Capitolo 17 (Parte I) - In quell'isola si credeva fosse estate a ogni stagione

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🎶 Mi manca
- Bugo feat. Ermal Metà
    •
   "Pensai a quanti luoghi ci sono nel mondo che appartengono così a qualcuno, che qualcuno ha nel sangue e nessun altro li sa".
- Cesare Pavese

La piazza di Borgo Paradiso risplendeva in mezzo alla quotidianità di una delle tante pettegole - accovacciate su una sedia in vimini - e il vestito elegante, quello buono, di uno degli abitanti più giovani

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La piazza di Borgo Paradiso risplendeva in mezzo alla quotidianità di una delle tante pettegole - accovacciate su una sedia in vimini - e il vestito elegante, quello buono, di uno degli abitanti più giovani.
Non c'erano molte occasioni per godere di un po' di divertimento, in quel luogo scordato da Dio la festa del patrono era una delle rare distrazioni concesse: viva San Salvatore e gli istanti di spensieratezza che si trascinava dietro.

Dal cielo, sospese come in bilico, piovevano diverse luminarie scintillanti nei loro accesi colori, mentre sotto di esse l'aria si riempiva di odore di calia calda e cannellini.

Pino Bonaiuto, per l'appunto il caliaro più famoso della zona, ci aveva sfamato cinque figli girando di paese in paese con quella bancarella ricolma di caramelle gommose e bottigliette variopinte di cui nessuno era certo del contenuto: si supponeva fosse acqua zuccherata, ma del resto non era fondamentale conoscerne la ricetta, la sola cosa importante era comprarle, forare con i denti il ciuccio in plastica che le sormontava e ingurgitare in fretta quel liquido sconosciuto.

Ogni bambino cresciuto in Sicilia aveva almeno una volta nella sua infanzia implorato i genitori di acquistargli quella "pozione magica" capace di farlo sentire al pari con gli altri.
Ogni bambino cresciuto in Sicilia si era almeno una volta arrampicato ad uno di quei banchetti per scegliere un gioco di plastica scadente che riproponeva in brutta copia una barbie firmata o un supereroe dei cartoni animati.

Anche Aurora, fasciata nel suo abito verde scuro, si stava domandando quanti anni fossero trascorsi dall'ultima ricorrenza in cui aveva assaggiato il torrone col caramello ancora tiepido e filante o le mandorle tostate che devi fare attenzione a masticarle bene perché sei piccola e ti affoghi.

«Mio cugino è perennemente in ritardo...» sbraitò Lia compiendo degli strani saltelli sul posto.
«È in ritardo di tre minuti Marilì, rilassati!» le rispose Roberto con il solo scopo di farla innervosire.

Se ne stavano fermi di fianco, braccia conserte e una vita immaginata insieme che invece era andata in frantumi.

Rory li osservava con la faccia di chi si è persa tutto e non riesce a comprendere come determinate persone possano arrivare ad un preciso punto, come possano risultare estranee al cospetto di un amore che ha sudato per essere tale, per esistere.

Un po' come lei e Tommaso che, nonostante si fossero ritrovati, o quasi, oramai sapevano poco delle rispettive paure o delle rispettive passioni.
Di ciò che li rendeva felici o infinitamente tristi.

Lo stava aspettando: curva in avanti e col cuore che tremava, neanche fosse una quindicenne alla prima cotta, con lo sguardo vigile e le spalle strette in un giubbino di pelle nero poco adatto alla temperatura fresca di inizio marzo.

In quell'isola si credeva che fosse estate a ogni stagione, eppure il vento soffiava e i brividi affioravano sulle sue gambe coperte esclusivamente da degli stivali alti al ginocchio.

I paesani invece, come soldatini, cominciavano ad accalcarsi ai lati di un palco d'occasione dove di lì a breve avrebbe preso a suonare un gruppo locale con le aspirazioni di una rock band americana.
Rory avvertiva i loro occhi puntati addosso come una lastra di ghiaccio, poteva leggere in essi frasi di rimprovero, qualcosa come "Ecco che è tornata, quando si tratta di eredità e di soldi tornano tutti".

«Non dare adito alle calunnie, lo sai che qua hanno orecchie pure i muri e bocca anche gli scemi...» Tommaso le arrivò vicino senza preavviso e le si posizionò ad un millimetro dalla schiena, facendola così scontrare contro il suo petto allenato «...sii più forte delle chiacchiere degli ignoranti e goditi questa serata accantonando le paranoie e ciò che in passato è stato».

La ragazza in un primo momento sobbalzò per la sorpresa, poi colta da un impeto di coraggio si girò baciandogli, di slancio, la guancia.
«Finalmente sei arrivato, il quartiere quando non ci sei diventa una metropoli e rischio di perdermi» gli confessò alludendo ad una mancanza ben più consistente di quella che poteva sembrare, tracciando latentemente quello che era stato il loro legame: una briciola di pane se separati, una fragrante ciambella se assieme.
«Giusto in tempo per salvarti allora, mia cara Nese» le diede corda lui, un filo d'imbarazzo ad impastagli la voce e una lieve speranza al centro delle costole.

Quelle confessioni che sapevano di promesse non pronunciate gli facevano rivangare vecchi ricordi, spezzoni di quando ancora adolescente sognava un futuro con lei: poter diventare adulti supportandosi e sorreggendosi sia nelle circostanze avverse che in quelle serene.

«Il principe è tra noi» ironizzò Lia all'improvviso riferendosi a Tommy e alla sua scarsa puntualità.
«Ti ha morso un'ape?» ribatté lui sottolineando la perenne acidità della cugina.
«Che ne dite se andassimo a prendere qualcosa per cena? Magari un panino con la salsiccia alla brace al camion di Rino?» irruppe Roberto tentando di spegnere sul nascere quel battibecco tra i due giovani.
«Ottima idea!» concordò Rory cogliendo la richiesta d'aiuto dell'amico «A patto che ci possa mettere dentro un quintale di maionese» concluse mettendo il broncio come quando a quattro anni sua madre l'ammoniva per averle scombinato le scarpe.
«Certe abitudini non cambiano mai» ridacchiò Roby scompigliandole i capelli.
«Siparietto carino ma degno dei teatri di basso ceto» cinguettò Marilia con una nota di sarcasmo.
«Fortuna che ci sei tu a innalzare il livello» la rimbeccò Aurora tirandola in modo da poterla prendere a braccetto e scoccarle un bacio sulla tempia.
«Ehi comari, aspettateci!» tuonò Tommaso appena le vide incamminarsi verso quella nuvola di fumo che segnalava una succulenta scorpacciata di carne arrosto.
«Chi tardi arriva male alloggia!» gli urlò di rimando Lia salutandolo col palmo aperto e senza voltarsi.

I ragazzi scossero il capo in contemporanea, consapevoli del fatto che le donne fossero la peggior condanna che esista al mondo, ma alla stessa maniera la più dolce tra esse.

Una croce da sopportare in silenzio, perché nonostante il peso che la caratterizza è comunque l'unica in grado di dare il corretto equilibrio impendendo la rovina.
Impendendo la deriva.

SPAZIO AUTRICE 🌊Scusate l'attesa, ecco la prima parte della festa del patrono, fatemi sapere cosa ne pensate💙

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SPAZIO AUTRICE 🌊
Scusate l'attesa, ecco la prima parte della festa del patrono, fatemi sapere cosa ne pensate💙.

Arianna.

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