Quando mi svegliai, quella mattina, mi sentii piuttosto stordita. Non ricordavo bene cosa fosse successo la sera prima ma capii ben presto di aver fatto una cazzata, una gigantesca cazzata. Quando aprii gli occhi capii subito di non essere nella mia camera, ero distesa sul fianco destro e a pochi passi da quel letto c'erano 3 enormi finestre che occupavano tutta la parete. Da quelle finestre si vedeva il porto di Boston, l'oceano, fu quella vista che mi fece sgranare subito gli occhi e preoccupare all'istante. Lentamente provai a tirarmi su ma non appena capii di essere parzialmente nuda, avevo solo gli slip addosso, mi preoccupai solo di più. Prima di alzarmi da quel letto mi voltai indietro, alle mie spalle, e lì accanto a me vidi una splendida ed affascinante Regina che dormiva beata. Sembrava serena, perlomeno quando dormiva non se ne usciva con le cose più assurde del mondo, ma io iniziai a provare emozioni contrastanti. Vederla dormire mi faceva tenerezza, mi faceva capire che aveva anche lei un lato dolce, ma pensare a me e lei insieme mi fece venire la tachicardia. Avevo appena rotto con Grace e non potevo inoltrarmi in un'altra storia come se niente fosse, non sapevo ancora come ci finii a letto con lei ma provai a non restarci troppo a lungo. Lentamente mi alzai da quel letto, provai a fare più piano possibile per non svegliarla e cercai invano i miei altri indumenti. Trovai solo il mio abito e le mie scarpe a terra, a metà strada tra la porta e il fondo del letto, ma il mio dannato reggiseno sembrava non essere in quella stanza. All'improvviso il mio cellulare iniziò a squillare, con me la sera prima portai una piccola pochette, perlomeno per tenerci il cellulare e le chiavi di casa e fu da lì che proveniva quell'incessante suono. La pochette era poggiata su una piccola poltroncina bianca accanto a quelle ampie finestre, quella era sicuramente una camera dell'hotel, probabilmente una delle più costose visto l'arredamento antico e decisamente elegante. Subito mi avvicinai alla poltrona, presi il mio cellulare e risposi alla chiamata senza vedere chi fosse, non volevo perdere altri secondi preziosi e rischiare che Regina si svegliasse.
«Pronto...» risposi io in tono particolarmente basso.
«Ehm, Emma? Perché parli così piano?» mi chiese la voce di Jane.
«Perché credo di aver fatto una cazzata e voglio evitare di complicare ancora di più le cose.» le spiegai io velocemente.
«Siamo in due allora...» ribatté lei in tono lievemente sarcastico.
«Perché, tu cos'hai fatto?» domandai piuttosto confusa, di solito lei era più razionale di me, si teneva lontano dai guai insomma.
«Niente di cui mi piacerebbe discuterne al telefono, tanto tra poco più di un'ora ci vedremo in centrale. Poi ti spiego...» commentò lei con un tono piuttosto lento. «Ma ieri sera non sei passata a prendere Henry? Hai fatto le ore piccole?» aggiunse con fare provocatorio.
«È proprio questa la cazzata di cui ti parlavo... Senti Jane, non credo di riuscire a tornare a casa in tempo, puoi per piacere accompagnare tu Henry a scuola? O magari anche solo alla fermata dell'autobus, tanto spesso lo prende da solo.» le spiegai velocemente.
«D'accordo, ci penso io. Spero che la tua cazzata sia peggiore della mia, non potrei sopportare il tuo sguardo compiaciuto tutto il giorno.» continuò lei ridacchiando.
«Ma grazie eh...» ribattei io con fare decisamente più serio.
Subito dopo ci demmo appuntamento alla centrale e staccai la telefonata, non sapevo bene cosa fare ma sapevo che dovevo andare via da lì.
