Kenma osservava l'immagine davanti a se, con diffidenza.Un ragazzo di media altezza, dalla postura ingobbita, coperto da vestiti larghi, che nascondevano la maggior parte del suo corpo magro. I capelli biondi scompigliati, con un evidente ricrescita scura sulla parte superiore della testa, gli coprivano in parte gli occhi ambrati, attenti e dai tratti felini. Le labbra sottili erano contorte in un piccolo broncio, e le guance dalla carnagione chiara, erano impercettibilmente gonfiate verso l'esterno. Kenma distolse lo sguardo con un sospiro, allontanandosi dallo specchio. Un senso di disagio forte nel petto.Era passata una settimana dal giorno in cui Kuroo, si era, contro ogni sua aspettativa, dichiarato, in una maniera impacciata che non gli apparteneva. Altrettanto confusamente, Kenma aveva riordinato le idee, capendo proprio davanti a quella confessione, che forse, anche lui provava qualcosa per il maggiore. Quindi, raccolto il coraggio, accettò di entrare in una relazione con colui che aveva sempre considerato come un punto fermo, il suo migliore amico.
Contrariamente alle sue aspettative, tutta la felicità che riteneva sarebbe arrivata, fu sostituita da costanti e dolorose paure.Aveva cominciato a dubitare del suo stesso compagno, frequentemente temendo che tutta la storia del fidanzamento si trattasse di un crudele scherzo a sue spese. A sostenere questa tremenda idea, vi si aggiungeva l'opinione che da tempo si era fatto di se stesso. Si riteneva un ragazzo abbastanza comune, privo di qualità degne di nota. Non era particolarmente attraente, non era esattamente divertente. Certamente Kuroo avrebbe potuto trovare di meglio con molta facilità. Si guardava intorno, scorgeva le figure possenti dei ragazzi dal fisico forte e sempre la battuta pronta, e quello snello e delicato delle ragazze, perennemente dotate di un sorriso smagliante. Vedeva gruppi di liceali schiamazzanti, rincorrersi in giro, e sospirava, pensando a come tutto sarebbe stato più semplice se anche lui fosse stato così.Pur dubitandone fortemente, una piccola parte di se pensava e, soprattutto, sperava, che i sentimenti di Kuroo fossero genuini, che fosse riuscito a trovare del buono, cosa che nemmeno lui stesso era mai riuscito a fare, che avesse veramente visto oltre il carattere silenzioso e difficile che gli apparteneva. Eppure, anche se fosse stato così, non sarebbe riuscito a stare tranquillo. Sarebbe capitato, per un motivo o per un altro, di lasciarsi. Ne aveva sentite, in giro per i corridoi, per strada, dai suoi compagni di squadra, sapeva fosse una cosa frequente, e la temeva. Era tremendamente sicuro che a lui sarebbe successo in breve tempo, e in uno di quei modi in cui la tensione e l'imbarazzo successivi sarebbero stati tali da costringerlo ad allontanarsi definitivamente, perdendo così non solo un compagno, ma anche un amico.
Sospirò, alzando gli occhi al cielo ai suoi stessi pensieri pessimisti, procedendo con le sue attività, tentando di distrarsi. Giunse a fine giornata senza nemmeno rendersene conto. Si ritrovò seduto, ginocchia al petto, mento poggiato su di esse, sulla dura scalinata in pietra che terminava in un limpido fiume, decorato dai vivaci colori del tramonto in corso. Era sempre stato il suo posto preferito, poco affollato, poco conosciuto, dunque silenzioso, che gli concedeva la possibilità di riflettere con calma. Ogni tanto si scorgeva qualche gatto, procedere furtivo alla ricerca di un pasto, che rendeva il tutto migliore. Fissava un punto indefinito nell'acqua, mentre vorticosamente, i suoi pensieri si annodavano nella sua mente, sciogliendosi, per poi legarsi ad altri scompostamente. Si lasciò sfuggire quello che sarebbe potuto essere benissimo il centesimo sospiro della giornata.
