Seconda Parte

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La pistola nella sua tasca era ancora calda e dava alla sua mano una piacevole sensazione di calore e quell'inconfondibile odore di polvere da sparo. Questa volta era andata bene, non come la precedente che gli avevano rifilato una bastonata violenta sulla schiena. Entrò in una abitazione che sembrava disabitata dopo essersi appostato per diversi minuti poco distante, si tirò su il colletto del cappotto e iniziò a rovistare per le stanze. Poco dopo un forte colpo sulla schiena lo fece cadere a terra e prontamente riuscì a evitare il secondo, destinato a sfondargli il cranio. Ci fu una lotta violenta, come lupi che sbranano una preda, con colpi sferrati alla cieca con l'intento di uccidere, poi uno sparo, poi il silenzio. Strinse un paio di volte con più forza la pistola che già stringeva nella tasca, come si fa con la mano della fidanzata durante una passeggiata in inverno. Henry si abituò presto ad uccidere: "O io o loro", si diceva sempre. Nell'altra tasca sgranò con le dita le pallottole restanti contando mentalmente; una, due, tre, più le altre cinque nel tamburo della pistola. Una rapida occhiata ai suoi nuovi scarponi, poi toccò la parte interna del cappotto per quantificare la quantità di carne cotta sottratta al malcapitato senza tirala fuori, per non rischiare di venire aggredito a sua volta. Era solito vagare da un luogo all'altro in quelle colline che conosceva bene, ci era nato e cresciuto e sapeva dove fermarsi per la notte, erano posti sicuri. Avrebbe percorso qualche chilometro di boscaglia prima di arrivare a Sona, un paesino disabitato della zona dove si sarebbe potuto riposare un pò. Henry era un cacciatore di professione senza paura di sparare.
I suoi fucili gli furono rubati tutti e fortunatamente non incontrò mai il ladro armato, altrimenti sarebbe morto. Anche lui rimase solo al mondo a causa dell'epidemia; non aveva figli né moglie, perse i genitori e tre fratelli. I genitori furono uccisi durante i saccheggi in un supermercato insieme ad un fratello, uno morí per il virus e l'altro lasciò le colline per andare chissà dove per poi scomparire.
Henry arrivò ai piedi del sentiero per Sona, uno sterrato coperto dalla neve che si perdeva a vista d'occhio nel bosco, era una strada sicura che lui percorreva spesso e quasi sempre non direttamente sul sentiero ma qualche metro all'interno del bosco per proteggersi con la vegetazione. L'abbondante nevicata delle ore precedenti però lo costrinse a rimanere sulla strada principale in direzione del vecchio campanile della chiesa, una posizione strategica per controllare la strada. Aveva allestito appena più in basso una stanza dove riposare con un letto fatto di stracci e qualche provvista. Quando arrivò a metà tragitto però, sentí uno strattone all'altezza del piede destro e il mondo sotto i suoi piedi si ribaltò con violenza, lasciandolo appeso come un manzo in un macello. Tentò inutilmente di divincolarsi da quel cappio che gli stringeva la caviglia senza però ottenere dei risultati, era stordito, appeso a qualche metro d'altezza con le pallottole e la pistola distese nella neve così come il suo pezzo di gallo cotto. Solo nei film riuscivano a liberarsi con un coltello o qualcosa di tagliente pensò, ma lui non aveva più nulla ed era stato catturato. La neve aveva nascosto bene quella rudimentale trappola. Il sangue gli andò subito alla testa, sentí molto freddo e capí che questa volta ci avrebbe lasciato le penne. Rimase appeso per parecchi minuti o forse ore, ma non ne era sicuro perché perse più volte i sensi. Quella situazione era frutto delle sue azioni, la pistola l'aveva rubata insieme alle pallottole e alla carne e adesso erano a terra, come se qualcuno volesse dirgli che quella non era roba sua, passando poi da cacciatore a preda.
Non credeva in Dio e non credeva in una punizione divina, era molto più probabile che volessero catturare un animale o magari catturare proprio lui.
Venne svegliato di soprassalto da una palla di neve sulla testa tirata dal sentiero più in basso. Una donna corpulenta con stivali, abbigliamento da caccia e un fucile, lo guardava dal basso puntandogli la doppia canna addosso. "Guarda un pò chi si rivede, il pucciabiscotto più famoso della zona" disse la donna fiera, come se avesse catturato un grasso cinghiale.
Henry fece mente locale guardando la donna e poi disse: "Ciao, per fortuna che sei tu, dai tirarmi giù da qui!"
"Non ricordi nemmeno il mio nome, brutto porco maiale!" rispose tirando il cane del fucile.
"Hai ragione, ma é passato molto tempo" disse lui.
"Io mi ricordo benissimo invece, ricordo le volte che mi hai scopata con la forza e ricordo anche il figlio che ho partorito e non hai mai voluto riconoscere" disse avvicinando l'occhio per prendere la mira.
"Ero solo una ragazza e mi hai costretta a darlo in affidamento! "
aggiunse.
"No ti prego, non uccidermi" chiese proteggendosi la faccia con le mani come se potesse fermare i pallettoni.
"Non ti farò questo regalo, non meriti regali anzi, non meriti niente" replicò lei con disprezzo mentre abbassò l'arma e raccolse gli oggetti caduti dall'uomo.
La donna mise il fucile a tracolla e si incamminò.
"No ti prego! Mi dispiace per il bambino, non lasciarmi qui!" strillò Henry come una bestia ferita, ma lei non si voltò, assaporando quella sofferenza psicologica che presto sarebbe diventata fisica.
"Sébastien!.... Tuo figlio si chiamava Sébastien!" disse facendo passare il suono della sua voce tra gli alberi di tutto il bosco, scomparendo poco dopo dietro una curva del sentiero.
"Sei una puttana!" gridò cercando di divincolarsi, poi pensò tra sé che da qualche parte suo figlio lo stesse maledicendo, torturandolo in quel modo.
Rimase appeso tutto il giorno e tutta la notte tra sonno e veglia prima che il freddo non gli strappò la vita, lasciando sul volto bluastro gli occhi sbarrati.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 13, 2020 ⏰

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Sébastien - la fine di un uomoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora