Capitolo 2

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Mal di stomaco.

Avevo un tremendo mal di stomaco.

Ovviamente causato dall'ansia, poiché non avevo messo niente sotto i denti dalla sera precedente.

In effetti sentivo anche un leggero languorino, ma quei zaffiri (sprecati sul volto di una persona simile) sembravano scattare e analizzare ogni mio minimo movimento, giudicandolo.

Kageyama ormai stava guardando il menù da quasi due minuti, mentre io avevo ordinato una bottiglia d'acqua.

Se avessi tenuto occupata la bocca magari avrei evitato di dire idiozie.

Però non eravamo lì solo per mangiare ed ignorarci.

Io desideravo davvero sapere il caso che ci era stato affidato ed ero anche tremendamente infastidito dal fatto che lui sapesse già tutto e se ne stesse approfittando.

Sapevo che non saremmo durati più di qualche giorno, avremmo provato ad ammazzarci a vicenda molto prima.

Provai a prendere una gran boccata d'aria ed a farmi coraggio, ma venni bruscamente interrotto:

<<Il caso Fuchiko richiede molta serietà e intuizione, agente Hinata. Per questo proprio non mi spiego come abbiano potuto affidarmi proprio te, per collaborare nella risoluzione>>

Era una provocazione, palesemente.

Non dovevo reagire, dovevo cercare di controllarmi, mettendo da parte la fame, la rabbia e le lacrime di frustrazione.

Kageyama stava provando a demoralizzarmi per lasciarmi fuori dai giochi, ma non glielo avrei permesso.

<<È-è il nostro lavoro, quindi dimmi tutto ciò che è necessario sapere!>>

Forse non ero stato tanto minaccioso ed autoritario come avrei voluto essere, ma dovevo accontentarmi.

Kageyama intanto chiamò una cameriera e fece il suo ordine, poi lei si rivolse anche a me, ma per qualche stupida ragione scossi la testa e lei si allontanò.

Cavolo, stavo morendo di fame...

Il corvino di fronte a me non si scompose minimamente per il mio comportamento bizzarro e continuando a sfoggiare quell'aria superiore e scocciata iniziò finalmente  parlare:

<<Hiseo Fuchiko, la vittima, aveva sessantaquattro anni ed era in pensione dopo una carriera da infermiere>>

Kageyama si prese una piccola pausa, per estrarre dalla sua borsa dei fascicoli che mi allungò.
Al suo interno, trovai una foto di un signore non più tanto giovane, dal sorriso sincero, gli occhi scuri e i pochi capelli bianchi.

<<Ha lavorato per molti anni - continuò il mio collega - ma un infortunio al ginocchio lo ha costretto a letto per un lungo periodo, dopo il quale ha deciso di dedicarsi alla cura del giardino della sua defunta moglie, scomparsa circa venti anni fa a causa di una malattia.

L'unico parente ancora in vita e con il quale aveva ancora dei rapporti era l'unica figlia, Yumi Fuchiko.
Lei ha ventinove anni e da poco esercita la sua professione di avvocato penalista nel suo studio privato fuori città.

Non è sposata, non ha figli, ma convive e quasi tre volte alla settimana veniva a trovare suo padre>>

Nel fascicolo trovai anche una foto di una donna, ancora giovane, bionda e dai piccoli occhi color cioccolato.

<<È stata lei a trovare suo padre ormai deceduto, riverso sul tappeto nel loro salone.
Ha immediatamente chiamato la polizia, che ha confermato l'omicidio, studiando che la morte è stata causata da un solo sparo, il cui proiettile aveva colpito direttamente il cuore>>

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