Arancione

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<<Hai la bocca di tua madre, ma gli occhi li hai presi sicuramente da me>>, mio padre mi guarda fiero mentre il vento scompiglia la mia frangetta.
<<Papà? Ma è vero che quando sarò grande potrò fare tutto quello che vorrò?>>, come per ogni bambina di otto anni, l'unica cosa che conta è quello che dice il mio papà.
<<Potrai fare tutto ciò che desideri davvero... però ricorda: se non fai di tutto per ottenerlo, significa che non lo desideri così tanto>>.

Mi torna in mente questa scena, come una fotografia, mentre i miei genitori scendono dall'auto. Sono invecchiati rispetto al ricordo di qualche secondo fa, ma l'espressione fiera è sempre la stessa.
Mi giro verso Giacomo e vedo il suo sorriso svanire. Io mi alzo dalla sedia e vado in contro ai miei. Mio padre allarga le braccia aspettando un mio abbraccio.
Appena lo stringo, mi sussurra quanto sia orgoglioso di me e i miei occhi iniziano a inumidirsi. Ho ventidue anni ma, se mio padre mi dice frasi del genere, io inizio a piangere proprio come quando ne avevo otto.
Mia mamma mi accarezza il viso dolcemente e mi posa un bacio sonoro sulla guancia.

<<Venite, vi presento i ragazzi>>
I miei si avvicinano sorridenti al tavolo e i miei amici si alzano in piedi per stringere loro la mano.
Si presentano e poi ci chiedono se abbiamo preso tutto dall'appartamento e se siamo pronti a partire.

Per lasciarci qualche minuto da soli loro entrano a bersi un caffè. Io mi alzo solennemente sospirando. Sono la prima a partire e questa cosa mi infastidisce.
Matteo sorride e mi abbraccia forte, Alessio fa lo stesso e Simone mi sussurra <<fai la brava>> mentre sento per l'ultima volta il profumo dei suoi capelli. Clarissa mi stringe forte con gli occhi lucidi e mi ricorda che ci vedremo presto. Melissa mette il broncio come se fosse una bimba, ma appena l'abbraccio inizia a piangere.
<<Mel, non fare la scema... ci vediamo tra pochi giorni>>

<<lo so ma non sarà la stessa cosa, qui siamo tutti insieme>>
Ha ragione, mi limito a stringerla forte.
Tocca a Giacomo...mi guarda rassegnato.

<<volevo darti una cosa prima che partissi..>>, mi porge una nostra polaroid con la scritta "Parigi, io e te", come se fosse una promessa del nostro futuro. Scoppio in lacrime e gli salto al collo. Lui mi abbraccia e mi accarezza la testa.

<<Ricorda tutto quello che c'è stato, non dimenticarlo...ti prego>>, io lo guardo negli occhi e lo bacio.

<<Non potrei mai..>>, cerco di asciugarmi le lacrime mentre i miei escono dal bar.

<<Va bene.. ci sentiamo poi, ok?>>, lo dico per tranquillizzare loro o me stessa? Non ne ho idea. Mi allontano salutando con la mano, mentre al petto stringo la polaroid.
Prendiamo le valigie in portineria e saliamo in macchina.

<<Quindi? Prossima tappa, signorina?>>, mio padre mi guarda dallo specchietto retrovisore e io sorrido.
<<Parigi>>, che bello riuscire a dirlo ad alta voce.
<<Beh, prima stai qualche settimana con noi...quindi prima casa!>>, dice mia mamma ridendo.

Mi addormento poco dopo.
Quando mi risveglio guardo fuori dal finestrino e vedo il cielo colorato di arancione e rosso mentre il sole tramonta. Siamo quasi a casa, inizio a riconoscere la strada. Una strana sensazione mi attanaglia il petto.

Arriviamo sotto casa e il fatto che niente sia cambiato mi da fastidio, non so perché. È buio da poco e inizio a sentire una gran fame.
Scarichiamo le valigie e, appena saliamo a casa, mio fratello mi abbraccia forte. Ha solo diciassette anni ma è molto più alto di me e ha molte più lentiggini.

<<Fil, hai chiuso le tapparelle di sopra?>>, chiede mio padre mettendo le valigie in ingresso.

<<Perché chiudere le tapparelle? Andiamo da qualche parte?>>, chiedo io confusa guardando Filippo.

<<Andiamo al ristorante giapponese!>>, mi guardano tutti contenti. Come sono fortunata ad avere una famiglia così.

Mi vado a cambiare velocemente, mi metto una gonna di jeans e una maglietta grigia che infilo dentro. Metto un paio di stivali col tacco che mi arrivano fino al ginocchio neri e cerco di dare un senso ai miei capelli. Mi rimetto il rossetto e usciamo di casa.
Mi sento una persona diversa. In un anno il mio corpo è cambiato totalmente. L'anno scorso ero sovrappeso per disturbi alimentari, ero insicura ma mi sono messa d'impegno, ho fatto un percorso e adesso ho esattamente il fisico che ho sempre voluto e mi piaccio. Mi sento molto più forte di prima e sono anche molto più sicura di me stessa.
Sono pronta a iniziare la parte più bella della mia vita.

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