*********
Regina si svegliò non appena quel cellulare fece il secondo squillo, lei trovò quella suoneria piuttosto orribile, per lei era un modo indecente di svegliarsi la mattina, pensò che col volume talmente alto avrebbe potuto svegliare l'intero hotel. Non si mosse però dal suo letto, non aprì nemmeno gli occhi, perlomeno fin quando quel suono non cessò del tutto e non sentì la voce di Emma. Fu in quel momento che Regina aprì gli occhi, e non poté chiedere una visione migliore del corpo di Emma di spalle parzialmente nudo. Davanti notò che aveva il suo vestito, probabilmente se lo tenne davanti al seno per coprirsi essendo in bella vista davanti a quella finestra, ma erano talmente in alto che nessuno avrebbe potuto notarla. Regina, a differenza di Emma, ricordava tutto. Ricordava ogni singolo particolare, come arrivarono in quella stanza e ciò che successe poi fino a quella mattina. Emma quella sera si ingelosì parecchio, vide l'amica di Regina, Joy, sempre piuttosto vicina ad ella e lei provò ad affogare la gelosia nello champagne. Lentamente Emma assecondò il piano di Regina, quello di farla ubriacare, anche se divenne solo parzialmente sbronza. Emma avrebbe dovuto solo concentrarsi un po' di più per ricordare ciò che successe, ma in quel momento non lo fece perché aveva fretta di andar via. D'altro canto, Regina, non vedeva l'ora di provocare Emma e di dirle tutto ciò che sapeva. La sera prima riuscì a liberare quasi a fatica lei dalle mani di Patrick, che da galantuomo qual era voleva riportarla a casa prima che iniziasse eventualmente a sentirsi male dato che non lo ascoltava quando le diceva che avrebbe dovuto smetterla di bere.
«Devo mostrare una cosa alla signorina Swan, tu se devi andare vai pure, anzi semmai già che sei qui fatti autografare questa.» disse Regina a Patrick scambiando praticamente Emma con una palla da baseball.
Patrick fu titubante all'idea di lasciarla andare con Regina, ma in fondo le vide piuttosto in confidenza in quei pochi istanti in cui si parlarono e si fidò a lasciarla andare mentre lui andò a farsi autografare quella palla da Chris Sale, il suo giocatore preferito. Regina portò Emma di sopra, verso le camere, ne pagò già una prima della festa ma non era sicura di ciò che volesse farci. Non voleva approfittare dello stato di Emma, ma quest'ultima le fece credere di non essere poi tanto ubriaca. Non appena arrivarono in camera, Emma si avvinghiò alle labbra di Regina e subito dopo le chiese se baciasse meglio lei o "quella Joy".
«Da ubriaca non sei tanto meglio.» le disse Regina provocandola anche se non era al 100% lucida.
«Ah si? Beh sappi che non sono ubriaca... Una persona ubriaca farebbe questo?» ribatté Emma sfilandosi lentamente il vestito e mostrando a Regina il suo meraviglioso corpo coperto solo dal suo intimo nero.
«Sì, credo che una persona ubriaca farebbe esattamente questo.» le disse Regina che provò a controllare l'imbarazzo che salì lentamente.
«Ah sì? E questo?» continuò Emma slacciandosi poi anche il reggiseno e lanciandolo verso Regina che divenne solo più imbarazzata.
«Ok, adesso basta. Mettiti a letto.» le disse Regina spingendola quasi a forza verso il letto e poi subito sotto le coperte.
«Ma non ho sonno.» contestò Emma in tono lamentoso.
«Certo che ce l'hai, non ti gira la testa con tutto quello champagne che hai bevuto?» le chiese Regina piegandosi sulle ginocchia accanto al letto per mettersi alla sua stessa altezza.
«Sì, un po', ma è stata colpa tua.» rispose Emma con un tono piuttosto duro.
«Colpa mia? Perché? Non mi sembra di averti dato io un bicchiere pieno ogni volta che ne svuotavi uno.» ribatté Regina con un tono lievemente ironico.
«Ma mi hai ignorato per tutta la sera.» replicò Emma in tono nervoso e Regina sentì una fitta al centro del petto.
Quella semplice frase la colpì molto, non immaginava che Emma provasse qualcosa per lei o che potesse prendersela se lei non le dava retta.
«Hai preferito star lì in mezzo ai potenti e insieme alla tua amica, quella "Joy".» continuò Emma farneticando non poco.
«Non sarai mica gelosa di lei?» le chiese Regina con un sorriso imbarazzato.
«Certo che sì, lei è bella, forte, probabilmente anche spiritosa dato che più volte ti ho visto ridere. Io invece sono solo un gioco.» borbottò Emma ma Regina la calmò poggiandole una mano sul lato sinistro del viso.
«No, ehi, non è così. Io e Joy siamo solo buone amiche, e poi hai detto che non ti piaccio.» le disse lentamente.
«Non è vero, non l'ho mai detto.» ribatté Emma abbassando per un attimo il suo sguardo dal suo viso.
«Ma hai detto che esageravo quando te l'ho chiesto.» commentò Regina provando a farla parlare più del dovuto.
Le piaceva ciò che l'alcol faceva alle persone, le rendeva sincere, Regina lo era sempre anche se qualcuno si offendeva ma lei metteva la sincerità alla base di ogni rapporto, quindi le interessava scoprire ogni dettaglio che Emma aveva da dire su di lei.
«È ovvio che io l'abbia fatto, pretendevi che ti dicessi che mi piaci? Ci conosciamo da una settimana appena, ci siamo viste solo 3 volte e per poche ore. Non mi fido di te, mi prendi sempre in giro.» le spiegò Emma in tono piuttosto nervoso tornando con lo sguardo sul suo viso.
«Non ti fidi di me però mi hai seguito in questa camera e ti sei persino spogliata?» chiese Regina con un sorrisetto confuso.
«Sì, beh... In un certo senso mi piaci, ma non voglio che tu diventi la mia ragazza, insomma lo vorrei ma credo di dover chiudere con le relazioni. Se mi faccio prendere dai sentimenti non capisco mai se uno mente o meno.» commentò Emma con fare titubante.
«Non mi sembra di averti mentito fino ad ora.» replicò Regina con un sorriso particolarmente dolce.
«Sei stata stronza però.» continuò Emma velocemente.
«Oh andiamo, essere sinceri adesso è diventato sinonimo di essere stronzi?» ribatté Regina con quel sorriso.
«Il problema non è ciò che dici ma come lo dici, e tu mi prendi sempre fin troppo in giro.» biascicò Emma lievemente offesa.
«Non è colpa mia se sei carina quando ti arrabbi o ti imbarazzi...» si giustificò Regina accarezzandole dolcemente il viso.
Quest'ultima le disse tutte quelle cose perché voleva che in un certo senso uscissero fuori, sapeva che il giorno dopo Emma non si sarebbe ricordata nulla o quasi e così per una volta rimase se stessa senza prenderla in giro.
«Facciamo così: ti prometto che sarò sempre sincera, anche se sarà dura e anche se non mi crederai.» continuò lei stampandole un bacio sulla fronte. «Adesso però resta qui, riposati, io torno di sotto fin quando non se ne andranno tutti. Tanto tra circa mezz'ora sarà tutto finito.» aggiunse alzandosi in piedi per poi avviarsi fuori da quella stanza.
Non appena tornò in camera, giusto una mezz'oretta dopo, trovò Emma proprio dove la lasciò, addormentata però. Senza fare troppo rumore si tolse il vestito e si mise nel letto accanto a lei. Regina non conosceva Patrick, gli sembrava un brav'uomo ma spesso si lasciò ingannare dall'aspetto degli altri e non si fidò a lasciare Emma nelle sue mani, soprattutto in quello stato. Lei rimase a guardare il suo viso dolcemente addormentato per circa una decina di minuti, fino a quando non si addormentò. In un certo senso non successe nulla ma Emma non lo sapeva. Non appena quest'ultima staccò la telefonata e si mosse lentamente dalla sua posizione, Regina socchiuse gli occhi e spiò ogni sua mossa.
*********
Subito lasciai andare il cellulare su quella poltrona e controllai di nuovo ogni angolo di quella stanza, ma il mio reggiseno sembrava proprio sparito.
«Stai cercando questo?» mi chiese la voce di Regina quando mi abbassai per controllare sotto al letto.
Lentamente alzai il mio viso parzialmente imbarazzato e incrociai lo sguardo con Regina. Lei, come me, si teneva le coperte poco sopra al seno, anche se io tenni il mio vestito, mentre nell'altra mano aveva il mio reggiseno. Non capivo come facesse ad averlo lei, ma avevo i pensieri talmente confusi che non mi stupii di nulla, chissà cosa facemmo la sera prima.
«Perché ti copri? L'ho già visto il tuo corpo senza vestito ieri sera.» mi disse lei in tono particolarmente divertito e io mi imbarazzai solo di più.
«Beh tu stai facendo lo stesso.» ribattei provando a tenere un tono convincente ma ero piuttosto nervosa.
«Perché immagino che tu non ricordi nulla di stanotte, non eri molto lucida, io invece ricordo tutto.» mi spiegò lei con quel sorrisetto divertito.
«Cos'è successo? Cos'ho fatto?» le chiesi nervosamente.
«Oh, ci sarebbe da chiedersi cosa "non" hai fatto...» rispose lei prendendomi in giro.
«Dio, che vergogna...» sussurrai portando più su quel vestito e coprendomi anche il viso.
«Oh andiamo, Emma, non sei di certo la prima donna che tenta di conquistarmi con uno spogliarello.» ribatté continuando a sorridere.
«Cosa...? In pratica mi sono spogliata io? Cioè tu non c'entri nulla?» domandai tentando di ricordare qualcosa ma avevo in mente solo ricordi sfocati del vestito che cadeva ai miei piedi.
