Capitolo 5

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Stiles regala una risata, una vera risata a Derek, il ventesimo giorno.
Derek stava cercando di cucinare qualcosa, mentre il bambino era seduto sul divano con un grosso libro di piante e strani intrugli sulle ginocchia.
Il mananro ha sempre saputo cucinare, ma, non sa come, quel giorno gli stava andando tutto storto. I pomodori si erano bruciati, la pasta era scotta e, infine, la panna del dolce gli era letteralmente esplosa in faccia. Stava borbottando qualcosa sulla sua sfortuna, quando una risata aveva raggiunto le sue orecchie.
Stiles era in ginocchio sul divano, girato verso le cucina e con le braccia appoggiate allo schienale e stava ridendo, indicandolo.
"Volevi- volevi diventare come Babbo Natale?!" gli aveva chiesto, con le lacrime agli occhi.
Derek si era ripulito, gli si era avvicinato e gli aveva fatto il solletico per punirlo.
Stiles aveva riso così tanto da tenersi lo stomaco, piegato in due. Derek non era mai stato così felice da quando aveva rimesso piede a Beacon Hills.
Si erano addormentati su quello stesso divano, dopo cena e dopo aver rivisto Up per l'ennesima volta.

"PORCA ZOZZA!"
Derek sente prima un tonfo e poi l'esclamazione, poi si mette a sedere di scatto.
È passata la terza settimana, ma il mannaro se ne era completamente dimenticato. Per questo, in un primo momento, si stupisce di sentire quella voce un po' meno squillante e di vedere quel corpo decisamente più grande.
"MI SONO FATTO MALISSIMO!" urla ancora Stiles e Derek lo osserva meglio, mentre, quello che ora è un ragazzino, si tiene la fronte che ha probabilmente battuto.
Stiles è cresciuto, ha i capelli molto corti ed è molto più alto del giorno prima. Il suo corpo sta cominciando sicuramente a trasformarsi in quello di un giovane adulto e il suo odore è quasi totalmente coperto da quello dell'Adderall. Solo che qualcosa non va: Stiles a dodici anni non prendeva ancora quella medicina, Scott gli ha assicurato che non avrebbe dovuto comprarne ancora, perché...
"Stiles!" tuona l'alpha, per catturare l'attenzione del ragazzo che smette di lamentarsi e finalmente si volta a guardarlo.
"Quanti anni hai?"
"Ne compio sedici tra un mese. Non urlare, Derek, ho battuto la testa, non hai visto?!"
Quasi sedici anni, l'incantesimo ha saltato una settimana.
E Derek collega alcune cose. Stiles ha l'aspetto completamente uguale al giorno in cui si sono visti nella riserva, quando lui e Scott erano alla ricerca del cadavere di Laura.
"Sourwolf, dimmi che non ho un bubbone rosso sulla fronte. Ti prego, dimmi che sono ancora bellissimo e che Lydia non mi vedrà con un livido sulla fronte!"
Derek nemmeno gli risponde. Si alza, afferra il telefono e chiama Scott.
"Ehi, Scottino!"
È l'accoglienza che Stiles riserva al suo migliore amico, correndogli in contro per abbracciarlo. Derek trattiene un ringhio istintivo alla vista di quel gesto, sentendo la mano di Cora su un braccio e la risatina di suo zio alle sue spalle.

