"Già le falci tagliano le spighe. Dondolano i pioppi parlando con l'anima sottile della brezza. Solo il grano vuole silenzio. Si è rappreso col sole e sospira nell'ampio elemento dove stanno i sogni
svegli. Il giorno maturo di luce e di suoni declina sui monti azzurri. che misterioso pensiero commuove le spighe? Che ritmo di tristezza sognatrice agita le messi?
Le spighe sembrano vecchi uccelli che non possono volare! Sono piccole teste col cervello di puro oro ed hanno tranquilla
espressione. Tutte pensano alla stessa cosa, tutte hanno un profondo segreto da meditare. Strappano alla terra il suo oro vivo e come dolci api del sole libano il raggio infuocato di cui si vestono per
formare l'anima della farina. Il fiore selvatico nasce per il sogno e voi per la vita!". (F.G. Lorca, 1919)
Il sabba del Raccolto è un importante traguardo sul piano evolutivo personale, per consolidare i nuovi frutti raccolti dentro ciascuno di noi. Lo scopo è quello di evitare la ripetizione del dolore venuto dagli "errori", questo non comporta l'eliminazione del ricordo bensì la rielaborazione per ottenere un consolidamento dei risultati di crescita ottenuti durante l'anno. Tutto ciò significa anche conoscere meglio una parte di se stessi ed iniziare ad avere coscienza degli schemi di comportamento che ci sono stati inculcati fin dalla nascita e che ci hanno fatto soffrire. Un raccolto nel bene e nel male per poter risvegliare le nostre facoltà.
Dal punto di vista astrologico Lammas segna il confine fra il segno del Cancro e il segno del Leone, di conseguenza è il punto di giunzione fra il domicilio lunare e quello solare. Così nelle antiche culture magiche e nei riti popolari ritroviamo il connubio tra il Sole e la Luna. Nella tradizione celtica, per esempio, questo sabba prende il nome di Lughnasadh, ovvero le nozze del Dio solare Lugh con la mortale Erinn, che altro non era che la reincarnazione della Grande Madre (l'Irlanda stessa in alcune leggende). Comunque il concetto essenziale trasposto il leggenda popolare è sempre quello dell'unione dei contrari, di Sole e Luna.
Anche nell'antico Egitto, culla dell'esoterismo, erano giorni importanti, i cosiddetti "Giorni della Canicola", quando Sothis (Sirio) immagine nel cielo della Dea Iside, luminosa stella del cane maggiore (Anubis) scortava il Sole nel segno del Leone, celebrando le nozze celesti di Iside ed Osiride. Quest'ultimo Dio era concepito quindi come l'energia creativa, divinità della vegetazione che favoriva un buon raccolto.
Ma oltre tutti i miti legati a questa festa, che sarebbe davvero impossibile descrivere nella loro completezza in questa sede, vogliamo porre l'accento su ciò che davvero riempie il nostro cuore di
streghe, più di ogni pomposo inno omerico o complicata mitologia classica, ad esempio il ricordo dello sguardo maestoso della nonna, che con le ceste sulla testa, si avviava verso il campo per poter
presenziare come Padrona della mietitura di mezzogiorno. Immagini come questa ci emozionano ancora e ci riportano alle nostrane tradizioni agresti (vox populi, vox dei, dice il proverbio).
Le usanze legate al Raccolto sono numerose e diffuse in tutto il mondo. Nell'area mediterranea ed europea la mietitura è intesa come la sacra rappresentazione della morte rituale, per mezzo di ferimento e uccisione, della vegetazione cereale. Così era la celebrazione dei Misteri Eleusini che,
partendo dalla spiga recisa, rinnovava, con una serie di pratiche simboliche, la rinascita ciclica.
Al Raccolto, quando le spighe ondeggiano al vento, i contadini usavano cantare "sta arrivando la Madre del Grano" oppure dicevano "la Madre del Grano sta passando fra le spighe. A seconda del raccolto si usavano anche i termini Madre dell'orzo o Madre della segale. Spesso veniva simboleggiata con una bambolina vestita di bianco realizzata con l'ultimo covone che veniva portata fra i campi per fertilizzarli e propiziare un successivo buon raccolto.
