Capitolo 5

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In quel momento ero pazza. Completamente folle. Resa pazza dal dolore e dalla rabbia.

Ma io non ucciderei mai un uomo e neanche se avessi potuto quella sera avrei ucciso Tenross.

Gli puntavo ancora la pistola alla fronte quando arrivo Sherlock. Entró da una porta alle spalle di Tenross. Quando ebbe per qualche secondo studiato la scena in silenzio, si lasciò sfuggire un sorriso divertito. Io invece gli restituii uno sguardo arrabbiato. Cosí fece esattamente quello che volevo. Nessuno disse una parola, solo i suoi passi rimbombavano nell'immensità del salone. Mi venne dietro e quasi circandandomi con le braccia mi tolse la pistola dalle mani. Tenross fece un sospiro di solievo, subito prima che Sherlock gli tirasse il calcio della pistola in testa con forza facendolo svenire.

-Perchè l'hai fatto?- gli chiesi.

-Perchè l'ho fatto io? Volevi ucciderlo.-

-Non l'avrei mai fatto.-

-Forse no. Ma per farlo ti sarebbe servita una vera pistola. Non credevo che davvero non sapesse distinguere le pistole normali da quelle ad acqua. Comunque ho chimato gli scagnozi di mio fratello.-

-Credevo che non li volessi con te.-

-Cosa me ne farei io di uno come Tenross? Sarebbe terribilmente noioso tenerlo nascosto in casa.-

In quel momento Tenross si risveglió e cercò di scappare via. Nell'alzarsi in piedi però inciampo nella mia caviglia e anche se lui continuó a correre senza pensarci, la mia caviglia cedette e Sherlock mi prese al volo subito prima che cadessi. Il dolore era terribile, ma ricordo di aver pensato una cosa sola: non puó scappare, non di nuovo. Cosí mi lanciai su uno dei tavoli e presi un coltello da carne. Ero sempre stata brava a lanciare i coltelli e non mancavo mai un colpo cosí scagliai il coltello con tutta la mia forza. Fortunatamente non sbagliai mira e il coltello andò a conficarsi in lembo di giacca di Tenross. Non che questo l'abbia fermato, ma almeno lo ha rallentato quanto basta perchè arrivassero gli "scagliozzi" di Mycroft e lo portassero via. Stavo per sorridere quando la caviglia cedette di nuovo e caddi rovinosamente su Sherlock che peró sembrava pronto a prendermi di nuovo e mi appoggio su una sedia.

-Calma, calma. Sediediti e togliti i tacchi. Riesci a correre?-mi chiese. Feci come mi disse, ma la caviglia pulsava terribilmente e non petevo immaginare neanche di mettermi in piedi.

-Correre? Sei pazzo? Mi fa abbastanza male così-

-Dai su- disse mentre mi prendeva il braccio e se lo metteva intorno alle spalle e mi metteva il suo altro attorno alla vita. Mi fece alzare in piedi e senza poggiare la caviglia il dolore era sopportabile. Studió la mia espressione per capire se mi facesse male e parti di passo veloce trascinandomi dietro di sé mentre arrancavo. Uscimmo da una porta secondaria e finimmo in un vialetto ghiaioso per poi andare su una strada asfaltata. Con una mano tenevo su il vestito e appoggiavo la mano su quella di lui mentre tenevo il peso tutto spostato sulla sua spalla. Senza che me ne accorgessi arrivammo al 221b di Baker Street e la morbida moquete fú un solievo dopo la dura strada. Lasciavo un'impronta dove poggiavo un piede a causa di un taglio che mi dovevo essere procurata correndo senza scarpe. Mi portó di sopra e mi fece sedere sul divano. Se prima ero distratta dal cercare di rimanere in piedi, ora il dolore si faceva piú forte e pulsante mentre l'altro piede continuava a sanguinare.

-Fà tanto male?-

-Si. Cazzo non mi ci dovevi far correre sopra. Perchè l'abbiamo fatto poi?-

-Non volevo problemi. Forse ti servirebbe un medico.-

-Non volevi problemi? E comunque non ho intenzione di andare in ospedale.-

-E chi ha parlato di ospedale?- disse mentre armeggiava col cellulare.

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