Capitolo 6

681 46 8
                                    

-----------Piccolo spazio dell'autrice.
Scusatemi tanto per il ritardo, ma ho avuto qualco problema a scrivere questo capitolo, non solo per gli impegni, ma anche perchè è un capitolo in cui la storia di fatto va poco avanti e si incentra molto sui pensieri di Ellie.
Volevo anche ringraziarvi perchè tra EFP e Wattpad avete letto questa storia ben 680 volte e lo so che on sono tante in confronto a quele di altre storie però significano molto per me.
Lasciate un commento o una recensione se volete mi fà piacere sapere le vostre opinioni.
----------Buona lettura


My shadow's the only one that walks beside me,
My shallow heart's the only thing that's beating,
Sometimes I wish someone out there will find me,
'Til then I walk alone
-Green Day, Boulevard of broken dreams



-Te l'ho fasciata per ora ma ti serviranno comunque il tutore e delle stampelle.-disse con garbo il dottor. Watson.
-Grazie.-
Mi aveva fasciato la caviglia con gentilezza e aveva disinfettato il graffi sul piede. John era il vecchio coinquilino di Sherlock, si era trasferito qualche mese fa per andare a vivere con la moglie.
Sebbene a quel tempo non mi interessassi molto di gossip o cronaca avevo sentito parlare di loro.
Sherlock era via ormai da vari minuti, era infatti andato nella macchina di John a prendere della roba.
-Ho trovato qualcosa di tuo in camera mia- dissi.
-Ah si? Cosa?-
-Un vecchio bastone da passeggio.-
Un sorriso comparve sulla faccia del dottore:- Si, era mio. Merito di Sherlock se non lo uso piú. Allora come ti trovi qui?-
-Bene, Sherlock è un po' strano e assilante alle volte, ma sto bene. Mi piace vivere in città prima ero in un paesino di mare.-
-Vivevi lì con i tuoi genitori?-
-Si, poi mi sono trasferita un paio di volte-
-Come mai?-
-I miei genitori morirono.-
-Ah... M-mi dispiace- disse impacciato.
-Si si.- ormai non ci facevo neanche più caso alla gente che si dispiaceva, per il semplice fatto che la metà delle volte non interessava niente a nessuno.
Rimanemmo alcuni minuti in silenzio prima che lui lo ruppe di nuovo.
-Sai Sherlock non mi aveva mai accennato che aveva una nuova coinquilina prima di stasera.-
-Per un po' non si era neanche accorto che io vivevo qui.-
Soffocò una risata:- Tipico di Sherlock. Si concentra tanto da non veder cosa ha intorno.-

