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Quando non ne hai bisogno, il tempo ti sta con il fiato sul collo.
E Tutto si muove lento, come dovesse mantenere la stessa forma in eterno, rimanere inalterato, morire nella monotonia da cui é riempito.
É solo quando lo desideri con tutto te stesso, che ti scivola tra le dita, più rapido che mai .

Faceva abbastanza freddo, per essere pieno pomeriggio.
Non avevo idea di quali sarebbero stati i miei programmi per la giornata ma per qualche motivo non mi interessava affatto. Negli ultimi tempi cercavo di tenermi impegnato il più possibile, far scorrere il tempo in modo naturale, non sovraccaricarmi di pensieri. E nei limiti della realtà c'ero anche riuscito, in parte. Avevo conosciuto alcune nuove persone.
E insieme all'estate era arrivata in casa anche la nuova ospite dell'anno, Margareth.
Nulla che non avessi già visto. Niente di entusiasmante. Era una ragazza piuttosto riservata, gentile e a modo. Non avevo notato caratteristiche che la potessero contraddistinguere in qualche modo da tutti gli altri, e per qualche ragione non mi interessava nemmeno farlo.
I miei genitori la amavano, ma questo succedeva ogni volta.
Quando mi capitava di commentare qualcosa che aveva detto o fatto mi dicevano sempre che stavo solo facendo inutili paragoni, senza nemmeno accorgermene.
Era inevitabile, ma con il tempo sarebbe stato più facile rendersene conto un po' prima ed evitare di aprire bocca.
Mi chiese di accompagnarla in città a comprare dei quaderni nuovi, ed era evidente il motivo per cui le duravano così poco. Margareth era una di quelle persone che strappano l'intera pagina dopo aver sbagliato anche solo un dettaglio, se sono ancora in tempo per ricopiare tutto in modo perfetto.
Mi chiedevo se ci si potesse fidare di chi ragionava in quel modo.
E se quella minuziosità funzionasse ugualmente anche in altre occasioni, al di fuori dei quaderni.
Fai un errore, ti cancellano dalla loro vita, e finisci non so dove, accartocciato e dimenticato perché ormai inutilizzabile.
Preferivo chi prendeva appunti sparsi, tracciava linee, seguiva l'istinto.
Ma questo é un altro discorso.

All'andata parlammo del più e del meno, tanto per evitare il silenzio imbarazzante che spaventa un po' tutti.
Confermai ogni mia idea.
La piazza era vuota. Solo qualche persona seduta ai tavolini del bar, alcuni bambini che correvano infinite volte intorno alla statua.
Ogni volta aveva un aspetto diverso, ormai da mesi.
Dissi che sarei andato a comprare le sigarette, insistette per accompagnarmi.
Enzo come ogni volta si illuminò appena mi vide entrare nel negozio. Era un uomo buono, un pezzo di pane. Tutto quello in cui sperava durante il giorno era che qualcuno entrasse nella tabaccheria così da poter scambiare due parole, tenendosi aggiornato su tutto quello che gli succedeva intorno. Era evidentemente solo, e non sapeva trovare conforto in altro.
Si ricordava bene di Oliver, del suo tipo di sigarette preferito, che ultimamente era diventato anche il mio. E ad ogni pacchetto coincideva la domanda di rito, mi chiedeva sempre come stesse, se sarebbe tornato di lì a breve, se l'avrei salutato da parte sua.
Sì, ovviamente. Quando anche solo pensare di potergli rivolgere parola mi toglieva il respiro.
Presi un tipo diverso di sigarette. Enzo incredibilmente non disse niente perché era troppo concentrato su Margareth.
E poi l'ennesimo segnale che sembra urlare " non puoi evitarmi ".
" Winston Blu, grazie ".
Sentii subito due occhi addosso e non fui così veloce da scamparli prima.
" Quelle di Oliver ".
Mi chiese perché avessi cambiato.
Perché non volevo tirare fuori il discorso, perché volevo evitare domande, ricordi, evitare di raccontare a Margareth di lui, perché sapevo che si sarebbe trasformata improvvisamente nella persona più indiscreta di questo mondo.
Perché quel giorno avevo voglia di un sapore che non fosse il suo. Per una volta.
Sorrisi a stento e, dopo aver pagato, mi precipitai fuori dal negozio, senza dire parola, e senza lasciarne agli altri.

Aspettai Margareth fuori dalla cartolibreria, con le spalle al muro. Ci avrebbe messo un po'.
Aprii il pacchetto e presi una sigaretta. Non la accesi subito, ma godetti per qualche secondo della novità di quel momento. Ero quasi soddisfatto, mi compiacevo di essere riuscito ad allontanarmi dall'ordinario. Forse stavo finalmente imparando a bilanciare i miei pensieri. Il fumo mi graffiò la gola provocandomi fastidio. Il sapore era pessimo, non riuscivo a sopportarlo, e sembrava potesse diffondersi in tutto il mio corpo e sventrarmi lentamente.
Gettai la sigaretta a terra e la calpestai con un po' di sconforto. " Non puoi evitarmi ".

Margareth mi venne incontro poco dopo e consigliò di fermarsi in qualche posto tranquillo per fumare la sua sigaretta. Ne accendeva una ogni tanto, ma solo per riempire il tempo.
Ci fermammo sui gradini di una chiesa abbandonata a se stessa. Proprio come noi in quell'istante.
C'era ancora luce, ma sulla pelle soffiava un vento fresco, come quello delle sere d'estate.
Non si sentiva nessuno, solo qualche macchina in lontananza, passi altrettanto lontani.
Il silenzio venne interrotto da Margareth. Aprì il pacchetto scartando la plastica trasparente che lo sigillava. Per qualche motivo il rumore mi infastidì più del solito.
Feci per tirare il mio fuori dalla tasca ma mi ricordai che non era il caso.
Chiesi una sigaretta.
Mi guardò con un mezzo sorriso e me la porse esitando, come volesse qualcosa in cambio.
" Lui chi é? "
Nello stesso momento inalai il fumo. Mi pervase e sembrò quasi un abbraccio.
" Oliver? "
" Ho notato come hai reagito prima "
Chinai la testa e mi presi del tempo.
" Non lo so, non l'ho mai capito, e nemmeno lui, credo ".
Mi rendevo conto di essere insopportabilmente drammatico, ma non avrei avuto il coraggio di ripercorrere anche solo un dettaglio di quello che mi teneva fermo da mesi.
Non era soddisfatta della risposta, ovviamente, le interessava sapere.
La guardai per qualche secondo e poi mi alzai in piedi, suggerendo di andare, con più di mezza sigaretta ancora tra le dita.
Rimase immobile.
" Raccontami, ti prego " e tossì silenziosamente, in tutta la sua fragilità.
" Non c'è niente da dire "
" Da come ti comporti sembra ce ne sia da dire, invece "
Mi concessi altro tempo.
" Prova a fare una foto al cielo di notte. Per quanto possa essere incredibile, fotografato sembrerà sempre un semplice sfondo nero. Non capiresti ".

La lasciai alle mie spalle e solo dopo qualche istante sentii i suoi passi pesanti che tentavano di raggiungermi.

" Che ti ho fatto? " aveva il tono di chi vorrebbe urlare e piangere allo stesso tempo. " Non importa se non vuoi parlarmi, ma smetti di tenermi sempre cosí lontana da te, ti scongiuro ".
Mi fermai bruscamente. Non avevo immaginato che il modo in cui mi comportavo potesse farla stare male. Non ne aveva motivo.
La nostra era una convivenza forzata, basata sul nulla.
Aveva cinque anni in più di me. Nessun interesse in comune, nessuna voglia di trovarne almeno uno. Vivevamo in modo totalmente diverso e non concepivamo le scelte l'uno dell'altro.

Mi voltai a guardarla. I suoi occhi erano pieni di tutto quello che avrebbe potuto riempirli, quasi fossero sul punto di esplodere.
Non capivo, e non riuscivo a pensare a quali fossero le parole giuste per rimediare.
Scelsi il silenzio, ancora una volta, per evitare altri errori.
Mi avvicinai e delicatamente le carezzai la pelle. Scostò il viso, facendomi capire di non avere mezze misure.
Ero passato dall'essere troppo lontano ad una vicinanza soffocante ed improvvisa, poco sincera.
E ancora silenzio.
Non riuscivo a scusarmi, mi mancavano le parole, ed intanto la guardavo con il capo chino, mentre si sistemava una ciocca di capelli dietro all'orecchio.
Ci avvolgeva un fitto strato di tensione.
Improvvisamente, prima che potessi accorgermene, Margareth fece due passi verso di me, scavalcando il muro invisibile tra di noi, mi strinse il viso tra le mani e poggiò violentemente le sue labbra sulle mie.
E sembrò essersi fermato tutto.
Senza domande, senza risposte, disorientati ed appesi ad un lunghissimo filo di dubbi ed insicurezza.

Continua...

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 11, 2020 ⏰

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