III

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Intanto in Russia, un uomo si stava decisamente scaldando, seppur fosse conosciuto anche come uno decisamente gelido più simile alla Siberia che al vulcano che in quel momento era.

Un forte suono di qualcosa di rotto, l'uomo di origini russe aveva distrutto una sedia e non ne voleva sapere di calmarsi, dovette prendersi la testa fra le mani per impedirsi di fare altri danni, mentalmente cominciò a contare,
《 Один...》
Cominciò, facendo scivolare le dita dentro il cappello e tirandosi i capelli, stringendo i denti.
《 два...》
Quella scritta, come si era permesso di incidere la pelle di quella donna? Come si era permesso di spogliarla e di coprirla con quella bandiera, chi era per farlo!?
《 три..》
No, no cazzo l'avrebbe squartato, con tutta la sua forza nessuno doveva permettersi di toccare Bielorussia. Strinse ancora di più i pugni, la gamba destra tremava, un minimo movimento e avrebbe cominciato a correre per chilometri in mezzo alla neve.
《 четыре!!!》
Disse innervosito, tiró l'ennesimo pesante pugno alla scrivania, questa pericolosamente prendeva a tremare come se non ne potesse più dell'ira del russo.
Si tolse l'Ushanka, era di un colore scuro, marrone ma la parte intera era più chiara sembrava una nocciola, lo osservò un attimo passando un dito sulla stella rossa attaccata alla parte frontale. Si mise seduto sull'unica sedia interna, si morse le labbra dalla rabbia, era tormentato da quel sentimento e si sentiva dilagnato dalla consapevolezza che finché non avesse ragionato con la testa non avrebbe risolto niente, doveva staccare la spina a quei sentimenti così forti e così mortali per sé e per chiunque avesse a che fare con lui.
L'uomo si chiamava Russia, al contrario di quanto si potesse pensare non aveva colori fra i capelli a distinguerlo, quei ciuffi erano completamente bianchi di un bianco puro, anche la sua pelle era chiara, non esageratamente da sembrare un cadavere e gli occhi erano azzurri, come il ghiaccio e taglienti come lame. Aveva ricevuto la notizia della morte quasi subito ed era finito così ad arrabbiarsi come un pazzo per il dolore, ma seppur Russia avesse la fama di temibile e gelido uomo, aveva segretamente riservato una parte del cuore per quelle persone a lui speciali, fra queste c'erano quelli che chiamava fratelli: Ucraina e Bielorussia era quelli a cui era più affezionato, seppur col primo finisse facilmente a litigare non voleva dire che non avessero un rapporto di protezione reciproca, non si erano ancora telefonati lui e il "fratello" -se ve lo state chiedendo, no, non di sangue da quanto si sa- non sapeva nemmeno come svolgere un funerale, se fare un funerale non...non sapeva un cazzo il russo ed era una cosa che decisamente odiava: brancolare perduto nel buio.

Si prese dalla tasca del cappotto scuro il pacchetto di sigarette lesse l'avvertenze scritte in russo: il fumo uccide, fece un amara risata, molte cose uccidevano eppure non avevano avvertenze, l'accesse con uno zippo d'acciaio, con sopra la falce e il martello comunista, nostalgico dicevano.
Ne prese una delicatamente e l'accesse osservando la fiamma ballare flebilmente contro il tabacco, poi inspirò e guardò la foto che teneva dentro l'ushanka nascosta, erano lui, Bielorussia e Ucraina, per una volta riuniti e sorridenti, non si ricordava nemmeno quando era stata scattata e perché erano così sorridenti, chissà perché le cose migliori sfumavano così.

Russia era stufo di pensare, era un uomo d'azione e voleva assolutamente mettersi in moto, si alzò ordinò che quel cazzo d'ufficio venisse fatto sistemare, scese e uscì fuori dall'edificio, si mise sotto la neve che cadeva imbiancando il suo cappotto scuro, guardò in alto domandandosi poi cosa esattamente avrebbe fatto e intanto vide una macchina arrivare, la targa era illeggibile e la vide parcheggiare, aspettò prima di sparare, ma si mise una mano in tasca ed estrasse la pistola.
《È così che saluti Roski?》
Chiese una voce irritante, dall'accento fortemente americano, dopo pocò uscì l'uomo che voleva evitare, era vestito pesante e sembrava avere pure freddo, inutile sacco di olio fritto.
《Americano, speravano di evitarti.》
Rispose il russo e sospirando entró, sapendo di essere seguito, mise via la pistola anche se avrebbe voluto aprirgli un buco in mezzo agli occhi.

《Fammi capire bene.. tu vorresti collaborare con me per trovare l'assassino? E che ti dice che io accetti?》
Russia era sorpreso e la domanda era lecita, il suo tono di voce era serio e aveva davanti a sé America, separati solo da uno stupido tavolo che uno dei due avrebbe tranquillamente potuto ribaltare per prendersi per il collo; si stavano guardando intensamente negli occhi come se potessero comunicare attraverso essi, peccato che ne potevano e ne volevano. America tenne fra le dita di una mano una sigaretta, sulla testa i suoi occhiali da sole e osservava l'uomo sovietico, aveva delle occhiaie marcate segno che il sonno gli era stato tormentato e le nocche erano rosse, un paio pure sanguinanti.
《Perché so che vogliamo la stessa cosa, anzi che ostacolarci ci aiutiamo e troviamo prima il bastardo, lo uccidiamo e torniamo alle nostre vite com'è giusto che sia.》
America aveva ghignato e i suoi occhi blu zampillavano di fulminea tensione, Russia stava per rispondere, ma America lo interruppe.
《 siamo più simili di quanto pensi, Australia per me era un caro compagno, per te Bielorussia era una sorella e non dormirai finché non saprai di averla giustamente vendicata! Ammettilo Russia. Bruci di smania per uccidere.》
mentre parlava America si era alzato e aveva raggiunto Russia, si erano guardati bene, anche il russo si era alzato ed era silenzioso, si strinsero le mani.
《 spero tu abbia un piano, Americano.》
Rispose il russo alla fine con un soffio gelido sul viso dell'occidentale.
《Io ho sempre un piano, hai mai sentito dire di Batman senza un'idea geniale in mente? 》
rispose sorridente l'americano vittorioso.

Secondo me finirà in pagliacciata.
Raga la quarantena mi fa perdere voglia di scrivere per fortuna. Almeno smetto di torturare personaggi fantastici :D

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