"Quindi io ora ho quasi sedici anni, ma in realtà ne ho quasi ventuno? COSA DIAVOLO STATE DICENDO?"
Stiles sta sbraitando, in piedi, camminando freneticamente per tutto il loft, guardando i suoi amici con sguardo incredulo. È stato Peter a decidere di dirli tutto. In realtà lo ha deciso arbitrariamente dicendo al ragazzo "Ehi, sei vittima di un incantesimo e fino a due settimane fa eri un moccioso" e giustificandosi con Derek, quando questi lo aveva sbattuto contro una parete, dicendo "è il più intelligente, ci serve il suo cervello."
Non che Derek non fosse d'accordo sulle capacità intellettive di Stiles, ma avrebbe usato modi diversi, forse. Sicuramente non avrebbe voluto vedere il suo compagno impazzire, pur avendo ormai appurato che il ragazzo conservava ricordi sul sovrannaturale. Almeno quelli iniziali.
"Stiles" tuona, bloccando la sua frenesia. "Tutto quello che ha detto Peter è vero. Una fottuta strega ti ha reso un bambino, poi un ragazzino e ora un adolescente. So che non ti ricordi nulla del futuro, ma fidati di noi."
"Derek" risponde il ragazzo con lo stesso tono. "Ho capito, ma, cazzo, è assurdo! E perché me? Non potevano far tornare te un sedicenne?!"
"Lui ha già dato" si intromette Peter. "Stiles, ho bisogno che tu ti sieda qui con me, con questi libri davanti e che mi aiuti a capirne di più. Sei intelligente e abbiamo bisogno del tuoi aiuto per risolvere questo problema, okay?"
Derek sbuffa e alza gli occhi al cielo, mentre cerca di frenare un altro ringhio. Non può essere geloso. Non può.
Stiles annuisce, poi si lascia cadere sulla poltrona e sbuffa, annuendo.
"Va bene, vi credo, nonostante il mio cervello stia impazzendo, ma fatemi prima fare colazione!"
Stiles fa colazione, pranza e cena anche, mentre continua a sfogliare libri su libri. Derek ne approfitta epr uscire e fare altre ricerche con i suoi beta e anche per fare la spesa. Si è reso conto che l'appetito del ragazzo è totalmente cambiato e le scorte di cibo non basteranno.
Alle undici di sera, però, tutti sono ormai andati via, ma Stiles è ancora chino su uno dei volumi.
"Stiles, riprendi domani, andiamo a dormire" gli dice, acuotendogli una spalla.
"Non dormo. Sono troppo agitato e non mi avete preso l'Adderall."
"Il farmacista non ce l'ha voluto dare. Non lo prendi da anni e nessun medico te l'ha prescritto" si giustifica ancora il mannaro.
Stiles sbuffa esasperato e frustrato, passandosi le mani tra i capelli corti e sbattendo la fronte sul libro.
"Ahia! Mi fa ancor amale per la botta di stamattina!" esclama, massaggiandosi la fronte.
"Non è rossa, però, non sei sfigurato" lo prende in giro il maggiore. "Dai, a letto."
Il ragazzo sembra essersene convinto e si trascina fino alla camera di Derek, ma si ferma sull'uscio. Derek lo raggiunge e si ferma alle sue spalle.
"Cosa c'è che non va?" chiede.
"Devo dormire qui con te?" risponde con una domanda Stiles, indicando il letto a due piazze al centro della stanza.
"Lo fai da quando sei qui" gli risponde l'alpha, facendo spallucce e sorpassandolo, ma Stiles non accenna nessun movimento.
"Io non dormo sul divano, quindi, se non vuoi dormire con me, ci vai tu" è tutto quello che dice Derek, prima di stendersi. Sente i passi di Stiles che si allontana e lo scricchiolare del divano, poi si lascia cullare dal suo respiro.
È il terzo giorno che Derek si sveglia e trova Stiles davanti ai fornelli, alle sei del mattino, mentre il bacon sfrigola in padella. E le occhiaie del ragazzo sono sempre più evidenti.
"Puoi andare a dormire a casa tua" gli dice, senza nemmeno salutarlo.
Stiles si volta a guardarlo, anche un po' spaventato.
"Hai visto tuo padre ieri, ti ricordi di lui no? Anche se è un po' più vecchio. Magari ti fa bene" ritenta Derek.
Stiles si rigira e continua a cucinare, senza rispondergli. Derek si siede al bancone e aspetta, come le altre mattine, che la sua colazione sia pronta.
Stiles gli mette davanti un piatto fin troppo colmo, poi si siede di fronte a lui.
"Sì, potrei provarci, hai ragione."

Quando Stiles e Scott si chiudono la porta del loft alle spalle, lasciando Derek da solo, il silenzio è assordante.
Derek rifiuta le chiamate di Jane e di Vincent, ordina a sua sorella di non raggiungerlo e scaccia due volte suo zio che è andato lì senza avvisarlo.
"Derek, hai bisogno della tua famiglia" aveva detto, ma Derek gli aveva comunque chiuso la porta in faccia.
Ora è sullo sgabello della cucina, con un bicchiere d'acqua davanti e con i piedi nudi sul pavimento freddo. Sono le due di notte e non riesce a chiudere occhi. Non si interroga nemmeno sul motivo, lo conosce benissimo.
Posa il bicchiere nel lavandino e decide di rimettersi a letto, ma, mentre passa davanti al portone, si blocca.
"Entra" dice ad uno Stiles in tuta che si sta mangiucchiando le unghie e che è troppo agitato.
Il ragazzo fa qualche passo, poi entra, camminando più deciso, diretto verso la camera da letto.
Derek lo segue, e lo trova già seduto sul letto. Si appoggia allo stipite e inarca un sopracciglio, interrogativo.
"Quando mi sono svegliato ed eravamo sul divano, ero aggrovigliato a me e la mia faccia era a due centimetri dalla mia e...e sei un bel ragazzo, Derek, lo sai, no?! E io ho quasi sedici anni e sai, gli ormoni, i porno, i pensieri impuri!"
"Ti sei eccitato? Per questo sei rotolato giù?" chiede Derek, cominciando già a sorridere.
"Non ridere! È normale! Vuol dire che sono in salute! Però non riesco a dormeire, se non ci sei, quindi...se domani mi sveglio nelle stesse condizioni, fai finta di niente!"
Derek scuote la testa, sorrridendo ancora, ma fa qualche passo e si avvicina al letto, mettendosi di fronte a Stiles e appoggiandogli le mani sulle spalle.
"Promesso, ora dormi" gli ordina, spingendolo all'indietro, per poi fare il giro del letto e sdraiarsi dall'altro lato.
Sente Stiles borbottare qualcosa che suona come un "Così non aiuti", ma decide di non continuare quella discussione.
Derek si addormenta solo quando il respiro dell'altro diventa regolare.

Un piccolo, piccolo incantesimo | SterekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora