1

761 32 9
                                    

Somewhere in northern Italy,
4 mesi più tardi.

Fasci di luce si fecero spazio tra gli spiragli ancora socchiusi della finestra, si posarono sul mio petto, sul mio collo, invitandomi ad aprire gli occhi ed alzarmi.
Un nuovo giorno. Grazie a Dio, davvero. Sarei potuto rimanere lì per sempre, in quella stessa posizione, immobile, solo io ed il mio respiro.
Mi rivoltai ancora per qualche minuto tra le lenzuola fingendo di non essermi accorto della mattina che aveva appena interrotto bruscamente il mio sonno con il suo calore primaverile.
Elio alzati, prepara le ultime cose.
Subito.
Aprii l'armadio per controllare se avessi già messo in valigia tutto quello che mi sarebbe servito per il viaggio e occorrenze varie.
L'occhio mi cadde sull'unica camicia celeste tra tutte le t-shirt.
Cosí, come un fulmine a ciel sereno, un promemoria che ti ricorda di qualcosa che faresti di tutto per evitare. Sono ancora qui, e non ho la minima intenzione di andarmene, di fare in modo che tu ti possa dimenticare una volta per tutte di ciò che porti in petto da ormai tempo. Anche se vorresti, non puoi fingere che non ci sia, non puoi ignorarmi. Era molto presto, mi ero appena messo in piedi e la mia lucidità in quell'istante non era delle migliori, ma avrei giurato che quella camicia mi avesse parlato, distruggendomi, ancora una volta, nel giorno peggiore in cui avrebbe potuto farlo.
Se ce ne fosse stato bisogno poi, di aggiungere amarezza a quei momenti, giorni, mesi da quando Oliver se n'era andato.
Se ce ne fosse stato bisogno.
Rimasi in piedi, immobile, a fissarla, poi la afferrai velocemente e la misi sul fondo della valigia, sotto tutti gli altri vestiti che avevo inserito prima, come se avessi dovuto nasconderla a me stesso.
Mi stupivo del modo in cui dei ricordi riuscissero a manipolarmi. Ma forse non erano solo ricordi, trascinavano alle loro spalle qualcosa in più.
Chiusi la valigia e iniziai a prepararmi, facendo a lotta con il mio corpo che, più pesante del solito, si muoveva lentamente come fosse ancorato al terreno e andasse nella direzione opposta a quella che gli comandavo.
Sarebbe stata dura, terribilmente ed infinitamente dura.
Mafalda mi chiamò poco dopo per la colazione.
" Passo, non ho molta fame, scusa ". Una grande mossa per nascondere il fatto che l'angoscia mi stava mangiando vivo ed il mio stomaco si era completamente chiuso. Tanto l'avevano capito tutti, difatti Mafalda non si azzardò a dire parola, anche se non era mai successo che rimanesse in silenzio in una situazione del genere.
Girai un'ultima volta casa per controllare di non aver dimenticato niente. Incrociai più di una volta lo sguardo dei miei genitori, che mi suggerivano da lontano, abbracciati, con un mezzo sorriso, che sarebbe andato tutto per il meglio.
Probabilmente in casa, in quel preciso momento, persino i muri provavano pietà per me e per i miei sentimenti così fragili, ma fortunatamente nessuno fiatava riguardo all'argomento e nessuno avrebbe avuto il coraggio di affrontare la confusione che mi portavo in testa.
Sarebbe stata dura.
Abbracciai Mafalda e le spettinai i capelli.
" Fai la brava, mi raccomando " sorrise appena
" Anche tu " e mi strinse ancora una volta, un po' più forte.
Compassione. Le si leggeva in faccia. Sembrava stessi partendo per una guerra.
La realtà non era poi tanto lontana in effetti.
Anchise si mise al volante dopo aver riposto le valigie nel bagagliaio, ed io salii in macchina, per ultimo, ancora non del tutto convinto di quello che stavo facendo.
Sapevo che mi sarei fatto molto male, ne ero pienamente consapevole, ma arrivi ad esserci quasi abituato, al dolore, ed é lì che inizia a farti meno paura di quanta te ne avesse mai fatta prima. Se c'era una persona, poi, per la quale avrei rischiato di soffrire migliaia di volte senza riprendermi mai era Oliver. Dopo un po' di tempo provare dolore si era trasformato quasi in piacere quando si trattava di lui, o almeno era diventato in qualche modo gestibile.
Credevo.
Mi aveva temprato le ossa, ed ero certo che quello che avevo passato per lui non l'avrei mai più rivissuto, in nessun altro modo, con nessun'altra persona. Un'anestesia totale, mi aveva reso immune da qualsiasi possibilità di soffrire ancora, senza rendersene conto.
Ed ero perfino in grado di domandarmi se avrei dovuto ringraziarlo per questo.

Until Later - CMBYN 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora