Capitolo 3.

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«Mela verde e tiramisù».

Il gelato preferito di Giulia era sempre lo stesso, da quando aveva cominciato a parlare e perfino Francesco ne conosceva i gusti.

«Mi domando come mai ricordi tante cose di me, cose che non sapevo nemmeno di averti mai detto» disse lei sedendosi su un'altalena del parco a pochi metri da Freeze.

«Sei stato il primo amore della mia vita» rispose Francesco sinceramente.

Colta da un'improvvisa curiosità, Giulia domandò: «Perché non mi hai mai cercata?»

Il ragazzo tentennò e si sedette accanto a lei.

«Avrebbe davvero fatto differenza? Quando mio padre ebbe l'occasione di tornare a lavorare qui sapevo che era una cosa momentanea; infatti, poco dopo tornammo in America. Ho pensato che sarebbe stato inutile, non ti pare?»

Giulia sorrise arrossendo, mentre Francesco continuava a fissarla: quantomeno ci aveva pensato.

«Però ora siamo qua e penso che sia giusto utilizzare tutto il tempo a nostra disposizione» asserì lui.

«Cosa hai in mente?»

«Prova ad immaginare».

Giulia si guardò attorno: a pochi passi da loro, in uno spiazzo enorme, era allestito un Luna Park permanente, diventato famoso per la sua grandezza. Giulia e Francesco, insieme a tutti gli altri bambini del quartiere, lo avevano sempre frequentato da piccoli. In particolare, c'era un'attrazione che tutti adoravano: la ruota panoramica.

«Chiudi gli occhi e pensa a tanti anni fa, quando ancora non sapevi come sarebbe stato il tuo futuro».

Giulia era diffidente, ma sotto lo sguardo supplichevole del ragazzo fece come le era stato chiesto.

Chiuse gli occhi.

Delle urla lontane di bambini, che correvano da una parte all'altra, rimbombarono nella sua testa, potenti come un tuono d'estate. Rivide le giostre che giravano vorticosamente su e giù e poi se stessa, seduta accanto ad un bimbo biondo. Lui la guardava timidamente con quei suoi adorabili occhi da cucciolo, mentre decideva se prenderle la mano oppure no. Erano ufficialmente fidanzati da poco tempo e non sapevano ancora bene come gestire la cosa, soprattutto considerato che dietro di loro, nella casetta mobile della ruota panoramica, c'erano i genitori di entrambi che li monitoravano costantemente.

Erano bambini, ma provavano emozioni più intense degli adulti.

Giulia si risvegliò bruscamente dai suoi pensieri quando Francesco le prese la mano e la trascinò fin dentro la casetta mobile numero otto.

«Benvenuta a bordo di un ricordo» disse sorridendo.

Poco dopo la ruota cominciò il suo giro.

«È quasi il tramonto... »

Giulia, guardando il cielo dipinto d'arancio e rosa, stava cominciando a dubitare dei suoi sentimenti: a Lucia aveva fatto chiaramente intendere di non provare più nulla per quel ragazzo. Ma ora...

Francesco le circondò le spalle e puntò sulle loro facce la telecamera del cellulare. «Vorrei almeno un ricordo di questa giornata, sai, per evitare di dimenticare di nuovo tutto nei prossimi vent'anni».

Giulia sentiva il cuore batterle forte in petto quando Francesco la guardava con quei suoi occhi dolci, conducendola lungo il viale alberato che tanto conoscevano; ogni sguardo, ogni sorriso, potevano essere fonte di sfarfallii prepotenti nel suo stomaco e di fenomenali film mentali che ogni donna sa bene di poter creare.

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