«Io non c'entro nulla? No, cara, non credo funzioni così. È ovvio che io c'entri qualcosa, altrimenti non ti saresti ritrovata mezza nuda in una camera d'hotel.» disse lei con fare soddisfatto.
«Sì, certo, ma non intendevo questo...» ribattei io debolmente.
«Quindi questo lo vuoi?» continuò lei con quel sorrisetto divertito.
Io la guardai per pochi istanti senza dirle niente, lei continuava a provocarmi con quel suo sorrisetto beffardo ma non volevo assecondarla, ero certa che se mi fossi esposta un po' di più mi sarei trovata su quel letto accanto a lei e non volevo ricascarci.
«Tienilo, sarà l'ultima cosa che avrai da me...» le dissi in tono forse fin troppo nervoso, anche lei capì che c'era qualcosa che non andava e infatti il suo sorriso si dissolse all'istante.
Credevo che così facendo sarei uscita da lì senza sentirmi ancora più stupida, senza sentirmi ancora più uno schifo, insomma lei aveva approfittato della mia poca lucidità per fare ciò che voleva ed era una cosa ignobile. Mi allontanai lentamente da quel letto ma lei lasciò andare il mio reggiseno, si legò un lenzuolo attorno al corpo e mi venne in contro bloccandomi poi con le spalle al muro.
«Qual è il problema?» mi chiese con fare nervoso, purtroppo per me lei era una che andava dritta al punto, che non voleva avere niente in sospeso.
«Qual è il problema, dici? Oh non saprei, forse il fatto che tu abbia approfittato di me?» ribattei in tono duro, anche se in fondo non ricordavo cosa successe.
«Cosa? Emma, non è vero.» contestò lei debolmente lasciandomi andare, sembrava sincera.
«Ah no? E allora perché eravamo insieme in quel letto ed entrambe mezze nude?» continuai io nervosamente con un tono forse fin troppo alto.
«Credi sul serio che potrei fare una cosa del genere? Che potrei approfittare di una donna ubriaca?» replicò lei in tono quasi offeso, ma in fondo ciò che ricordavo non era molto, e non era a suo favore.
Ricordavo anche un bacio.
«Non è così?» le chiesi subito dopo.
«Swan, ma mi hai vista? Io non ho bisogno di approfittare di una situazione del genere, sinceramente mi sento anche offesa. Sarò anche una stronza, come dici tu, ma non le faccio queste cose.» ribatté facendo due passi indietro, anche con quel vestito fatto con un lenzuolo non era affatto male, sembrava una dea greca.
«Che non ti piaccio l'ho capito.» contestai debolmente.
«In pratica o sono una stronza approfittatrice o sono una sfigata che becca una ragazza che ci sta, seppur ubriaca, ma che non le piace?» commentò lei con un sorriso nervoso.
«Non intendevo quello, potrei non piacerti, magari per questo non hai fatto nulla.» ribattei in tono titubante, non sapevo proprio come uscirmene da quel discorso intricato e imbarazzante.
«Cavolo Swan, ti serve una bella visita oculistica. Capisco che tu non trovi me bella perché, insomma, la bellezza è soggettiva, ma non trovare di essere bella nemmeno tu mi sembra assurdo. Sei meravigliosa, hai due occhi stupendi, un sorriso contagioso e un corpo che farebbe invidia a chiunque.» contestò lei in tono duro ma sentii un lieve accenno di dolcezza nel suo tono.
Quel suo discorso mi confuse abbastanza le idee, non immaginavo che mi trovasse bella, ci sperai, certo, ma sentirglielo dire mi rese solo più felice.
«Allora se ciò che dici lo pensi davvero come hai fatto a dormire con me accanto senza fare nulla?» le domandai con un accenno di sarcasmo.
«È stato difficile, devo ammetterlo, soprattutto quando hai iniziato a spogliarti.» commentò lei con un sorrisetto divertito facendomi lentamente imbarazzare. «Dai vieni qua, rilassati.» aggiunse sedendosi sul bordo del letto.
«Devo andare al lavoro.» ribattei tenendomi su quel vestito.
«È presto.» continuò Regina facendomi segno accanto a lei.
Rimasi in piedi per pochi istanti, guardai il suo viso sorridente e alla fine mi lasciai convincere.
«D'accordo...» le dissi avvicinandomi lentamente a lei per poi sedermi al suo fianco. «Quindi sul serio non è successo nulla?»
«Già...» rispose lei con quel suo bel sorriso.
«Beh comunque sappi che non penso che tu sia stronza.» commentai debolmente.
