LA SALA DI LETTURA.

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L'aria satura di particelle di cellulosa mi riempì le narici, mentre le calde luci al neon univano la loro luminosità a quella del sole che entrava dalle finestre, rendendo la stanza una sorta di panorama naturale.

Mi piaceva entrarci ogni volta.

Tutto aveva un aspetto bello, improvvisato.

Ovunque ragazzi seduti con pile di libri vecchi, vocabolari ingialliti o fotocopie nuove di pacca. Una sala di studio comune; un rifugio, per chiunque necessitasse di guardare altra gente studiare per fare lo stesso.

Quello che mi colpiva di più, ogni volta, era il silenzio assoluto che avvolgeva tutto.

Lì dentro non si parlava. Mai. Quindi si agiva di sguardi. Di gesti. Di sorrisi.

Trovavo quel posto molto utile per studiare: certo, mi concentravo molto più che a casa, riuscivo anche a tirare via due o tre ore di studio, studio vero, ma, inutile negarlo, non ci andavo affatto per quello.

Ma per le ragazze, ovvio.

Non perché non ce ne fossero altrove. Ma perché le ragazze che andavano lì, non erano ragazze normali.

Erano le studiose, sensuali, colte ragazze della Sala di Lettura.

C'era Annalisa.

Laureanda.

Non aveva idea di cosa volesse dire accoppiare i colori, e aveva sicuramente litigato con la sua parrucchiera. Ma aveva un corpo da sogno, occhi neri profondi e lunghi capelli castani. Quando leggeva, a volte, si metteva un po' di lato con la schiena. e mordicchiava i suoi occhiali.

Fantastica.

C'era Luisa.

Sofisticata.

Sicuramente di lettere moderne. Studiava antropologia culturale. A differenza di Annalisa, lei era impeccabile: maglioni vaporosi e due occhi che ti spiegavano tutto in due secondi.

Su qualunque argomento.

Si muoveva come una ballerina. Era armoniosa.

Ogni tanto, quando incontrava dei concetti astrusi sui libri, schioccava piano le labbra.

Osservare la gente che legge i libri da un grande vantaggio per capirla.

Quelle che leggevano passivamente, a bocca aperta, con lo sguardo di un pesce dentro la pentola, non le degnavo di attenzione.

Quelle che reagivano ai libri, a quello che leggevano invece ...le trovavo irresistibili.

Di solito mi piazzavo in un angolo da cui riuscivo ad abbracciare con lo sguardo tutta la sala. Poi adocchiavo la ragazza che mi interessava.

Una sola, però.

Due o tre secondi.

Poi bisognava leggere. Studiare.

Se non leggevi lì ti scoprivano subito.

Ed eri fatto. Finito. Bandito.

Nessuno ti calcolava più. Puff! Annullato.

Tale era il potere dei secchioni della sala lettura.

Osservai a lungo nella sala. Quel giorno c'era il pienone. Non si poteva fare troppo gli schizzinosi.

Sacrificai la visuale in favore di un posto comodo, o meglio, di un posto qualsiasi.

Misi le mie cose sulla sedia e subito andai a firmare il registro.

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