Sollevò le palpebre, ma fu costretta a richiuderle immediatamente a causa della luce grigiastra che penetrava dalla portafinestra della sua camera.
Lasciò che i suoi occhi si abituassero alla luminosità, poi li aprì lentamente, ridestandosi dal suo torpore. Era una giornata uggiosa e Lexy avrebbe tanto voluto restare avvolta dal caldo abbraccio delle sue coperte. Non riusciva a trovare proprio alcun motivo per cui abbandonare il letto morbido e correre a lezione, rischiando anche di beccarsi un bel temporale.
Non amava la pioggia, l'umidità le rovinava i capelli, e considerato il tempo che dedicava a sistemare le sue lunghe ciocche nero corvino, evitava quel genere di complicanze come la peste.
Alla fine, dopo una decina di minuti di riflessione, decise di alzarsi, controvoglia. Una sbrigativa colazione e si fiondò sotto il getto bollente della doccia. Non poté goderne a lungo purtroppo. Fu costretta ad uscirne circondata da una nuvoletta di vapore. Infilò il completino di pizzo nuovo di zecca che si era concessa con l'ultima paga. Reggiseno e perizoma viola, lasciavano ben poco all'immaginazione.
Si guardò un po' allo specchio, non per narcisismo (forse un po'), pensando a come fosse possibile non trovare qualcuno che fosse disposto a sbatterla come si doveva, nonostante quel fisico.
Sapeva di essere attraente, vedeva come gli uomini la guardavano, ma di solito finivano per essere intimiditi dai suoi silenzi, o dalla buona dose di maturità che la contraddistingueva. Eppure si sentiva sempre arrapata da morire, ma non riusciva a tirar fuori la pantera dentro di sé, almeno non al di fuori dal suo lavoro.
Lexy frequentava l'università di lingue, ma nonostante avesse scelto quel percorso, aveva sempre sentito in cuor suo che non era quella la sua vera vocazione. Aveva sempre avuto una certa propensione per il canto, il ballo e la recitazione. Alla fine aveva finito per trovare lavoro in uno strip club, come pole dancer. Nessuno era a conoscenza delle sue attività notturne, per lei era come avere una seconda identità. Liberava la parte di sé che teneva nascosta alla luce del sole.
Quella mattina aveva lezione con lui. Era sempre stata attratta da uomini più grandi, ma non si sarebbe mai aspettata di provare un tale trasporto proprio per il suo insegnante.
Derek era il suo nome.
Sulla cinquantina, ma ne dimostrava almeno dieci in meno, capelli neri, velo di barba, occhi scuri, naso appuntito e un bel fisico per un uomo della sua età.
Ma ciò che davvero eccitava Lexy più di tutto in lui erano le sue mani. Le era capitato di toccarle in qualche occasione. Incredibilmente morbide, non perdeva mai occasione di immaginarle strette attorno al suo collo sottile, o mentre scivolavano sotto l'orlo delle mutandine per accarezzarla dove ne aveva più bisogno, o magari avvolte nei suoi capelli per tenerle la testa mentre la cavalcava selvaggiamente.
Al solo pensiero si sentiva già bagnata.
Decise di non lasciarsi trasportare dalla trasgressione dei suoi pensieri e di continuare a vestirsi prima di fare tardi, come sempre. Indossò la camicetta bianca semitrasparente, con la minigonna a quadri e gli stivaletti, completando il tutto con il cravattino, dello stesso colore della gonna, dal nodo allentato in modo da lasciar vedere il reggiseno nuovo far capolino dalla scollatura.
Come ogni giorno scese da casa con margine di tempo tanto ristretto da obbligarla a correre per arrivare in orario.
Lui era già lì, dietro la cattedra, in piedi con le mani poggiate sul tavolo.
Lei cercò di guardarlo il meno possibile, o per meglio dire, di guardarlo il più possibile cercando di non farsi notare da lui.
Non poté evitate di accorgersi dello sguardo dell'uomo che prontamente cadde nella sua direzione e la seguì fino a che non si sedette in seconda fila.
Voleva essere il più vicina possibile, ma non in prima fila, quella era per i secchioni.
Si era accorta da tempo che anche lui nutriva una certa simpatia nei suoi confronti, e non aveva perso occasione di farglielo notare. Peccato che Lexy non volesse la sua simpatia, ma il suo cazzo affondato dentro di lei fino a non poter più camminare.
Attese che tutti avessero preso posto, poi iniziò con la sua spiegazione. Più di una volta le sembrò quasi che Derek, o Mr. Splendore (come lei ironicamente lo definiva), stesse tenendo la lezione solo per lei. Non le staccava mai gli occhi di dosso, se non per scrivere qualche frase alla lavagna.
In ogni caso Lexy prestava ben poca attenzione alle sue parole, troppo concentrata a mantenere il suo sguardo, sufficiente a far divampare un fuoco dentro di lei.
Per non parlare della stanchezza dovuta alla nottata di lavoro. Ora che ci pensava in realtà, mentre si esibiva, ancheggiando sul palco vestita di nulla, le era quasi sembrato di vederlo tra il pubblico, nella penombra, ma probabilmente era soltanto qualcuno che gli assomigliava molto.
La sua mente le giocava brutti scherzi, non era decisamente il tipo da locali del genere, nonostante Lexy si fosse abituata a vedere uomini di ogni categoria bazzicare da quelle parti, anche quelli che meno ci si aspetterebbe.
Conclusa la sua lezione, come era apparso se ne andò, senza mancare di fare un cenno di saluto proprio nella sua direzione.
Quell'uomo era un mistero. Ogni singola volta in cui erano da soli, le aveva dato l'impressione che stesse quasi flirtando con lei, ma una volta fuori, tornava a comportarsi come uno sconosciuto.
Tutto ciò irritava Lexy più di quanto non volesse ammettere.
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Lexy
Short Story[COMPLETATA] Studentessa universitaria di giorno, stripper di notte. La vita di Lexy si divide tra due identità che preferisce tenere separate. Tutto sembra andare secondo i piani, almeno finchè qualcuno non scopre il suo segreto... ATTENZIONE. Scen...