattò, mentre Andrea si contorceva per il dolore.

"Devi assolutamente rimanere sdraiato", gli disse. Andrea cercò di rimettersi disteso, mentre un medico in quel momento passava per controllare tutti i feriti. Arrivò dove Isabella, Luisa e Andrea si erano messi.

"Buon pomeriggio, signora", disse lui.

"Buon pomeriggio, dottore... Anche se di "buono" in questo momento non c'è niente" rispose Isabella, con un tono sarcastico.

MercuryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora