Capitolo 8

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La tazza di thè bollente non mi riscalda mentre il tipico clima londinese si scatena fuori dalla finestra. I vetri rigati non mi permettono di vedere nulla, rendendo inquietante l'ambiente in cui mi trovo. Il mio piccolo micino salta sul divano accoccolandosi sulle mie gambe incrociate, incominciando a fare le fusa. Poggio la tazza sul tavolino prima di accarezzare il mio gatto, che mi morde giocosamente un dito. I piedini nudi di Charlotte, rimbombano sulle scale a causa del suo passo pesante. Si siede vicino a me, prendendosi Leo tra le braccia. Uno sbuffo tra il divertito e l'esasperato lascia le mie labbra

"Mi hai rubato il gatto!" Mi lamento, lasciandole un buffeto sulla guancia destra. Lei mi fa una linguaccia, provocandomi.

"Leo era stanco di stare con te" si giustifica sfacciatamente. Le rivolgo una smorfia prima di iniziare a ridere. Mi riprendo la tazza calda, bevendone una generosa quantitá. Quando mi accorgo che gli occhi azzurri di Charlotte sono puntati su di me, la guardo curiosa. Lei si affretta a distogliere lo sguardo, riconcentrandosi sul gatto.

"Non distogliere lo sguardo da me. Vuoi parlarmi?" Le chiedo sfiorandole i capelli con il dorso della mano.

"Ieri urlavi. Perchè?" Mi dice con le lacrime in vista. La abbraccio, lasciandole un bacio sulla nuca.

"Oh piccola" sussurro. Lei continua a fissarmi con i suoi occhi azzurri e penetranti, che mi scavano l'anima.

"Te lo racconterò tra un po' di tempo, tranquilla" dico, sempre con tono basso. Lei abbassa lo sguardo e risposta l'attenzione sul gatto che ha in grembo.

"Non sono abbastanza grande? Ho sette anni!" La sento lamentarsi sotto voce. Un piccolo risolino lascia le mie labbra e risprendo ad accarezzarle i capelli.

"Non sei piccola Lottie. Devi solo essere pronta" sbuffa rumorosamente scansando la mia mano.

"E papá? Papá perchè non è a casa?" Tutti i muscoli del mio corpo si irrigidiscono sentendo nominare James. Scuto la testa. Ieri sera James ha lasciato casa nostra, andando probabilmente da Tristan.

"Papá tornerá, è solo via per lavoro" mento. Il suo visino si intristisce maggiormente.

"Non mi ha neanche salutato" dice triste.

"Era di fretta. Quando tornerá gli darai un super abbraccio, va bene?"

"Va bene"
Luke's Pov

"Lucas calmati!" La voce di Connor arriva ottavata alle mie orecchie mentre scarico la mia ira sul muro del piccolo bar.

"Luke cazzo stai fermo!" Mi sento trascinare per le spalle prima di finire steso sul pavimento. Un conato di vomito mi attraversa il corpo facendomi successivamente rigettare tutto l'alcool da me introdotto. Connor sbuffa frustrato e schifato, scuotendo la testa in segno di disapprovazione.

"Sei ridotto uno schifo" borbotta. Mi rialza rudemente facendomi cadere sua una sedia dallo schienale basso. Butto la testa all'indietro, fissando il soffitto crepato.

"Ora mi spieghi che cazzo hai?" Quasi urla. Fisso i suoi occhi color ghiaccio, completamente sbarrati. Mi sento ancora intontito e le mie labbra iniziano a produrre suoni insensati.

"Ancora quella ragazza?" Dice frustrato. Annuisco passandomi una mano sulla fronte sudata, e guardando il bar vuoto che mi circonda. Connor inizia a pulire il bancone, gettandomi qualche occhiataccia di tanto in tanto. La porta del locale viene spalancata, facendo risuonare l'odioso campanellino posto sulla porta. Una ragazza, donna direi, dai lunghi capelli castani attraversa a grandi falcate lo spazio che rimane fino al bancone. Si siede su uno sgabellino alto, vicino a me, dandomi una spietata visione del suo fondo schiena. Inizia a parlare con Connor con uno strano accento, americano forse. Quando i suoi occhi caldi si posano su di me, sobbalzo. I tratti sono incredibilmente familiari.

"Hai bisogno di qualche tipo ti aiuto?" Chiede con voce armoniosa. Scuoto la testa, facendole produrre una strana smorfia sul viso.
"Che cazzo Luke ti muovi?" Freme la ragazza davanti a me, buttando per terra la camicetta azzurra. Annuisco armeggiando con il bottone dei jeans. Geme quando le afferro le cosce ormai nude e faccio circondare il mio bacino dalle sue gambe magre. Si attacca al mio collo, tirandomi i capelli corti quando inizia a baciarmelo

"Bella Irwin?" La giovane donna sobbalza al sentirsi riconoscere.

"Tu come...?" Mi scruta maggiormente il viso prima di capire. "Oddio no...Luke" geme. Connor ci guarda spaesato. Un altro conato mi sale per la gola, facendomi correre in bagno. Bella mi segue ed inizia ad accarezzarmi i capelli. Non so se sentirmi infastidito o appagato da quel tocco, borbotto comunque un grazie. Quando ci guardiamo, noto come le sue labbra sono leggermente dischiuse. Ancora mezzo intontito e ubriaco, mi aggrappo al suo corpo nella speranza di rimanere in piedi. Un'ondata di sonno mi colpisce appieno, facendomi addormentare improvvisamente.

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La luce accecante mi colpisce il viso. Fa freddo. Mi circondo il corpo con le braccia, guardando il sole che sta sorgendo.

"È molto bello, non credi?" Mi sussurra una voce. Mi ritrovo ad annuire, fissando imperterrito fuori dalla finestra. Una tazza calda mi viene posata in mano da due mani morbide. Alzo gli occhi per incontrare un viso angelico, circondato da una montatura nera.

"Grazie" bisbiglio, prima di ingurgitarne una generosa quantitá. Il liquido scuro, scende lentamente e brucia piacevolmente la mia gola. Le gambe accavallate della ragazza, sfiorano il bordo del letto. Lei mi fissa spostandosi, di tanto in tanto, una ciocca di capelli che le cade fastidiosamente davanti al viso. Sorrido alla visione di lei così dolce e impacciata.

"Ti piace?" Chiede con voce dolce. Annuisco sorridendo continuamente. Il mio cuore scoppia di felicitá a questa vicinanza.

"Ti sei ubriacato proprio tanto, ieri sera." Scandisce. Annuisco, adesso imbarazzato, e passo una mano tra i miei capelli disordinati. Il maglione largo che indossa non le valorizza le forme. Le maniche sono impugnate dalle sue mani. Quando, in religioso silenzio, concludo la bevanda, si sporge per afferrarla. Le accarezzo lentamente il viso, scendendo poi sulle spalle e sulle braccia. Un sibilo smorzato lascia le sue labbra quando tocco queste. Spalanco gli occhi e mi affretto ad alzarle le maniche.

"Togliti la felpa"
"Perchè mai?" chiede. La sua voce è sempre più fredda.
"Devo vedere i lividi che hai."
Le scuoto davanti la boccetta di disinfettante. Se la toglie con incertezza. Indossa una cannotta azzurra. Le sue braccia sono una scena orribile. Non ci sono solo lividi, ma anche troppi tagli e cicatrici. Sapevo fosse autolesionista ma...questo è troppo.
"Questi mi sembrano freschi" dico cercando di sembare critico,  indicando otto tagli poco più sotto il polso. Rimane zitta.

Le sue braccia sono identiche a otto anni fa. Una visione mai dimenticata nel corso degli anni. Un mio urlo lacera il silezione, mentre le sue lacrime mi bagnano la fronte.

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"Luke! Luke! Svegliati!" Uno straccio bagnato è posato sulla mia fronte. La mia bocca è impastata e non riesco a dire nulla di sensato. Respiro velocemente, cercando quanto più ossigeno possibile. Continuo a sognarla, non ne posso fare a meno. Connor mi guarda assonnato, con la mano pressata sulla mia fronte.

"Ti ho sentito urlare forte, alternavi la disperazione ad un...nome." sospriro affranto ponendo una domanda di cui so giá la risposta.

"Quale nome?"

"Il suo, Diana"
SONNOOO

Eh giá, ho incredibilmente sonno. Ho aggiornato questa merdina che spero non sia troppo merdina. Allora, se la storia vi sta annoiando, ditemelo subito che o la concludo velocemente o più semplicemente, la elimino. Comunque sia, io vi amo e vi auguro una buona notte. A presto e spero non ci siano errori♡

Gli Occhi dell'Angelo || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora