🎶 Strade parallele - Giuni Russo e Franco Battiato
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"Io ce l'avevo nella memoria tutto quanto, ero io stesso il mio paese: bastava che chiudessi gli occhi e mi raccogliessi... per sentire che il mio sangue, le mie ossa, il mio respiro, tutto era fatto di quella sostanza e oltre me e quella terra non esisteva nulla".
- Cesare PaveseSi era svegliata presto Aurora, o forse non aveva neppure dormito, aveva messo il piede sbagliato fuori dal letto e, a fatica, si era alzata per spalancare balconi e finestre.
Per far cambiare l'aria, come diceva un tempo la nonna, come lei si era ripromessa di fare una volta che avrebbe avuto una casa tutta sua.Si era recata in bagno, aveva lavato i denti e poi si era appollaiata sulla poltrona di ciniglia rossa, non prima però di aver messo la caffettiera sul fuoco.
Si era seduta e aveva deciso di aspettare, non sapeva bene cosa, oltre al caffè si intende, ma si era imposta di acquietarsi affinché non venisse nuovamente scossa dai pensieri.Dopo aver sorseggiato quello che pareva più acqua sporca che un espresso - la moka probabilmente era da un po' che non veniva usata - decise di indossare capi comodi e concedersi una colazione degna di tale nome.
Scocciata e con l'aspetto di una delle tante barbone che le mettevano timore a Roma Termini raggiunse l'unico bar del paese.
Erano appena le sette e quindici e Borgo Paradiso somigliava a una veglia funebre, il silenzio faceva da padrone e nei paraggi si poteva scorgere solo qualche muratore mattiniero o uno degli artigiani che avrebbero aperto bottega di lì a poco.
Aurora, vagando per le viuzze strette del paese, rifletteva su quanto esso fosse rimasto identico in ogni dettaglio, e quanto ciò, abitando lontano, avesse cominciato ad assumere, per lei, maggiore valore.
Di sottecchi, come una ladra, si guardava intorno con l'angoscia di beccare qualche volto familiare.
In cuor suo, in realtà, aveva la certezza, pur non volendolo ammettere, che avvicinatasi al locale sarebbe giunto, inevitabilmente, il momento di prendere il passato di petto, o almeno uno scorcio di esso, e farci i conti.Non sapeva se fosse o meno in grado di far fronte alle sensazioni che le si sarebbero riversate contro, eppure era certa che scappare serviva fino ad un certo punto, poi sarebbe stato più appropriato confrontarsi per appurare se si potessero risollevare le sorti di determinati rapporti.
Con lentezza e gli occhi calati sulle sue sneakers bianche comprate da poco, si spinse verso i tavolini posti nello spiazzale adiacente all'entrata.
L'odore, o meglio u ciauru, dei cornetti appena sfornati le riempì il naso, riportandola alle giornate in cui, prima della scuola, Tommaso la afferrava per un braccio trascinandola nel laboratorio della pasticceria.
In quell'alcova condita di panna montata e fragoline di bosco, trovavano regolarmente il signor Tano Parisi, all'anagrafe Gaetano nonché padre di Andrea e Tommaso, sporco di farina e uova e intento a farcire le più svariate tipologie di dolci.
Quel ben di Dio le solleticava la gola e la pancia, o più specificatamente, l'arte della pasticceria la affascinava senza eguali.
La piccola Rory, infatti, rimaneva stregata dalla preparazione dei rinomati cannoli siciliani, smarrendosi tra l'aroma del cioccolato fondente tagliato a scaglie e la delicatezza della ricotta lavorata con lo zucchero, ricotta che lei non perdeva occasione di assaggiare inzuppandosi l'indice nella scodella d'acciaio che l'uomo lasciava apposta per loro.Una serie di ricordi le sfilarono davanti e non potè far altro che sospirare, si riscosse rassegnata e distrattamente sollevò il capo.
Fu in quell'esatto istante che una fitta imprevista le contorse le budella, quella schiena ricurva in avanti l'avrebbe saputa individuare tra mille.
Bastarono semplicemente due falcate per raggiungere la causa del suo sgomento.«Zia Ti» incerta posò un palmo sulla spalla della donna che, troppo concentrata a togliere una macchia inesistente sulla spalliera di una sedia, sussultò.
Ripresasi dello stupore, quest'ultima, non ebbe bisogno di voltarsi per riconoscere Aurora.
Teresa l'aveva vista crescere, giocare con i suoi figli e diventare adulta, le aveva curato le ginocchia sbucciate e regalato la primissima bicicletta, rigorosamente blu - perché Rory anticonvenzionale ci era nata e il rosa era per i rammolliti - dunque le sarebbe stato impossibile non identificare la sua voce.
«Scusa...» sussurrò ancora la ragazza «...scusami tanto zia».
Aurora non diede a Teresa la possibilità di rispondere che le circondò i fianchi abbracciandola da dietro.
La signora con le palpebre visibilmente umide si girò e le sorrise debolmente.«Bambina mia...» le sfiorò la guancia con la sensibilità tipica di una qualsiasi madre «...non dirlo neanche per scherzo, non devi chiedermi scusa».
Colta da uno slancio di coraggio, la giovane, se la strinse addosso inspirandone il profumo.
Teresa sapeva di bacche di vaniglia e burro fuso - sinonimo di qualche delizia appena creata - e a Rory quella parve la fragranza più buona del mondo.Le era mancata quella familiarità e le erano mancate le abitudini di un tempo e il calore classico di quel luogo.
Le era mancata Teresa con le sue premure e il suo animo buono, il suo marcato sarcasmo e le sue fantastiche e golose frittelle di riso.
Averla così vicina però, per Aurora, voleva significare pure percepire la fragilità che adesso incombeva su quella che era sempre stata una persona piena di entusiasmo e forza di volontà.
Della zia acquisita che aveva adorato non ne era rimasto nulla, e di tale consapevolezza se ne addossava in maniera totale le colpe.
Colpe che nessuno le aveva dato, nessuno se non lei stessa.Sarebbe stato quello il prezzo da pagare per essere tornata, specchiarsi nello sguardo di chi non sapeva più gioire.
Un po' come era successo a lei, un po' come stava leggendo in quello privo di luce di zia Ti.Coinvolte dalla situazione intima nessuna delle due si accorse della presenza alle loro spalle, fu solo il frastuono del vetro che si infranse sull'asfalto a ridestarle.
Un vassoio pieno di bicchieri era appena sfuggito dalla presa di dita tremanti ed era naufragato a terra, andando ad aggiungersi a una pila di schegge affilate che erano state già causa di diversi feriti.
SPAZIO AUTRICE 🌊
Questo nuovo capitolo delinea a grosso modo il rapporto che lega Aurora alla famiglia di Tommaso, in modo particolare a Teresa, madre del ragazzo.
Con il proseguire della storia saranno più chiari determinati passaggi e altrettanti stati d'animo, quindi vi invito a stare attenti ai particolari.
Mi auguro possa avervi appassionato anche questa volta.Arianna.
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Acqua di Mare
Chick-LitDue anni di differenza e un passato in comune: Aurora e Tommaso, per Borgo Paradiso, erano sempre stati "gli inseparabili". Schiva e testarda lei, pieno di tormenti lui. Cresciuti assieme tra una partita di calcetto al campetto dell'oratorio e una l...