"Signora delle stagioni, tu che moltiplichi i frutti e le spighe provvedi che questo grano sia ben mietuto e che renda molti chicchi. Lavoratori i mannelli stringete, il taglio del covone esponete al soffio di Zefiro o a tramontana affinché si impinguino i chicchi". (Teocrito, Idilli, X - I mietitori - Il canto del lavoro).
La Madre del Grano, identificata con Demetra, possedeva un ruolo importante nelle usanze della mietitura. Nella tradizione di molte regioni si credeva di trovarla nell'ultimo fascio di spighe non
mietute rimaste sul campo, e che tagliando queste la si facesse scappare o la si uccidesse. Per questo motivo l'ultimo covone veniva portato a casa e onorato come una divinità. Era successivamente
posto nel granaio auspicando che al momento della trebbiatura riapparisse.
Scrive Frazer: "Ogni fattoria ha la sua madre del grano, la sua Strega, o la sua Fanciulla; ma ogni Madre del grano è simile a tutte le altre, e così pure ogni vecchia e ogni fanciulla. In queste feste
della mietitura, come nelle feste di primavera, il rituale è magico. E lo dimostra la consuetudine di gettare nel fiume la Madre del grano per ottenere pioggia e rugiada per le messi; di appesantire la
Vecchia del grano, onde ottenere un altrettanto pesante raccolto l'anno successivo; di spargere il grano dell'anno precedente fra le nuove piantine, e di dare l'ultimo covone in pasto al bestiame
perché prosperi e si riproduca".
Nella nostra tradizione viene data rilevante importanza agli spiriti Elementali che
contraddistinguono virtù di erbe, fiori e piante. Quindi possiamo facilmente correlare l'idea di uno "spirito elementare del grano" con l'usanza di non tagliare le ultime spighe nel campo (un po' come
per la tradizione di lasciare l'ultimo pomo del raccolto attaccato al ramo del suo albero, affinché "l'Uomo del melo" possa cibarsene e assicurare un buon raccolto futuro).
Non possiamo evitare di citare inoltre la consuetudine dei contadini di gridare lodi, nelle quali piangevano la morte di un amante, ne rammentavano le gesta erotiche e ne auspicavano il ritorno
dall'oltretomba. In Grecia erano i lamenti Maneros, derivanti dalla formula egiziana mââ-ne-hra (vieni alla casa) trovata in vari testi egizi e nel Libro dei Morti in cui Iside invocava il ritorno di Osiride. Si può quindi presumere che i mietitori innalzassero l'invocazione mââ ne hra sul grano
tagliato come lamento funebre per la morte dello spirito del grano, e come preghiera per il suo ritorno.
Allacciandoci invece alle tradizioni dei Fenici, troviamo gli Ailinos o, infine, per quanto riguarda i Frigi, Lityerse, in questo caso identificando il canto con il giovane figlio del Re Mida ucciso sul campo da una squadra di mietitori. E da qui, nelle notti fragranti di paglia e di fuochi, continuiamo
ad innalzare i nostri canti di morte, rinascita ed amore, trattenendo in noi i doni del raccolto e della trasformazione.
"Pater eius est Sol, mater eius Luna" Trad. : "suo padre è il Sole, sua madre la Luna" (Ermete).
"Ecco l'insolito segreto, fratelli, ciò che è completamente sconosciuto. Eccovi la verità che vi è stata rivelata. Guardate come innaffiate la vostra terra e come fate crescere i vostri semi, in modo da
poter raccogliere quando tutto è maturo! " (dal Libro di Comario).
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Antichi Rituali
SpiritualL'ideologia dell'uomo moderno propone una concezione lineare di un passato assai remoto che sorge dal nulla e che tramite un decorso ascensionale di progresso "terreno" si rifugia magicamente in ipotetici regni "ultraterreni", quindi sfociando ancor...