«Sei più credibile da ubriaca.» replicò lei con fare divertito.
«Perché, cosa ti ho detto?» le chiesi in tono titubante preoccupandomi di ciò che le avessi detto.
«In pratica mi hai detto che sono una stronza, che sei gelosa di Joy e che ti piaccio.» mi spiegò lei con un sorriso piuttosto soddisfatto.
Nei miei 28 anni di vita incontrai tante persone, la maggior parte di loro non erano sincere quanto Regina, anche se alla fine dei conti quest'ultima si vantava solo delle sue conquiste, in quel caso di me. Di solito una persona evitava di dire alcune cose, prevedendo le eventuali conseguenze di quelle parole, ma lei non lo fece. O era talmente pazza da non pensarci o lo era ancora di più da fregarsene, non mi servì molto per capire cosa fosse.
«Sono cose che hai dedotto o che ti ho dettagliatamente detto io?» le chiesi con fare confuso.
«Che sono stronza me lo hai specificatamente detto più volte, che ti piaccio era prevedibile e che sei gelosa di Joy non lo avrei mai detto, ma è stata una piacevole scoperta.» mi spiegò lei sorridendo facendomi lentamente innervosire.
«Avrei dovuto evitare di accettare il tuo invito, avrei dovuto continuare la serata con Patrick e dovrei anche andarmene da qui ora...» commentai nervosamente allungandomi verso il mio reggiseno.
Subito lo presi ma, non appena mi rimisi seduta, Regina mi fermò.
«Perché ti vergogni di ciò che provi?» mi chiese tenendo il mio viso rivolto verso il suo. «A me tu piaci e non me ne vergogno.» aggiunse facendomi un gran bel sorriso.
«Anche tu mi piaci...» le dissi in tono piuttosto basso.
«Lo so!» replicò lei con un sorrisetto ironico e subito provai ad alzarmi, ma lei mi tirò subito giù accanto a lei. «Dobbiamo rivedere un po' questo tuo lato permaloso.» aggiunse sfiorandomi dolcemente il viso.
Lentamente si avvicinò a me e mi baciò, io la lasciai fare per alcuni istanti, fino a quando non mi ritrovai distesa al centro di quel letto con lei addosso. Sentii le sue mani sul mio corpo, le nostre gambe si sfiorarono lentamente mentre il mio vestito e quel lenzuolo che aveva addosso non ci permettevano di toccarci ulteriormente. La sua mano rimase sul mio viso mentre l'altra la sentii sfiorarmi il ventre sotto al vestito, sapevo cosa stava per succedere ma non mi sentivo ancora così sicura. Subito le fermai quella mano e lei si staccò lentamente dal mio viso. Mi guardò per pochi istanti senza dire nulla, poi mi sorrise.
«Dai, tirati su, ti aiuto a metterti il reggiseno così vai al lavoro.» disse alzandosi da quel letto e porgendomi una mano.
Io presi la sua mano e col suo aiuto mi alzai in piedi, mi infilai quel reggiseno poggiando il vestito sul bordo del letto e le diedi le spalle. In un certo senso non mi serviva il suo aiuto, ma in quel momento non ci pensai. Fui ingenua poiché lei aveva un piano ben preciso in testa. Non appena mi abbottonò il reggiseno sentii la sua mano calda dietro la mia schiena, salì su fin sopra le mie spalle e mi scostò i capelli da un lato portando le sue labbra sulla parte scoperta del mio collo. Subito sentii un'insana voglia crescere dentro di me, sapevo che sarei dovuta andare via da lì ma le mie gambe non volevano saperne di muoversi. L'altra sua mano scivolò delicatamente dal mio fianco destro al centro del mio ventre, con quella mano mi strinse di più contro il suo corpo, lentamente tornò a muoversi verso il basso ma prima che andasse oltre portai una mia mano sulla sua e la fermai di nuovo. Lei smise di stamparmi dei languidi baci sul collo e io mi voltai subito indietro.
«Devi andare al lavoro?» mi chiese con un sorrisetto beffardo come di chi sapeva già come sarebbe andata.
Se fosse successo con chiunque altro avrei risposto di sì, che dovevo andare al lavoro, ma successe con lei. Lei era speciale. Una parte malsana di me voleva smetterla di fare sempre la cosa giusta, di essere perennemente puntuale e di non godersi mai nulla, e fu da quel mio lato che mi lasciai guidare.
«Che si fotta il lavoro!» risposi io con fare piuttosto convinto.
Lei divenne piacevolmente sorpresa, sembrava aspettarsi un altro rifiuto, ma io ero stanca di dirle di no e tornai a baciarla. Lentamente risentii anche le sue mani sul mio corpo e non appena ci staccammo da quel bacio lei si tolse quel lenzuolo di dosso scoprendo il suo meraviglioso corpo. Aveva addosso solo degli slip rossi, il suo seno era perfettamente sodo e stava su da solo. Si vedeva che faceva dell'esercizio fisico, il suo corpo era leggermente muscoloso, il suo ventre era piatto e con lievissimi segni di addominali. Era davvero meravigliosa. Nell'ora successiva feci ciò che il mio corpo mi gridava da almeno una settimana, ogni volta che la vedevo, ma era anche ciò che la mia testa sapeva essere una cazzata. Baciai ogni più piccola parte del corpo di Regina, aveva un così buon odore e un così buon sapore che non riuscivo a resistere, dopo il primo assaggio di lei ne fui letteralmente stregata. Facemmo sesso, del meraviglioso e straordinario sesso. Le sue mani sul mio corpo erano fuoco sulla mia pelle che bruciava ad ogni tocco. Riuscii a resistere a quella tentazione perché non sapevo cosa mi aspettava ma, per l'appunto, dopo quella prima volta divenni più vulnerabile. Non appena mi alzai per rivestirmi, un quarto d'ora prima dell'orario di lavoro, Regina mi disse di tornare a letto, di lasciar perdere tutto quanto e di divertirci un altro po'. Il suo invito era interessante, molto interessante, ma non mi lasciai convincere, perlomeno non subito.
«Non posso...» le dissi semplicemente dandole le spalle.
Mi avvicinai alla parete poco lontano dalla porta, proprio di fronte al letto, presi i miei vestiti e iniziai a vestirmi, ma non appena infilai la seconda spallina del reggiseno sentii le mani di Regina di nuovo su di me, il suo seno contro le mie spalle e le sue labbra di nuovo sulla mia pelle. Ritornò a farsi sentire e ritornò anche la voglia di lasciarle fare ciò che voleva. La parte di lei che preferivo era quella, c'era poco da fare, quella insistente, testarda ed eccitante. Mentre una sua mano scese tra le mie gambe, le sue labbra salirono sul mio collo e quei baci divennero più passionali, più voraci.
«Se vuoi che mi fermi basta dirlo...» sussurrò lei al mio orecchio destro, ma sapeva ormai di avermi in pugno.
Io non le dissi nulla, non avevo la forza e qualsiasi cosa avessi detto sarebbe stata inutile. In pochi minuti mi ritrovai sdraiata su quel letto, con Regina sdraiata sopra di me e le sue mani sul mio corpo. Ritornammo a baciarci, a scambiarci sguardi eccitati e lei tornò a mordermi. Morse le mie labbra, il mio collo, più forte lo faceva e più la desideravo. Con Grace credevo di avere una buona intesa, perlomeno a letto, ma Regina mi dimostrò che c'era di più, molto di più. Io non amavo particolarmente i succhiotti, non li trovavo così utili o gradevoli alla vista ma nel mentre rese solo il tutto più eccitante.
«Adesso puoi anche andare a lavorare se vuoi.» mi disse lei non appena si fermò, restando comunque ben distesa sul mio corpo.
Sul suo viso aveva un sorrisetto soddisfatto, vedermi tanto inerme sotto di lei le piaceva, era quello che la faceva eccitare più di tutto, il controllo. Era una che non riusciva a stare ferma e a lasciarsi andare completamente, ma per quanto mi piacesse averla addosso non mi sentivo così soddisfatta da alzarmi e andarmene da lì prima di aver pensato a lei. Velocemente ribaltai la situazione, la feci scontrare con le spalle contro il materasso e le tenni le mani ferme ai lati del viso.
«Che cos'hai in mente?» mi chiese in tono basso e con un sorriso confuso. «Non dicevi di dover lavorare?» continuò provando a convincermi a lasciar perdere ogni mio piano ma era lei ad aver iniziato.
«La prossima volta mi lasci andare quando ne hai l'occasione.» le dissi con fare provocatorio guardandola nei suoi meravigliosi occhi scuri.
Lei non mi rispose, in fondo non c'era molto da dire. Subito ritornai a baciarla, ritornai ad assaporare il suo corpo nonostante il suo continuo provare a ribaltare la situazione.
