Pioveva a dirotto, sembrava che non volesse fermarsi e guardava fuori dalle vetrate del suo ufficio, con gli occhi puntati sul mondo di New York come se lo avesse fra le mani; il controllo che esercitava poteva davvero cambiare la vita agli americani? In parte si, in parte no. Forse era più si che no, ma solo perché era lui, o forse era tendente al no, perché da dentro un lussuoso luogo posto troppo in alto non aveva per il momento voglia di scuotere la città. Si passò le mani fra i capelli, erano colorati di sfumature rosse, bianche e blu, non c'era minimo segno che questi subissero il colore, ne che sotto vi fosse ricrescita, anzi sembravano davvero naturali come se fosse ovvio che dovevano essere così. Aveva gli occhi blu, di un colore elettrico, vivo che spesso veniva coperto da degli occhiali da sole, anche quando non c'era bisogno. Vestiva casual, come gli andava c'erano volte che lo si vedeva con giacca di pelle, jeans e anfibi, altre con una giacca da aviatore, altre ancora si metteva perfino elegante. Come gli andava indossava e nessuno giudicava o provava ad aprire bocca, l'ultimo che ci aveva provato si era ritrovato due coltelli al posto degli occhi, quindi era facilmente deducibile che tutti avessero ben imparato a stare zitti.
Si morse le labbra. Lo faceva abbastanza spesso, ma non era la situazione giusta, no, non stava guardando un bel culo di un bell'uomo o un bel pontile di una bella donna, era fisso nel pensiero che qualcosa sarebbe successo quel giorno e seppur gli sarebbe piaciuto evitare, visto che finalmente con gli altri "Countries" aveva trovato un fragile, ma funzionante equilibrio, anche se non mancavano piccoli battibecchi di vario genere, soprattutto quando di mezzo c'erano traffici di armi o di stupefacenti, lì diventano davvero nervosi.
Quel giorno aveva deciso di indossare dei pantaloni a stampo militare, degli anfibi, una maglia nera sotto e la sua fedele giacca da aviatore sopra, chiuse alcuni documenti che aveva appoggiato sul legno e li mise dentro un cassetto. Si sistemò sulla sedia reclinabile di pelle nera con gli stivali appoggiati alla scrivania intento a dondolarsi, aveva i suoi occhiali abbassati e sospirò pesantemente, accendendosi una sigaretta per concendersi altri pensieri, quando dalla porta entrò un uomo col fiatone di chi aveva corso la maratona, l'uomo con gli occhiali neri tirò fuori la pistola e la puntò, dritta alla tempia pronto a fare fuoco.
《Signor America! Non spari! Sono io, mi scusi di non aver bussato, ma è davvero importante!》
Disse tenendosi il petto con degli ansimi, mentre lo guardava terrorizzato del pensiero della morte troppo vicina, America abbassò la pistola rimettendola nella fondina che aveva nascosta sotto la giacca.
《Spero lo sia davvero.》
Rispose alzandosi e facendo cenno di portarlo al problema così importante, sospirò il fumo dal naso, mentre l'uomo dopo averlo ringraziato innumerevoli volte per la vita risparmiata uscì dall'ufficio privato dell'americano.Si misero dentro un ascensore, America possedeva un palazzo di modeste dimensioni, all'ultimo piano vi era il suo ufficio privato dove passava buona parte del tempo; i piani scendevano e il silenzio dell'ascensore cominciò a stargli stretto.
《Caro..》
cominciò calmo l'americano che aveva i pugni chiusi, mani foderate da guanti senza dita neri, il povero scagnozzo si girò concludendo mentalmente la sua preghiera.
《Posso sapere che succede? O devo dedurre che sia un party a sorpresa per il mio fottuto compleanno? Che per l'esattezza è passato da circa quattro mesi?》
Sibilò ora più pungente, tagliente e voglioso di sapere cosa stesse succedendo, non era roba da tutti i giorni trovarsi un uomo così giovane, in pieno panico dentro l'ufficio che pregava per la vita e di essere seguito.
《S-signore... -degluti forzatamente, sperando di non ricevere nessun proiettile, America era famoso per il grilletto facile- .. vede io non posso dirglielo, non me l'hanno spiegato, mi hanno detto solo di farla venire al piano per le conferenze, la prego di perdonarmi..》
Provò quasi pena per un uomo tanto spaventato, beh quasi era il termine esatto, in verità non gli fregava molto, ma uccidere un suo lavoratore era sbagliato e controproducente perciò decise di annuire e consigliare semplicemente di calmarsi. Cosa che venne apprezzata.Mise piede dentro la sala adebita a punto per le conferenze, era semplice, ma elegante, con i muri bianchi e al centro un tavolo di vetro opaco ernome ornato di tante sedie nere, America si sedette a capo tavola, come solito era fare e spense la sigaretta ormai finita dentro un piccolo posacenere che aveva chiesto in precedenza. Guardò il gigantesco schermo davanti a sé e il portatile appoggiato al tavolo, non unico elemento presente, vi erano anche dei fogli, probabilmente stampati. Guardò confuso il tutto.
《Che storia è questa?》
chiese a se stesso più che altro e appena vide arrivargli una videochiamata accettò.
《Hello, America》
si mise una mano sul viso, la sua giornata stava peggiorando se in chiamata aveva davvero Uk, con quel suo stupido accento snob e la sua mania per il thè, come per la puntualità, maniacale pensò.
《Ehy, Uk, come te la passi?》
Una lunga giornata si prospettava.Okay, si devo smetterla di pubblicare troiate, but this, è un po' più complicata e ho deciso di non renderla una semplice one shot. Spero vi piaccia! ♡
Come al solito avverto che non ci sarà un aggiornamento fisso. Scusate non riesco a darmi del tempo per pubblicare, grazie ancora!♡
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Who are you?
Fanfiction◇AU ◇Rusame ◇boy x boy dove i countryhumans sono semplici umani. Senza nome, senza dubbi, senza paura e senza rimpianti, l'unica cosa che ti caratterizza e non ti lascia cadere nell'anonimato è un soprannome e una nazionalità. Non dire mai chi sei v...