Da piccoli, quando ci riunivamo, facevamo sempre casino e ci infilavamo nei guai più di chiunque altro.
Tutto il vicinato ci riconceva come dei rompiscatole: giocavamo a pallone tutta la giornata e corravamo fino allo sfinimento, cercavamo avventure in ogni piccola cosa.
Non mancavano i litigi e le ferite dovute da cadute o da agenti esterni: vicino alle nostre case d'infanzia c'erano tantissimi rovi ed ogni volta il pallone, miracolosamente, si salvava all'interno di uno di essi e facevamo a sorte per recuperarlo.
Insomma ne abbiamo fatte di cazzate in passato ma mai quanto quella volta.
Eravamo ancora adolescenti quando ci è venuta la brillante idea di perlustare il bosco senza avvisarlo ai nostri genitori.
Perciò avevamo portato degli zaini contenenti ciascuno degli snacks e bevande varie, essendo il tramonto Amanda aveva pensato di portare delle torce, per sicurezza, come pensa sempre lei.
Era ormai scesa notte e noi ci trovavamo sempre più addentrati nel bosco, quelle torce ci tornavano utili.
Mentre camminavamo il bosco si addensava sempre di più di vegetazione e le uniche fonti di luce erano le nostre torce, che a volte illuminavano gli occhi degli animali notturni del sottobosco.
Improvvisamente ci ritrovavamo ai piedo di un albero alto decine di metri: ci pareva strano, dall'esterno non lo avevamo mai visto.
L'albero era mastodontico e presentava una rientranza giusto davanti a noi.
Eravamo così affascinati dalla sua grandezza che non ci eravamo minimamente accorti che poco prima di un albero vi era un laghetto.
A Giuseppe era caduta la torcia vicino alla sponda, si china per prenderla, ma il terreno cede. Vedendo che Giuseppe non risaliva più io e Kekko andavamo in suo soccorso.
Nel frattempo le ragazze nel panico si affacciano anche loro, cadendo anch'esse nel fantomatico laghetto.