*1 settimana dopo*

Rare notizie da Mycroft. Rare comunicazioni con Sherlock. Mi ero vista alcune volte con alcuni dei miei compagni di università, ma ormai ci eravamo allontati.
Ero di nuovo sola. Ogni volta che provavo a costruire un rapporto umano con qualcuno, esso si spezzava per un motivo o per un altro. Anche se era ovvio che il problema fossi io. Se no non se ne sarebbero andati tutti. Per un qualche motivo ero destinata a restare da sola.
Fissavo le luci che si rifrangevano sul Tamigi, mentre mi massaggiavo i muscoli delle braccia. Quelle poche volte che ero uscita da quando avevo le stampelle ero andata solo ai parchi vicino a casa. Oggi peró ero andata lontana, il più lontana possibile, finchè i muscoli delle braccia non avevano iniziato a bruciare fortemente dal dolore.Mi piaceva guardare l'acqua dei fiumi o dei laghi, mi rilassava. Mi ricordava la mia vita con i miei genitori, prima che tutto si incasinasse. Ora ero semplicemente seduta su una panchina e tra i mille visi che mi sfrecciavano di fianco ne riconobbi uno familiare.
-John!-
Lui si volto e venne a sedersi di fianco a me.
-Ellie, come stai? La caviglia?-
-La caviglia migliora anche se vorrei potermi muovere di più.-
-Di più? Sei lontanissima da Backer Street. Sei venuta qui a piedi?-
-Si, ma piuttosto lei come sta?-
-Bene. Ma ti riaccompagno a casa. Non devi sforzarti tanto.Non ce la puoi fare anche a tornare.-
Una parte di me avrebbe voluto rifiutare e tornare a casa a piedi per la semplice soddisfazione di avercela fatta da sola, ma sapevo che con tutta probabilità mi sarei solo spiaccicata sull'asfalto.
Controvoglia mi feci accompagnare a casa.
-Sai se Sherlock è in casa?- gli chiesi.
-Era alla Bart prima con Molly, sono venuti a prenderli dei tipi per portarlo da suo fratello.-
-Okay, grazie. Ciao-
-Ciao, hai bisogno di aiuto per scendere?-
-No faccio da sola.-
Basta farsi aiutare.
Scesi dalla macchina e chiusi lo sportello. L'edificio sembrava più cupo del solito e stranamente freddo.
Non era casa, non avevo mai trovato una casa.
Nell'atrio non c'è segno di vita e la casa è completamente vuota. Con fatica iniziai a salire le scale. Avevo quasi finito la prima rampa quando scivolai. Lasciai le stampelle ma non riuscii a bloccare la caduta con entrambe le mani quindi sbattei lo zigomo. Per qualche secondo non capii che cosa era successo e mi misi a sedere sul gradino mentre la faccia iniziava a fare male. E iniziai a piangere, per tutto quello che mi era capitato e perché niente andava mai come avevo pianificato. Mi ero trasferita a Londra per tornare ad avere una vita normale e invece avevo trovato solo di nuovo infelicità e disperazione.
Avete mai provato la solitudine? Voglio dire siete mai stati davvero soli? Avete sentito la tristezza salire? E la rabbia invadervi?
Presi una stampella e la lanciai giù con forza.
-Cazzo!!-
Mi odiavo. Odiavo i miei limiti e le mie debolezze. Non riuscivo a fare neanche una maledetta rampa di scale da sola. Per la frustrazione tirai un  pugno alla parete. Ero sconvolta, perchè passavo tutta la mia vita a nascondere le mie emozioni e arrivai al punto in cui esplosi. Esplosi e basta.
Rimani tanto a piangere su quelle scale.
Ma dovevo rialzarmi perchè prima o poi sarebbe arrivato qualcuno a casa e di certo non volevo che qualcuno mi ritrovasse così. Le stampelle erano finite in fondo alle scale senza possibilità che io potessi recuperale. Così mi tolsi il tutore, so che non avrei dovuto farlo, ma la fasciatura resse e anche se mi faceva ancora male era fantastico poter camminare di nuovo con i miei piedi. Mi appoggiai con tutto il peso sulla ringhiera e con una lentezza sorprendente arrivai al salotto e la porta d'ingresso si aprì. Ci fu un attimo di silenzio poi sentii pesanti passi che correvano su per le scale. Era Sherlock. Sperai per un attimo di avere un aspetto minimamente decente, poi mi ricordai che tanto a lui non sarebbe importato niente.
-Non potevi ancora togliere il tutore.- disse mentre mi prendeva in braccio. Non opposi resistenza:- Tardi.-
Con delicatezza mi appoggiò sul divano e mi fece del the caldo.
-Da dove arriva tutta questa gentilezza?- dissi con voce molto rocca.
- Sembri abbastanza sconvolta.-
-E quindi?-
-Hai buttato via le stampelle giù per le scale, ti sei tolta il tutore, hai lasciato un solco nell'intonaco tirandoci un pugno direi, hai una caviglia e un piede in via di guarigione, un livido un faccia e uno sulla mano e sull'avambraccio. Sei molto sconvolta.-
-Ero molto sconvolta. Ora se vuoi qualcosa chiedi, se no tornatene a fare qualsiasi cosa tu stessi facendo.-
-Volevo chiederti qualcosa ma prima avevo in mente di tranquillizzarti dato che quello che voglio chiederti potrebbe sembrare una pazzia.-
Qualcosa attirò la mia attenzione, non so bene cosa, forse anche solo la prospettiva di fare qualcosa di diverso.
-Amo le pazzie.-

I'm trusting youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora