I GERMI DEL PERDENTE.

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Come se non fosse bastato dirlo una volta, il nerd ripeté la stessa frase, e questa volta con un tono e una drammaticità che forse avrebbe usato se avesse ritrovato un fratello scomparso.

- Modello uguale, e stesso colore! Fortissimo!

Un brivido freddo percorse la mia schiena. Istintivamente, cominciai a grattarmi nervosamente.

Cercai di mantenere la calma, ma i capelli si spettinarono da soli.

Primo sintomo evidente dei germi del perdente.

Come, non sapete cosa sono?

I germi del perdente vengono trasmessi a ospiti sani, trasformando i feromoni tipici del maschio dominante in quelli di un maschio beta qualsiasi. Il contagio avviene quasi sempre per somiglianza ed estensione. In parole povere, avere la stessa maglietta, lo stesso libro oppure gli stessi occhiali, comporta il contagio immediato.

Cercai invano di porre rimedio alla cosa, levandomi gli occhiali e riponendoli nell'astuccio.

Il maglioncino si gualcì senza essere toccato, il colletto si slabbrò, come se fosse stato indossato da un ippopotamo.

Non c'era scampo.

Ariel notò ogni minimo cambiamento nella mia persona.

Mi squadrò attentamente fingendo di leggere i suoi appunti e si consultò sicuramente via sms con qualche amica per avere un consiglio su come fuggire.

Nemmeno cinque secondi dopo aver letto un messaggio al telefono, mi disse, che doveva andare per incontrare una sua amica che l'aveva contattata, e che magari si poteva bere il caffè insieme un'altra volta.

Fu incredibilmente vaga sul quando.

Io risposi automaticamente - Fortissimo! - resuscitando un falsetto dimenticato da quando i miei testicoli si erano attestati ai piani più bassi.

Era dal novantaquattro che non utilizzavo la parola Fortissimo in una conversazione.

Ariel mi rivolse un saluto frettoloso ed uscì dalla biblioteca, senza nemmeno fermarsi a guardarmi un'ultima volta.

Ero stato cancellato, come una macchia sul parabrezza.

Dalla vittoria insperata alla clamorosa sconfitta in meno di dieci minuti.

Restai seduto a guardare il posto vuoto accanto al mio per un'ora intera, un monumento alle fortune e sfortune dell'uomo.

Quando mi ripresi, il secchione ingegnere mi ripassò la matita.

- Grazie, gemello di lenti - mi fece l'occhiolino e indicandomi gli occhiali.

Dopo, i miei ricordi si fanno più oscuri.

Rammento solo di essere uscito gridando dalla biblioteca e poi di essermi svegliato a casa, timoroso di parlare di qualsiasi argomento.

A quanto pare, alcuni amici mi avevano recuperato in stato confusionale al bar di architettura, dove avevo tentato il suicidio mangiando un piatto di famigerate patate al cartone (non è un errore di battitura, erano proprio al cartone).

Passai una settimana a letto, in completo isolamento, per smaltire anche gli ultimi germi, prima di poter mettere nuovamente piede in facoltà.

Fu un recupero pieno di supplizi, tormenti, e cose ancora peggiori (come il desiderio di iscrivermi a ingegneria).

Grazie ad un enorme sforzo psicologico e fisico, e ad un vecchio esorcista amico di famiglia, riuscii a ritrovare la luce della ragione.

Mai scorderò quel secchione; quegli occhiali e la sua voce balbettante.

Ancora oggi, con il passato alle spalle, tremo e impallidisco come un morto, al solo sentire la parola Fortissimo.

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