Bianco

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Bianco. Pulito. Vuoto.
È questo quello che vedono i miei occhi.
La parete bianca è davanti a me, vuota, come una tela su cui dipingere. Sono seduta sul bancone di acciaio.
I miei occhi azzurri riescono a staccarsi dalla parete e cadono lentamente sulla mia giacca, bianca quanto il muro.
Le mie mani tremano leggermente però sono belle: mi piace vederle pulite e curate...profumano ancora un po' di basilico.
Mi mordo lentamente il labbro inferiore e riesco ad assaporare la salsa al pompelmo preparata mezz'ora prima. Forse era troppo acida...anzi no, forse era troppo acerbo il pompelmo..oddio non lo so. Forse devo solo calmarmi e cercare di non ripensare a tutti i passaggi che ho fatto.

<<Soph? Quindi? Non sai ancora niente?>>, Anna ha il grembiule completamente sporco di...non so che cosa, ma sul suo viso si apre un sorriso eccitato.

<<No, non mi hanno ancora chiamata. Chi viene ad avvisare? Silvia?>>

<<Credo venga Mattia...o almeno così è andata con me...Vedrai che andrà tutto bene, sei stata una bomba>>, mi guarda e fa un mezzo sorriso.

La porta dietro di noi si spalanca e io scendo dal bancone velocemente.
Respiro. Respiro a fondo e chiudo gli occhi.
Poi li riapro e vedo la faccia di Mattia davanti a me, in attesa.
La sua espressione è indecifrabile.

<<Dai Tia, parla>>, lo sollecito con una certa impazienza.

<<Prepara le valige, testona>>, sorride e chiude la porta.

Oh cazzo. Cazzo! Sono passata! Sono passata? Oh cazzo, sono passata!
Non riesco a trattenere un urlo e Anna mi abbraccia forte mentre le lacrime rotolano giù dalla mia guancia.

<<Ma ti rendi conto?! Andrai a Parigi!>>, una strana sensazione mi aggroviglia lo stomaco, lo stropiccia e lo rimette a posto. Mi viene la pelle d'oca mentre cerco di riaprire gli occhi impastati dalle lacrime. Mi ritrovo a fissare di nuovo il muro bianco, e mentre sono ancora abbracciata ad Anna, vedo quella parete colorarsi con mille sfumature. Non riesco più a parlare dopo quella frase, sorrido e basta.

Appena uscite dall'aula di panificazione, incrociamo Simone, il mio coinquilino...uno dei miei tanti coinquilini.

<<Quindi?!!>>, i suoi occhi verdi brillano e i suoi ricci biondi gli ricadono sulla fronte come molle.

Mi limito a sorridere e ad annuire piano...e infine ricominciano le lacrime.
Mi prende e mi abbraccia forte. Profuma di miele.

<<Lo sapevo che ce l'avresti fatta, fin dal primo giorno>>, sta per continuare ma viene interrotto.

<<Simo? Hai visto per caso Bonetti? Gli devo riconsegnare un libro ma non lo trovo...Sophie! Congratulazioni! Tia me lo ha detto, sei stata bravissima>>, anche Alessio mi abbraccia forte e mi promette un brindisi quando saremo tutti e sette a casa.

<<io inizio a uscire, così fumo una sigaretta>>, dico io slegando l'abbraccio.
Appena esco il caldo mi assale. Il sole di giugno è gigantesco in mezzo al cielo limpido.
Prendo l'accendino e mi porto una sigaretta alla bocca, l'accendo e la nicotina inizia ad entrarmi in corpo. Stavo impazzendo.
Non riesco a pensare a niente, solo a Parigi.
Tiro fuori il telefono e faccio un respiro profondo aspettando che mio padre risponda alla chiamata.
1 squillo...2 squilli...3 squilli...

<<Tesoro? Dimmi solo sì o no>>, mio padre non sta nella pelle e io mi mordo il labbro mentre cerco di lasciarlo un po' sulle spine.
Non resisto molto tempo.

<<Si, papà! Ce l'ho fatta!>>, cerco di non urlare molto, ma la gioia è troppo grande.
Mentre mio padre inizia a dirmi quanto sia fiero di me, io inizio a saltellare dalla felicità. Il mio chignon, ormai tutto rovinato, lascia cadere qualche ciocca di capelli sul mio viso.
Finisco la sigaretta prima del previsto e saluto mio papà.

<<Chi è la mia cuoca preferita?!>>, Melissa esce dall'edificio con un bicchierone d'acqua fresca avvicinandosi a me.
Io inizio a mettermi in pose diverse, come se fossi una modella, e scoppiamo a ridere insieme.
Lei è la mia più grande amica qua dentro, abbiamo legato fin dal primo giorno, non so cosa avrei fatto senza di lei.

<<E adesso? Voglio dire...siamo tutti passati e abbiamo finito...adesso è finito tutto..>>, dice poi, facendo finire le risate. Il suo sorriso si curva verso il basso e mi guarda con quegli occhioni nocciola.
<<Mel...andrà tutto bene, non ci perderemo...te lo prometto>>, l'abbraccio forte e lei appoggia il mento sulla mia spalla.

<<Va beh, adesso non apriamo l'argomento, se no scoppio a piangere. Voglio tenere le lacrime per stasera>>, dice lei, facendomi ridere leggermente.

Le due ore successive passano velocemente, tra risate, abbracci e complimenti.
Incontro tutti i miei insegnanti e li ringrazio uno ad uno per tutto quello che ho imparato da loro, e finalmente torno a casa.

Il nostro appartamento è abbastanza grande rispetto agli altri. Siamo in 7: Alessio, Simone, Melissa, Clarissa, Matteo, Giacomo ed io.
Siamo tutti molto diversi, ma andiamo davvero d'accordo. Siamo come una famiglia ormai.

Appena entro, lascio le chiavi sul tavolo della cucina e mi dirigo verso la camera da letto delle "Principesse", il soprannome che i ragazzi hanno dato alle uniche tre donne dell'appartamento.
Prendo della biancheria pulita e vado in bagno per farmi una doccia ghiacciata.
Sono sudata fradicia e non vedo l'ora di sentire l'acqua gelida sulla mia pelle.
La sensazione è ancora più piacevole di come la immaginavo, ma cerco di fare in fretta per poter lasciare la doccia libera ai miei coinquilini in arrivo.

Appena esco mi metto un completino intimo bianco. Ripenso a quella parete e sorrido all'idea di disegnarci sopra. Quel muro è come il mio futuro: ancora tutto da scrivere, e io non vedo l'ora della prima parola.

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