Capitolo 6

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Fragola.

La prima volta che incontrai Yumi Fuchiko lei indossava un rossetto color fragola.

Come nella foto che avevo trovato nel fascicolo del caso, aveva un caschetto perfetto e biondo.

Gli occhi erano sì piccoli, ma a vederla più da vicino non sembravano marroni, quanto verdi.

Scuri, però, se non esposti alla luce naturale del sole.

Quando suonammo il campanello della casa e lei ci aprì la porta con la mano destra, la mano sinistra reggeva il suo telefonino vicino l'orecchio.

Ci fece un cenno per invitarci ad entrare mentre concludeva la chiamata.

In quel minuto di attesa non potei far a meno di guardare il mio partner.

Il viaggio in auto era stato incredibilmente tranquillo.

Kageyama aveva guidato e non si era distratto per dirmi qualcosa più di un paio di volte.

Avrei voluto accendere la radio per coprire il silenzio insopportabile, ma avevo paura che avrebbe iniziato ad urlarmi contro.

Da qualche ora lui era stato taciturno, non molto diverso dal solito, certo, ma mi aveva risparmiato da qualsiasi offesa o commento sarcastico.

Il suo comportamento era quasi decente, anche se la sensazione di essere completamente ignorati non era affatto piacevole.

Comunque, non persi molto tempo per riflettere su certe stupidaggini, perché rapidamente la signorina Fuchiko congedò il suo interlocutore a telefono e ci rivolse tutta la sua attenzione.

<<Prego, entrate pure agenti, non rimaniamo fermi all'ingresso. Scusatemi se sono stata scortese, ma era una chiamata importante>>

<<Non si preoccupi signorina, capiamo assolutamente>>
Io le risposi in modo cordiale, con un piccolo sorriso.
Kageyama fece solo un piccolo cenno con la testa, troppo impegnato a guardarsi intorno per poter parlare.

Non mi sembrò un comportamento molto educato, ma pensai che il mio collega fosse in cerca di qualche indizio.

Quello che avevo imparato nel mio lavoro è che bisogna sempre essere ligi al dovere, senza perdere di vista il proprio obiettivo.
È importante anche avere umanità e non dimenticare di star lavorando con esseri umani, che hanno perso la vita o i propri cari.

In questo, Kageyama, falliva parecchie volte.
Capitava, però, che io a volte fossi troppo empatico.

I miei superiori mi hanno sempre detto di non farmi coinvolgere troppo nei casi, sopratutto per quanto riguarda l'aspetto emotivo.

Non posso dire di aver accolto questo consiglio, che in realtà era più simile ad un ordine, molto volentieri.

Per questo stesso motivo, mi sono sia trovato in brutte situazioni e sia sono venuto a conoscenza di dettagli molto importanti per le risoluzioni dei casi.

<<Sono felice che siamo riusciti ad incontrarci così presto signori. Purtroppo io abito lontano da qui e avrei davvero bisogno di tornare a casa e a lavoro. Mi è già stato riferito che non dovrei allontanarmi dalla città nel prossimo futuro, ma adesso credo che voi possiate venirmi incontro vero?>>

Quella domanda mi lasciò allibito.

Suo padre era stato...ucciso, in modo misterioso e sospetto e lei si era preoccupata di chiarire sin da subito che la sua priorità fosse la carriera.

Non è mai giusto giudicare senza conoscere una persona e il modo in cui possa dimostrare il proprio dolore, ma io rimasi quasi di sasso e non riuscii neanche a rispondere.

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