*********
I baci di Emma, le sue labbra contro la pelle calda di Regina, non facevano altro che aumentare in modo ossessivo la voglia di quest'ultima di far star bene l'altra, di darle piacere. Era quello il problema di Regina, amava vedere gli altri impazzire sotto il suo controllo ma non accettava di sentirsi inerme nemmeno una singola volta. Permise solo a Daniel di prendere il comando, di sentirsi completamente sua, con Emma fu diverso. Le lasciò il comando per pochi istanti, poi ribaltò la situazione. In quel momento invece si costrinse a lasciarla fare. Regina credeva che Emma fosse dannatamente bella, le piaceva il suo modo imbarazzato di abbassare lo sguardo, ma in quel momento le piacevano le sue mani. Le piaceva la decisione con cui si muovevano sul suo corpo, era quello il lato di Emma che Regina amava, la decisione, il suo riuscire a tenerle testa sempre e comunque. Quando si fermarono sul serio ebbero due reazioni piuttosto diverse. Emma andava di fretta, era in ritardo di almeno 10 minuti, Regina invece si vestì più lentamente e guardò la prima rompersi quasi una gamba per infilarsi al volo la seconda scarpa.
«Dovresti darti una calmata, ti potresti far male sul serio.» le disse Regina tentando di trattenere una risata.
«La prossima volta lasciami andare quando te lo dico la prima volta.» ribatté Emma in tono piuttosto nervoso.
Regina non si offese del suo tono e, anzi, continuò a sorridere verso di lei che però le dava le spalle. Emma era pronta, salutò velocemente Regina e senza attendere una risposta uscì fuori. La bionda si incamminò verso il lungo corridoio pieno di stanze, ma per quanto andasse veloce non sapeva di preciso dove fossero le scale o l'ascensore. Svoltò verso destra non appena trovò un altro corridoio e davanti a se si trovò una strada chiusa, poteva solo scendere le scale che erano alla sua sinistra o entrare in una stanza alla sua destra, ma quella non aveva di certo l'aria di essere un ascensore. Con un breve sospiro si avvicinò alle scale ma Regina la fermò.
«Col tuo passo felino finiresti per fare le scale rotolando.» le disse prendendole la mano e facendola tornare nel precedente corridoio.
Fecero pochi passi lungo l'altro lato che Emma ignorò e si trovarono davanti un paio di ascensori. Regina premette il bottone del primo ascensore e attesero insieme che questo salisse. Emma era impaziente, continuava a controllare l'ora sul suo cellulare mentre Regina era tranquilla e divertita dal nervosismo della prima. L'ascensore arrivò in poco tempo, Emma si precipitò subito all'interno mentre Regina si mosse in modo più lentamente.
«Se non ti sbrighi ti lascio qui.» le disse Emma poco prima che Regina entrasse nell'ascensore.
«Se non ti dai una calmata schiaccio ogni pulsante che c'è lì e ci fermiamo ad ogni piano, sai che bello fermarsi ogni secondo?» la provocò Regina non appena le porte si chiusero alle sue spalle
«Non oseresti...» commentò Emma con uno sguardo nervoso, ma Regina prese quelle sue parole come una sfida e si fece subito avanti verso di lei.
Allungò una mano verso quella fila di bottoni ma Emma le prese la mano e la spinse con le spalle contro la parete di fronte a sé.
«Oh, non avresti dovuto farlo...» disse Regina con fare provocatorio.
Provò a ribaltare la situazione, non ci mise molta forza, voleva riprendere il controllo ma non voleva rischiare di essere rude, peccato che Emma la tenesse ben ferma. Regina la guardò con fare piuttosto stupito, non capì cosa avesse in mente Emma e quella cosa la mise in difficoltà. Emma, invece, guardò Regina con nervosismo, per un attimo vide davanti a sé solo una persona che avrebbe potuto farle rischiare un licenziamento ma subito tornò in sé e con un leggero imbarazzo la lasciò andare e fece un paio di passi lontano da lei. Nessuna delle due disse nulla, ma entrambe sentirono la pesantezza di quella situazione. Non appena uscirono si avviarono verso la hall, chiesero dei loro cappotti e Regina chiese anche della sua auto. Quest'ultima accompagnò Emma fin sotto casa sua, il viaggio durò appena 10 minuti, ma per tutto il tragitto non si parlarono e non appena arrivarono sotto casa di Emma l'imbarazzo si fece sentire ancora di più.
«Beh grazie per il passaggio...» commentò la bionda aprendo lo sportello con fare titubante.
«Sì, ehm... So che questo potrà sembrarti strano, o farti pensar male, ma posso salire due minuti per bere un bicchiere d'acqua? Non so quanto ancora potrò resistere...» le chiese Regina con un tono quasi supplichevole.
