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Dopo la fine della pausa pranzo mi ritrovai un piccolo bigliettino sul banco, così lo aprii e lessi ciò che vi era stato scritto.

"A fine scuola dietro l'edificio, sbrigati.

M"

Capii subito che fosse stato Mingi a scrivermi quel biglietto, così lo strappai all'istante prima che qualcuno potesse rubarmelo dalle mani per leggerlo.

Durante l'ultima ora Mingi non fu in classe, era la prima volta che lo vedevo saltare un'ora, ma era pur sempre un biker, era già tanto che non avesse saltato le prime due ore.
Quando suonò la campanella che significava la fine della giornata scolastica mi catapultai fuori dalla classe, stando attento a non farmi seguire, così raggiungendo il dietro dell'edificio scolastico.
Scoprii con piacere che non vi fosse nessuno oltre Mingi dietro la scuola.
Appena Mingi mi vide si tolse il giubbotto tirandomelo poi addosso.
Rimasi come uno stupido per qualche secondo a fissare il giubbotto, non capendo.
-Infilalo, per non destare sospetti- disse ridendo guardando la mia faccia confusa.
Poco dopo Mingi mi diede anche un casco da infilare, così non esitai un attimo di più.
Salii in sella e Mingi subito iniziò a correre con la moto.
Passammo davanti all'edificio scolastico, proprio dove erano i parcheggi per gli alunni, ma nessuno ci guardò più di tanto, alla fine alla guida vi era Mingi, mentre io avevo indosso dei jeans neri, delle semplici scarpe bianche e una giacca di pelle.
La mia faccia non era visibile grazie anche al casco, così tranquillamente ce ne andammo per la nostra strada senza che nessuno potesse pensare male o riconoscermi.
Per fortuna non vidi nemmeno Bonhwa, così fui sicuro di non esser stato riconosciuto.
-

Vai più piano!- urlai reggendomi al petto del verde, impaurito dalla velocità a cui stavamo andando.
Mingi sembrava molto sicuro di sé, rideva come un pazzo mentre io continuava ad urlare ad ogni curva.
-Mai salito su una moto?- chiese divertito, allora io urlai la mia risposta a squarcia gola.
-NO! E NON PROVARE PIÙ A DIRMI DI VENIRCI!-

Quando arrivammo davanti alla casa lui mi fece scendere dalla moto, poi parcheggiò e venne vicino a me, aprendo prima il cancello che introduceva ad un piccolo vialetto ed infine la porta di casa.
-Eccoci a casa mia- disse quasi felicemente, facendo un buffo movimento con le braccia per introdurmi nell'abitazione con eleganza.
Mi fece solamente adocchiare il salone per poco, poi andammo in camera sua.
Durante il tragitto restituii la giacca al suo legittimo proprietario.
Non appena entrammo nella sua camera lui si sdraiò sul letto con un rumoroso verso di piacere.
-Cos'era? Non ti sdrai su un letto da quanto? Poche ore?- scherzai, lui rise un po', poi si tirò a sedere.
-Se proprio vuoi saperlo, qui ci dorme mia madre, io sto sul divano la notte anche se di giorno passo il tempo qui- rispose più serio, massaggiandosi la schiena con la fronte corrugata, forse un po' dolorante.
-Come mai?- feci io di rimando.
-La camera dei miei mia madre non vuole usarla da quando è morto mio padre, così non appena ho scoperto che passasse le notti sul divano l'ho convinta a fare a cambio di "letto", è proprio per questo che mi fa spesso male la schiena, come ora, dannazione...- disse gemendo piano.
Lo guardai più serio, poi mi avvicinai al letto e mi misi a sedere dietro di lui.
Il verde rimase fermo, ma non appena toccai la sua schiena da sopra il chiodo lui sobbalzò un po' sorpreso.
-È tutto ok, togliti il chiodo- dissi, così subito lui fece come avevo detto, lasciando in bella vista i muscoli contratti sotto il tessuto leggero della sua maglietta.
Toccai delicatamente la sua schiena, poi gli tolsi di dosso la sua maglietta dopo aver avuto il suo consenso.
Iniziai a toccare la sua schiena in più punti per capire dove gli facesse male di preciso, poi, una volta capito, cominciai a massaggiare la sua schiena.
Continuai a massaggiargli la schiena mentre ammiravo la sua pelle liscia ed i suoi muscoli.
Dopo un po', quando finii di massaggiargli la parte dolorante del suo corpo, baciai la sua schiena in più punti, dolcemente, piano, senza esagerare.
Lui restò fermo tutto il tempo, non mosse un mignolo fino a quando non feci per alzarmi, infatti in quello stesso istante lui si girò di scatto e mi buttò a pancia in su sul letto, sorprendendomi.
Ci guardammo negli occhi per infiniti secondi, poi feci per liberarmi, ma lui bloccò giocosamente le mie mani ai lati della mia testa.
Guardai le sue labbra, rosse più del solito, poi lui sembrò capire cosa volessi e si avvicinò piano al mio volto fino a quando le nostre labbra non si sfiorarono.
Io distrussi la distanza che ci separava per lasciarci andare fuori di testa per l'altro in un bacio pieno di passione.
Portai le braccia intorno al suo collo quando lasciò andare la presa sui miei polsi.
Lentamente il bacio diventò sempre più gentile e dolce, cosa che reputai impossibile, ma fui felice di sapere che il primo obiettivo del verde non fosse il sesso.
Passai lentamente le mani sul petto nudo di Mingi, lasciandomi andare ai suoi baci sul collo.
Sapevo che lui non avesse intenzione di fare sesso, ma sentii dentro di me il dovere di provocarlo, così scambiai le nostre posizioni, così mi ritrovai a cavalcioni sopra il cavallo dei suoi pantaloni.
Lui mi guardò sorpreso, io ridacchiai in risposta, facendolo sorridere.
Mi abbassai baciandogli il petto sfiorandolo appena con le labbra, poi usai la lingua per lasciare una leggerissima scia umida dalle sue clavicole ai suoi pantaloni.
Lui lasciò scappare dalle sue labbra un piccolo verso di piacere che mi fece sentire fiero di me, era pur sempre la prima volta che stessi facendo cose del genere.
Lui portò le mani suoi miei fianchi stringendoli e facendomi gemere piano.
Non sapevo perché, ma il contatto fisico con Mingi mi faceva impazzire, eppure non mi era mai piaciuto più di tanto stare molto a contatto con gli altri.
Mi balenò in testa un'idea, così posai le mani sul suo petto, poi lentamente iniziai a muovermi facendo sfiorare appena le nostre intimità attraverso i vestiti.
Andammo avanti così per forse un minuto o due, poi Mingi portò una mano sul cavallo dei miei pantaloni facendomi gemere forte una volta che tastò da sopra i miei pantaloni.
Come in un attimo Mingi spalancò gli occhi dopo che io gemetti, così riportò le mani sui miei fanchi facendomi fermare.
-B-basta, va bene così. Non andiamo troppo velocemente- disse stringendo forte la mia pelle, come a dirmi di non andare avanti in quello che stessimo facendo, nonostante il suo corpo stesse dicendo tutto il contrario.
Decisi di ascoltare Mingi, così scesi da sopra di lui e mi sdraiai accanto a lui, ridendo piano.

ᴏᴘᴘᴏꜱɪᴛᴇꜱ | ʏᴜɴɢɪDove le storie prendono vita. Scoprilo ora