Capitolo 2

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Quando entrammo, l'auditorium era veramente troppo affollato. Io e Stacy occupammo le prime due sedie che trovammo libere e quando tutti furono seduti il preside cominciò il suo discorso.

E' inutile dire che non stessi ascoltando neanche una parola di quello che stava dicendo, la mia testa era troppo impegnata a viaggiare altrove.

-"Psss!"- corrucciai la fronte.

-"Psss..ehi tu!"-

Quando mi voltai vidi il ragazzo della lezione di chimica a quasi due centimetri dalla mia faccia e per poco non ebbi un infarto.

-"Hai tu il mio libro?"- sussurò.

-"S-si...ehm...Ethan, giusto?"- risposi ancora scioccata.

-"Si, ma puoi chiamarmi anche 'il magnifico'"- alzai un sopracciglio confusa.-"Dai, scherzo! Dovresti vedere la tua faccia in questo momento...ahahahah"-

-"Coglione!"- e gli diedi le spalle rimettendomi composta.

-"Su dai, non essere arrabbiata"- continuò a picchiettarmi l'indice dietro la schiena.

-"Se non la smetti tra un secondo ti spacco quella faccia da culo che ti ritrovi"-

-"Va bene, ma almeno posso sapere il tuo nome?"- tentennai per qualche minuto e poi risposi -"Camilla"-

-"Bene Camilla, perché tu e la tua amica non venite al mio party sabato sera?"-

-"No, grazie"-

-"Party?!? Io ci sono"- intervenne Stacy euforica. Perché non si stava mai zitta quando avrebbe dovuto?

-"Benissimo, allora a sabato ragazze! Ti mando l'indirizzo su instagram"- e se ne andò dopo avermi fatto l'occhiolino.

***

Arrivò l'ora di uscire e io e Stacy ci incamminammo per i corridoi.

-"Bene allora che ti metti al party?"-

-"Quale party?"- feci finta di non capire.

-"Quello a cui andrò sabato sera e al quale tu mi accompagnerai. Non vorrai mica lasciarmi tutta sola, vero?"- disse facendo i suoi soliti occhi da gattino bastonato per convincermi.

'E no signorina, questa volta non ci casco', pensai. -"Non se ne parla"- risposi secca.

-"E dai e daaaai! Sono in carestia, ho bisogno di manzi e lì potrebbe esserci qualcuno di interessante, che ne sai?"-

-"Non lo so, ci penserò , e poi sabato ho da fare"- al momento non avevo proprio testa per le feste e i ragazzi che portavano solo problemi...e io non volevo problemi.

-"E cosa avresti da fare? Ah si...certo, sei impegnata a contemplare la foto che hai nel portafoglio di Chris Evans"-

-"C-cosa stai dicendo?"- farfugliai -"Chris Evans, ma ti pare? Non è il mio tipo, ed è un coglione"- Evans era considerato il ragazzo più carino del quinto anno. Era famoso lì a scuola e proprio per questo molte gall...ragazzine gli sbavavano dietro. Inutile dire che avessi una cotta per lui dai tempi dell'asilo ma, ovviamente, non sapeva neanche della mia esistenza. Era il mio sogno impossibile. Mi limitavo ad osservarlo da lontano, per quanto potessi e ad avere un album dedicato interamente alle sue foto in galleria. Non potevo definirmi stalker...o forse un pochetto lo ero.

-"Vabbè ma tu hai una calamita speciale per i casi umani!"- alzai gli occhi al cielo alle sue parole.

Feci finta di ricevere una chiamata da mia zia e -"Devo proprio scappare ora, a domani Stacy"- dissi allontanandomi da lei che ricambiò il saluto con un gesto della mano.

Quando fui abbastanza lontana da scuola aprii il portafoglio e feci un sospiro di sollievo quando vidi ancora la foto lì, nel taschino in alto a destra. 'Come ha potuto saperlo?' mi domandai.

Iniziai a tracciare i contorni del suo viso con il polpastrello -"Quanto sei gnocco"- esclamai.

-"Si lo so che sono bello, non c'è bisogno di dirlo...insomma, guardami!"- come se una scossa elettrica mi avesse appena attraversato tutto il corpo, buttai il portafoglio e la foto nello zaino. E quando constatai chi fosse -"DIO MIO! ANCORA TU!"- Quando avrebbe smesso di farmi prendere infarti? Ci tenevo alla mia vita.

Lo ignorai e continuai a camminare, ma lui mi seguì.

-"Che cazzo vuoi Ethan? Vado di fretta"- si caro, devo correre a casa e passare tutto il pomeriggio stravaccata sul divano a finire tutta la vaschetta di gelato al cioccolato che ho in freezer, avrei dovuto aggiungere.

-"Non mi hai ancora ridato il libro"-

-"Ah già, scusami"- feci per aprire lo zaino ma mi bloccò.

-"Perché non vieni a casa mia? Potremmo studiare insieme"- NO. Avrebbe rovinato tutti i miei piani. Ci pensai un attimo e alla fine, mio malgrado accettai. In fondo qualche lezione privata sarebbe stata utile ad alzare la mia media che al momento era una bella F.

Nel tragitto fino a casa sua parlammo molto. Rimasi sorpresa quando vidi la favolosa villa in cui abitava, che in confronto il mio appartamento faceva pietà.

Era piena di vetrate che la rendevano luminosa. Le pareti erano quasi totalmente spoglie, decorate da pochissimi quadri e i mobili erano bianchi e lucenti, sembravano nuovi di zecca. Una cosa mi colpì più di tutte, un pianoforte a coda in mezzo al salotto.

-"Chiudi la bocca o sarò costretto a pulire la tua bava dal pavimento"- enunciò.

-"Sempre modesto tu eh?"- dissi ironica -"Suoni?"- chiesi indicando il pianofore. Successivamente mi avvicinai ad esso e iniziai a sfiorare i tasti con le dita. Ad un tratto mi tornarono in mente tutti i ricordi di mia madre che ogni sera suonava qualche canzone per farmi addormentare, era bravissima. Ricordai quando una sera d'estate ero accoccolata sul divano e le chiesi di suonare "Incancellabile" di Laura Pausini che ormai era diventata la mia preferita.

'Tu non lasciarmi mai'

'Incancellabile oramai'

Sentii gli occhi pizzicarmi e cercai di trattenere le lacrime.

-"Io no, ma mio fratello si"- rispose. Fratello? Aveva un fratello?

Subito dopo sentimmo dei rumori provenire dalla porta d'ingresso.

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Autrice:
Sono tornata con un nuovo capitolo, anche se ci ho messo un po'.

Chi sarà mai entrato?

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