D'un tratto, sentì un rumore alla sua sinistra, una figura muoversi, posizionarsi al suo fianco. Kenma non si mosse, sapeva benissimo di chi si trattava. Non parlò, continuò a fissare il fiume, che progressivamente sembrava diventare sempre più interessante. "Conosco quell'espressione. Cosa ti turba?" La voce profonda, con il tipico, sottile, tono scherzoso del suo ragazzo, ruppe il pacifico silenzio che li abbracciava. Non rispose, si limitò a spostare lo sguardo; ora la piccola pianta accanto alla sua scarpa sinistra sembrava estremamente bisognosa d'attenzione. Sul volto di Kuroo apparve un'evidente broncio, la fronte corrucciata, gli intensi occhi neri, fissi sulla figura accartocciata accanto a lui. Si passò una mano nei soffici e disordinati capelli scuri, che gli ricaddero sull'occhio destro dolcemente.
"So che c'è qualcosa che non va, Kenma. Parlamene." Kenma chiuse gli occhi, sapeva che non lo avrebbe lasciato in pace, ignorarlo non sarebbe servito."Perché io?".
Era uscito molto più flebilmente di quanto avrebbe voluto, quasi in un sussurro lontano, e, a dirla tutta, anche molto più sintetico. Ci sarebbero state migliaia di parole rinchiuse nel suo petto che voleva far uscire, avrebbe voluto gridare, dirgli una per una le preoccupazioni. Ma lui non era fatto così, non sarebbe riuscito a farlo nemmeno se vi ci si fosse impegnato. Il silenzio che ricevette, lo spaventò più di tutte le risposte che il maggiore avrebbe potuto formulare. Si voltò, lentamente, a guardarlo. Il ragazzo aveva un sorriso dolce stampato in viso. "Non voglio nessun'altro, se non te". Sembrava che soltanto con quella breve esternazione, Kuroo avesse capito tutto, come se avesse letto chiaramente oltre le parole uscite dalla bocca del biondo, con una facilità che nemmeno Kenma stesso era riuscito ad applicare. Gli occhi dorati si spalancarono, grandi come due fari. Continuò a fissarlo, in silenzio."Non mi importa se sarà difficile, non mi importa se qualcuno dirà qualcosa, non mi importa di nessuno, se non di te. Non potrei desiderare nulla di meglio, e non pensare mai, mai, il contrario." Le guance di Kenma si colorirono, il volto contorto in un espressione di stupore, mentre lentamente, le sue labbra si incurvavano verso l'alto, nel più piccolo dei sorrisi. Erano giorni che non si sentiva così, bastavano veramente così poche parole per convincerlo? Lo sguardo deciso ed incredibilmente serio che si era ritrovato a incrociare, lo spingeva a fidarsi.
Improvvisamente si ritrovò le braccia possenti dell'altro attorno, la testa poggiata sul suo petto, mentre una delle sue mani gli arruffava i capelli. "Ma quanto è adorabile il mio Kenma, tutto preoccupato!" ridacchiava il moro, con tono allegro e scherzoso, nella quale si nascondeva quell'impercettibile malizia che non tutti notano. Kenma, solitamente, lo avrebbe scansato, lanciandogli un'occhiataccia, ma per quella volta lo lasciò fare, ancora con quel sorrisetto in volto. Il petto leggero, finalmente libero.
Angolo del non so nemmeno più io cosa!
Heyla!
Dopo quasi due mesi, riesco finalmente a scrivere qualcosa!
Spero vi godiate questa perla di positivita! :D
Vorrei ringraziare e Otakucat-sama che mi hanno sostenuta durante il periodo di blocco e che mi hanno permesso di riprendere. ly!
Chiedo scusa per eventuali errori grammaticali, o per mancanza di originalità.
Giu.