Emma andava ancora di fretta e quindi non aveva voglia di discutere, acconsentì alla sua richiesta e insieme salirono su in casa, la prima disse a Regina dove fossero i bicchieri e mentre lei beveva l'altra andò nella sua camera per cambiarsi in modo più veloce possibile. La richiesta di Regina fu solo una scusa, bevve un sorso d'acqua ma non aveva realmente molta sete, non era semplicemente pronta a dividersi da Emma. Lasciò passare un minuto abbondante e lentamente si diresse verso la camera di Emma, dove si fermò davanti alla porta a guardarla. Emma era già quasi completamente vestita, aveva un jeans chiaro e una camicia bianca, con su già le sue scarpe addosso. In quel momento Regina era forse troppo elegante. La bionda dava le spalle alla porta ma dopo un po' si sentì osservata e lentamente si voltò indietro, non rimase molto sorpresa di trovarsi Regina davanti, ma lo fu quando quest'ultima entrò dentro e si avvicinò a lei.
«No, senti Regina, non è il caso, sono già in un ritardo pazzesco.» le disse Emma ingenuamente credendo che Regina volesse di nuovo fare sesso, ma non aveva proprio ragione.
Regina le sorrise semplicemente e allungò le sue mani verso la camicia di Emma.
«Hai saltato un bottone.» commentò Regina abbottonandole quel bottone che era all'altezza del suo petto.
«Ehm, sì, grazie...» continuò Emma in tono titubante.
Subito dopo Regina portò una mano sul viso di Emma, le sfiorò i lineamenti con la punta delle dita ma sì fermò per più tempo sulle sue labbra. In un attimo anche Emma dimenticò di avere da fare, di essere in ritardo, e si lasciò rapire dal suo sguardo e dai suoi gesti. Regina poi portò il suo viso sempre più vicino a quello di Emma e la baciò, fu un bacio breve ma passionale.
«Adesso posso andare.» le disse Regina non appena si staccò dalle sue labbra.
Fece pochi passi indietro, poi si voltò e uscì dalla stanza lasciando Emma piuttosto confusa.
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Regina andò via, sentii la porta d'ingresso chiudersi e fu quel rumore che mi fece riprendere all'improvviso. Subito mi guardai attorno, presi tutta la mia roba, mi infilai la giacca e corsi fuori. Entrai nella mia auto e arrivai in centrale con un ritardo di almeno mezz'ora. Non appena arrivai su agli uffici vidi Jane uscire dall'ufficio del capo, quest'ultimo non era un uomo molto severo ma ci teneva che le regole venissero rispettate, orari di lavoro inclusi. Quando uscii di casa chiamai appunto Jane, le dissi che mi servivano solo altri 10 minuti, massimo, e che poi sarei arrivata in centrale. Non appena mi vide mi fece segno verso la porta da cui entrai, mi venne in contro e mi disse di uscire fuori poiché avevamo dei testimoni da interrogare per un caso.
«Gli ho detto che avevi avuto un problema con la macchina e che se fosse servito avrei fatto i turni di entrambe.» mi spiegò Jane non appena entrammo nella sua auto e partimmo.
«E lui ha accettato?» le chiesi io lentamente.
«No, ti ha dato almeno un'ora, poi ti ha visto entrare dalla porta e mi ha detto di andare ma che quando torniamo vuole parlarti.» rispose lei con fare titubante.
«Ma bene...» borbottai io voltandomi verso il finestrino.
«Piuttosto, dimmi, com'è andata la serata? Eh? La "cazzata" l'hai fatta con Patrick?» mi chiese diventando sarcastica all'improvviso.
«Cosa? N-no, certo che no...» risposi io voltandomi verso di lei con fare imbarazzato.
«E allora cos'hai fatto di tanto grave?» continuò lei in tono lievemente confuso.
«Ti dirò cos'ho fatto io se mi dirai prima cos'hai fatto tu.» ribattei in tono piuttosto deciso.
«Credi che la tua situazione sia peggiore della mia?» mi chiese lei con un sorrisetto divertito.
«Oh, puoi scommetterci!» le dissi col suo stesso tono sarcastico.
«Va bene, come vuoi... Ho baciato Maura...» mi spiegò lei con un sorriso imbarazzato sul viso.
Ecco, forse la cazzata più grossa non fu proprio la mia.
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Magari no...
RomansaE se i mondi di Once Upon A Time e Rizzoli & Isles si incontrassero? E se insieme fossero ambientati a Boston ma senza magia? Se Emma lavorasse al fianco di Jane? Se queste ultime fossero segretamente innamorate di Regina e Maura? E se magari la sme...