Incipit storie rosa * Regency e contemporanee

Incipit di "Un libertino per marito"

Se per molte madri di fanciulle era verità universalmente riconosciuta che uno scapolo provvisto di beni di fortuna dovesse sentire il bisogno di ammogliarsi, non tutti gli scapoli la pensavano nello stesso modo. Alcuni, come per esempio Richard Slyfeel, marchese di Arlinbourne, provavano, infatti, il bisogno diametralmente opposto.

Quella sera, rientrando nella sua residenza di Albensea Park dal ricevimento della viscontessa Mowford era davvero esasperato. Si diresse a passi lunghi verso la biblioteca, congedando Anthony Fenn, il maggiordomo, che gli era andato incontro: «Andate pure a dormire, non ho bisogno di nessuno.»

«Sta bene. Buona notte milord» rispose l'altro. Era chiaro che il marchese era di cattivo umore e voleva essere lasciato solo. Non c'era neppure bisogno di chiedergli se volesse bere: nella biblioteca c'era un mobile contenente diverse bottiglie con i suoi liquori preferiti, cioè whisky distillato in varie annate, whisky prodotto in diverse regioni e ancora whisky.

Richard sbatté la porta e, come il maggiordomo aveva immaginato, prese la prima delle bottiglie che gli capitò sotto mano e riempì un bicchiere quasi fino all'orlo. Lo afferrò poi con tale irruenza che il liquido traboccò sul piano del mobile.

«Al diavolo» imprecò.

E non era solo al liquore sul legno che si riferiva, quanto, soprattutto, a quello che gli accadeva sempre più spesso durante gli eventi mondani a cui partecipava, quando si trovava a essere, suo malgrado, l'obiettivo principale delle famiglie con figlie nubili, nonché di molte delle stesse figlie nubili.

A nulla valeva il suo mostrarsi scontroso e riservato nei confronti delle fanciulle, anzi. I suoi trascorsi, se non proprio di libertino sfrenato nemmeno di giovanotto troppo rispettabile, precedenti il periodo passato sul continente a combattere, lo qualificavano, evidentemente, come un uomo di esperienza oltre che un perfetto gentiluomo cui consegnare la fanciulla di casa. Da parte loro le signorine, oltre a non disprezzare le sue ricchezze, lo trovavano affascinante, sia per il fisico prestante, il volto dai tratti decisi, i capelli neri e gli occhi azzurro ghiaccio, che per la fama che si era fatto negli anni giovanili e che stuzzicava le loro fantasie e la loro curiosità, nonostante le relazioni, vere e presunte, che continuavano a essergli attribuite.

Fino ad allora, sia pure con un po' di fastidio, Richard aveva ignorato ogni allusione al suo stato di scapolo bisognoso di una compagna, ma quanto era accaduto quella sera aveva passato il segno ed esaurito la sua pazienza. Era stato, infatti, solo grazie al suo intuito e alla sua prudenza che era riuscito a sventare il piano ordito da Miss Willough e sua madre. Le due avevano creato una situazione in cui la ragazza avrebbe dovuto essere sorpresa con lui in atteggiamento e luogo compromettente. Nelle intenzioni delle due, questo lo avrebbe costretto a nozze riparatrici. Lui, però, non avrebbe ceduto e si sarebbe rifiutato di sposarla, quindi sarebbero nate un sacco di noie, magari perfino un duello. Non che avesse paura di battersi, ma aveva visto abbastanza morti e feriti in battaglia e non desiderava provocarne altri per un motivo così idiota come qualcosa che considerava una stupida convenzione sociale.

Voleva solo stare tranquillo, senza nulla che turbasse l'equilibrio che aveva riconquistato dopo essere tornato dalla guerra contro Napoleone.

Durante la giovinezza aveva vissuto senza porsi troppi problemi, eccettuati quelli derivanti da condizioni economiche tutt'altro che floride, favorito da una bella figura e da un fascino innato che attraeva le donne e lo rendeva simpatico agli uomini. Amava divertirsi infischiandosene delle regole, ma, all'occorrenza, non esitava a prendere le difese dei più deboli. Un paio di anni prima era partito per combattere il nemico francese e l'esperienza lo aveva cambiato o, meglio, aveva accentuato certi aspetti del suo carattere: l'ironia aveva virato nel cinismo e il realismo nel disincanto.