Capitolo secondo: Myda

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CAPITOLO 2:                MYDA

Sognavo Maya.

Ero disteso con lei su un campo verde, dove i fili d’erba bagnati dalla rugiada del mattino, le si attorcigliavano alle braccia e alle caviglie.

Mi sorrise e quegli occhi di ghiaccio che mi fissavano, presero una sfumatura verde, visto che riflettevano il prato.

Meravigliosi.

Mentre ci guardavamo, mi accarezzò una guancia.

In mezzo ai suoi capelli stupendi, cominciarono a nascere boccioli di margherite viola con sfumature bianche attorno al pistillo e le formarono una corona. 

La natura l’amava.

Provai ad accarezzarle una guancia ma mi sentivo pesante, non riuscivo a muovermi. 

La quiete del sogno non sembrava reale. 

Ad un certo punto, Maya divenne trasparente come le iridi cristalline dei suoi occhi e quando una leggera brezza ci avvolse, si frantumò in mille piccole schegge che si sparpagliarono sul prato. 

Ero rimasto solo, con l’erba che mi si avvinghiava al corpo e mi opprimeva, non riuscivo a respirare, ero intrappolato e non avevo scampo.

Sgranai gli occhi e respirai un paio di volte profondamente.

Il cuore mi batteva parecchio forte e l’aria mi moriva in gola, dovetti fare uno sforzo consistente per tentare di respirare lentamente. 

Maya dormiva pesantemente accanto a me. Era al sicuro. Ringraziai Eyria che fosse soltanto un brutto sogno e stetti ancora un attimo a godermi il tepore delle lenzuola. Mi sentivo confuso, frastornato, anche un po’ disorientato. 

I raggi del sole rischiaravano l’ambiente, doveva essere prima mattina.

Mi balenò in mente l’importanza di quel giorno che avevo tanto atteso: il giorno delle nozze. 

Oh, Eyria soltanto poteva sapere quant’ero nervoso anche se riuscivo a non darlo a vedere. Doveva essere tutto perfetto, per rendere Maya felice.

Con il sorriso stampato in faccia, le diedi un bacio sulla fronte, era stupenda anche nel sonno. Le sue labbra rosse erano leggermente dischiuse e le guance le si erano colorate di sfumature intense di rosa. I suoi lunghi capelli viola le si spargevano attorno al viso come una pozza. Dormiva stesa a pancia in giù, con la testa appoggiata su un braccio. La vestaglia bianca leggera che aveva addosso la faceva sembrare simile ad una nuvola candida. Contemplai un istante la sua bellezza naturale e, in seguito, in meno di una manciata di secondi, indossai i pantaloni blu cobalto e feci colazione con della buona frutta fresca e un bicchiere di latte. 

Dopo il secondo boccone di mela rossa, l’agitazione era tale che non continuai a mangiare. Avrei voluto ridere all’impazzata per poi correre. Era una sensazione strana.

Mi preparai al matrimonio che si sarebbe celebrato a mezza mattinata, quindi misi una cavigliera di conchiglie, delle cinturine sottili di pelle al bacino dalle quali pendevano delle lunghe piume e uscii dalla capanna.

Ero teso come una corda.

Come ogni giorno, Keendel anche di prima mattina era di guardia. 

“Buon giorno capo! Allora, è il gran giorno, va tutto bene?” mi chiese scrutandomi con quegli occhi verdi, mentre i capelli biondi sembravano avessero intrappolato i caldi raggi di sole. 

“Sì, va tutto benissimo. A che punto sono le ragazze?” gli domandai, guardando in direzione della strada principale del villaggio davanti a noi che si scorgeva dal balconcino della mia capanna. 

Ishna- MetamorfosiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora