Capitolo 5

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Andrea osservava quelle creature che si avvicinavano sempre di più a lui. Anche se creature, forse, era il termine sbagliato: esseri nebulosi, di colore nero-violaceo. I loro occhi, di un giallo intenso, lasciavano traspirare tutta la loro voglia di uccidere. Sulla parte centrale presentavano un simbolo: un cuore rovesciato, che in punta terminava con quelle che sembravano due lancette di un orologio.

"Ma che...?". Era paralizzato dal terrore. Tutto ciò che riusciva a fare era indietreggiare lentamente. La loro avanzata continuava ad accelerare, e niente sembrava fermarli.

"Paradox"

Quella voce. Andrea la riconobbe, subito. "Paradox?". Capì subito che quello doveva essere il nome di quegli esseri. "Ok, perfetto, mi hai detto il nome, ma io esattamente cosa dovrei fare?", urlò, mentre i Paradox sembravano sempre più vicini.

"... Usa il potere che ti ho donato..."

Andrea non fece in tempo a elaborare quelle parole che Eytharn sembrava aver detto da non si sa dove, che si sprigionò una luce fortissima dalla tasca del suo giacchetto. La pietra che aveva messo lì uscì da sola, levitando, per poi rimanere a mezz'aria, davanti a lui.

"... E proteggi il mondo da queste creature"

Andrea la osservò, meravigliato e impaurito. Emanava una luce verdastra molto intensa, eppure non era fastidiosa. Tese lentamente una mano per afferrarla, ma non appena avvicinò la sua mano ad essa, un disegno simile ad un cerchio alchemico si sprigionò da solo sul suolo. Il disegno intricato in un albero con incastonato il simbolo della Terra iniziò a emettere un'aura talmente forte da respingere i Paradox lì vicini. Piccole luci emanate da esso si raccoglievano all'interno del cristallo, che diventava sempre più luminoso.

"Cosa...?". Non riusciva a spiegare cosa stesse succedendo, e non riusciva neanche a trovare parole per descriverlo. Chiuse lentamente la mano intorno alla pietra, che oramai sembrava una piccola stella. E non appena la chiuse, il cerchio alchemico emise una luce ancora più forte, mentre la luce raccolta dalla pietra esplose, generando una marea di piccoli riflessi verdi, tutto mentre nella mano si formava la sua arma. Andrea rimase a bocca aperta appena la vide: una falce alta circa quanto lui, o forse più, la cui lama, perfettamente affilata, sembrava poter resistere all'infinito. Il bastone sembrava essere il ramo di un albero, cresciuto in modo molto curioso però, visto che all'attaccatura della lama sembrava essere cresciuto intorno ad una sfera di vetro verde, con all'interno il simbolo della Terra, e su questi piccoli rami che circondavano la sfera c'erano dei piccoli rametti con delle foglie di un colore verde acceso. Non sembrava che ci fosse qualcosa di solido a tenere attaccati lama e manico. Solo una corda, che sembrava girare intorno alla sfera, senza coprirla, a cui era attacca una clessidra. Rimase ad ammirare quest'arma per un po', per poi accorgersi che stranamente la sentiva leggera, come se non avesse peso.

"Ma che cosa...?". La avvicinò a sé lentamente, come se ne avesse paura. Pian piano il cerchio alchemico si dissolse, mentre la luce che emanava si affievoliva. Non appena scomparve, Andrea rivolse lo sguardo di nuovo verso i Paradox. Sembravano come essere scombussolati e distratti. Indietreggio lentamente, e appena era a debita distanza si girò, e iniziò a correre via da quel luogo.

"L'avete trovato?!". Luisa guardò i genitori, sperando che avevano buone notizie. Il suo viso era completamente rosso a causa delle lacrime, e il suo corpo sembrava essere allo stremo.

"Ancora no, ma non so dove potrebbe essere. Abbiamo girato tutta Cave, ma non c'è traccia di lui" disse la madre, mentre singhiozzava. Tutto il paese oramai era in cerca di quel ragazzo, setacciando ogni singolo angolo di quel piccolo paese che ora sembra essere una metropoli.

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